Verona. La piazza della libertà – I migranti occupano Piazza S. Nicolò

Da mercoledì scorso, 8 giugno, i migranti si sono di nuovo mobilitati e hanno occupato Piazza san Nicolò. Rivendicano, come nell’autunno scorso i migranti sulla gru di Brescia e sulla torre Carlo Erba a Milano, il loro diritto a ottenere il permesso di soggiorno. Il diritto di scegliere dove muoversi e dove restare. Si tratta di donne e di uomini che sono stati truffati nel corso della sanatoria del 2009, che hanno pagato migliaia di euro per vedersi garantito il permesso di soggiorno, che lavorano regolarmente, anche se costretti alla precarietà e al lavoro nero, e i cui permessi sono stati bloccati da una serie di circolari ministeriali che, in contrasto con il diritto e la giurisprudenza, sottraggono loro il sacrosanto diritto alla regolarizzazione: circolari che aggiungono truffa a truffa; circolari con le quali il ministro Maroni, in spregio alle sentenze delle corti di giustizia europee e italiane, cerca di scippare il diritto alla regolarizzazione, cambiando le carte in tavola, e modificando, di volta in volta, i requisiti necessari. E’ la stessa mossa con la quale, su altri tavoli, si è cercato di scippare il diritto al voto referendario sul nucleare.
I migranti sanno benissimo quello che fanno. Sanno che non c’è libertà senza mobilitazione, sanno che i diritti non si ottengono per concessione, ma si conquistano. Sono loro quelli che si ricordano e ci ricordano le ribellioni del Nord Africa, acrobati del diritto di fuga, fratelli e sorelle di quanti hanno occupato piazza Tahir. Da mercoledì scorso occupano piazza san Nicolò, per aprire uno spazio comune a tutta la città, uno spazio in cui altre battaglie possano rendersi visibili, altre truffe essere denunciate. Come quelle attraverso le quali si cerca di rendere il meno partecipata possibile la scadenza referendaria, oppure, proprio a Verona, d’impedire che i cittadini possano dire la loro su inceneritori, trafori e cementificazioni. I migranti non hanno bisogno soltanto di solidarietà, ma anche di partecipazione attiva. Lotte diverse devono intrecciarsi per conquistare, ora come ora, i diritti, e, in seguito, per costruire insieme un futuro comune e una città diversa.

Cittadine e cittadini antirazzist*