L’attacco al diritto di sciopero è un attacco alla democrazia

Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società.

Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici.

L’attacco al contratto nazionale, le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività sindacale, la nuova concertazione tra governo, confindustria e sindacati confederali che si è trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la difesa dei diritti dei lavoratori. Ciò avviene proprio quando più grave è la crisi economica, più pesanti le conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di risposte determinate.

Lo scopo del governo è quello di imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti – Fs , Tirrenia, Alitalia – con migliaia di esuberi, di messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi.

Un colpo di mano che va sventato sul nascere, insieme a tutti i tentativi protesi a mettere al bando la Costituzione e i diritti fondamentali.
Illegittima e autoritaria l’ipotesi di consegnare lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, alla disponibilità gestionale di sindacati che rappresentino il 50% dei lavoratori; assurdo perché in molte aziende la sindacalizzazione non arriva neanche al 50%. Nonché il referendum preventivo che tende a dilazionare e snaturare l’azione di sciopero, già oggi estremamente contrastata dalle limitazioni della Commissione di Garanzia e dai ripetuti divieti del governo. Altrettanto improponibile è l’adesione preventiva allo sciopero, un non senso giuridico che prevederebbe l’impossibilità del singolo di poter mutare il proprio atteggiamento rispetto ad un’azione sindacale indetta. Inaccettabile infine la forma di lotta virtuale che di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti la capacità/volontà di individuare la “penale” per l’azienda in caso di “sciopero lavorato”, mentre ai lavoratori si ritira l’intera giornata di lavoro: quindi la perdita secca della giornata per il lavoratore ed una impercettibile riduzione dei profitti per l’azienda.

Contro questo ennesimo tentativo di eliminare il diritto di sciopero rispondiamo con la mobilitazione immediata contro governo e padroni, cisl, uil e ugl e finalizzando a questo obbiettivo gli scioperi già programmati a partire da quello per il trasporto aereo del 4 marzo.

Il sindacalismo di base ha indetto una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo e uno sciopero generale per il 23 aprile anche per difendere il diritto di sciopero e la democrazia sindacale.

26 febbraio 2009
Cub – Confederazione Cobas – SdL intercategoriale

Verona – Processo Tommasoli: il branco si spacca

Da Globalproject

Si è svolta ieri a Verona la terza udienza del processo a carico dei cinque giovani accusati di omicidio preterintenzionale per la morte di Nicola Tommasoli ucciso nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio del 2008 in pieno centro storico. Al centro dell’udienza sono state le immagini e il filmato ripreso da una telecamera di sorveglianza di una biblioteca in cui si vede parte dell’aggressione e la fuga degli aggressori.
Tre dei cinque imputati si avvalgono della facoltà di non rispondere. Andrea Vesentini decide di parlare e Corsi annuncia una dichiarazione spontanea nelle prossime udienze. In aula Vesentini durante la sua testimonianza ripercorre i fatti di quella sera e scarica sugli altri le responsabilità dell’accaduto. "Uno spettatore", così lo definisce l’avvocato di famiglia Enrico Toffali, assessore agli Enti partecipati del Comune di Verona. Aveva intenzione di costituirsi assieme a Corsi il lunedì, riferisce l’avvocato, ma la polizia è arrivata a casa Vesentini la domenica sera.
Ieri in aula ha deposto anche un ispettore di polizia penitenziaria del carcere di Montorio. Il 13 giugno scorso aveva documentato le foto, i disegni e le incisioni sui muri della cella dove sono rinchiusi gli altri imputati Federico Perini, Raffaele Dalle Donne e Nicolò Veneri. C’è un po’ di tutto. Foto di Hitler, frasi di Almirante e D’Annunzio, citazioni latine, ma soprattutto le accuse di "infami" nei confronti di Corsi e Vesentini, che viene soprannominato "Spermentini".
Nella prossima udienza prevista per il 6 marzo si discuterà della perizia.

Vedi anche:
Rassegna stampa 3° udienza processo Tommasoli (23.02.09)
Verona – Formazione di giovane picchiatore veronese (06.02.09)
Arrestati estremisti di destra responsabili di aggressioni in città (05.02.09)
Verona – Io non ho paura: festa in piazza (17.01.09)
La ragazza aggredita: "Poteva essere un massacro" (09.01.09)
Nuova aggressione fascista in centro storico (04.01.09)

Nuovo lager per migranti a Verona

Il governo si appresta a rendere applicabile il decreto sicurezza. Per
poter prolungare il tempo di permanenza nei lager di stato da due a sei
mesi hanno bisogno di più centri. Da quanto riportato sui quotidiani
sembra che i CIE saranno più che triplicati. E in Veneto? Tosi
ribadisce la sua totale disponibilità. Il sito sembrerebbe essere
quello di Boscomantico. La Verona securitaria e ossessionata dal
controllo non si smentisce, produce
giovani nazisti che presto ci troveremo in giro per le strade
formalmente autorizzati, (mentre fino a poco tempo fa erano in giro per
le strade informalmente autorizzati, insomma promossi da branco a
ronda) e si
candida ad ospitare quanto di più barbaro sia stato pensato dal centro
sinistra e "perfezionato" dal centro destra contro il diritto di fuga
dei migranti.

[ Rassegna stampa ]

Vicenza non è un’associazione a delinquere

Alle donne e agli uomini che amano Vicenza
A quanti credono nella democrazia e nella partecipazione
A coloro che, negli ultimi anni, si sono battuti contro la nuova base militare statunitense
Alle associazioni, ai comitati, alle organizzazioni che si riconoscono
nei valori della pace, della giustizia, della libertà di espressione
Alle amministratrici e agli amministratori che rifiutano la trasformazione di Vicenza in città sotto tutela militare
A chiunque non sopporta l’imposizione e l’intimidazione

Appello per una manifestazione in difesa della democrazia e del diritto a opporsi all’imposizione
Sabato 14 febbraio, 14.30

Sono molti mesi che una comunità trasversale di donne e
uomini si mobilita per impedire la realizzazione della nuova base
militare statunitense. Voci plurali, ma univoche nell’amore per la
propria terra; forme e pratiche diverse, a dimostrare la ricchezza e la
diversità che si interseca nella mobilitazione vicentina.

C’è un grande messaggio di libertà e democrazia nel
racconto scritto, giorno dopo giorno, da questa comunità. Libertà nel
voler decidere le sorti della propria terra e del proprio futuro; nel
cercare un domani diverso dalla guerra e dalla cementificazione.
Democrazia nel pretendere di avere diritto di parola, nell’essere
presenti, in prima persona, sulle grandi questioni che coinvolgono il
luogo in cui si abita, ma anche il mondo in cui si vive.

Nelle ultime settimane, parallelamente all’avvio,
all’interno dell’aeroporto Dal Molin, dei lavori per realizzare la
nuova base statunitense, questa comunità è stata delegittimata nel suo
diritto a esistere e a esprimersi. Abbiamo ripetuto e condiviso
innumerevoli volte le ragioni per le quali ci siamo mobilitati; abbiamo
visto i nostri diritti calpestati da chi ci ha impedito di conoscere i
dettagli del progetto e di esprimerci attraverso una consultazione
popolare.

Ma ora ci vogliono togliere la nostra dignità. Negli
ultimi giorni il Governo ha consegnato alla città di Vicenza un
messaggio inequivocabile quanto autoritario: chiunque si oppone, seppur
pacificamente e in modo pubblico, è considerato un deviante da
denunciare e colpire. Tanto che, per le forme di opposizione pacifiche
ma determinate di questi giorni, è stato ipotizzato il reato di
associazione per delinquere.

Nella giornata di martedì 10 febbraio le forze
dell’ordine, guidate dal Questore Sarlo, hanno messo l’area limitrofa
al Dal Molin e l’intero territorio vicentino in stato da coprifuoco
militare. Ogni assembramento di più di 3 persone era considerato
manifestazione non autorizzata e i cittadini minacciati di arresto;
ogni iniziativa di opposizione pacifica al cantiere per la nuova base
Usa è stata considerata violenza. Nessun canale di dialogo è stato
concesso ai manifestanti ai quali sono stati riservate soltanto minacce
e botte e la scuola di polizia è stata trasformata in luogo di
detenzione provvisoria per accogliere i fermati. La città è stata
espropriata del proprio governo cittadino al quale si è sostituito il
diktat del Prefetto e del Questore i quali vorrebbero rendere operativo
il progetto politico del commissario Costa: estirpare alla radice il
dissenso locale.

Ritrovarsi, discutere, condividere, opporsi non è più
il sale della democrazia. La partecipazione democratica contro una
decisione statuale che gran parte dei vicentini avversano da fatto
politico viene trasformata in azione eversiva, come se opporsi
collettivamente alla nuova base militare corrispondesse a costruire un
cartello mafioso.

In questi giorni la nostra città ha subito una profonda
ferita. Ha perso il governo del suo territorio, nella militarizzazione
crescente che ha caratterizzato le aree limitrofe al Dal Molin; ha
subito l’intimidazione di chi vorrebbe costringere i cittadini a
chiudersi nelle proprie case accettando a testa bassa l’ennesima
imposizione.

Vicenza ha, tra i suoi borghi, gli anticorpi
all’autoritarismo; ci appelliamo a tutti coloro che rifiutano questa
situazione e che difendono democrazia e partecipazione per cicatrizare,
collettivamente, questa ennesima ferita. Ritroviamoci sabato 14
febbraio per una manifestazione cittadina in difesa della vocazione
democratica e civile della nostra città. Per il diritto a esprimersi e
opporsi, contro la criminalizzazione di chi vuol continuare, nonostante
tutto, ad amare la propria città.

La città del Palladio non è un’associazione a delinquere; la città del Palladio è uno spazio di democrazia.

Sabato 14 febbraio
Vicenza non è un’associazione a delinquere
Partenza ore 14.30 P.za dei Signori

Per adesioni: comunicazione@nodalmolin.it

Link
www.nodalmolin.it

No Dal Molin: tensioni e cariche ai blocchi dei lavori

I cittadini e le cittadine contro il Dal Molin si sono svegliati presto questa mattina.

Il primo tentativo di blocco, nei pressi di viale Ferrarin (dove la polizia ha vietato di manifestare, così come in viale Dal Verme) è impedito dai moltissimi poliziotto in assetto antisommossa. Momenti di tensione sfociati in una prima carica intorno alle 6. Per aggirare l’ostacolo "polizia" una parte dei manifestanti decide di spostarsi a Montecchio Precalcino, dove si trova la ditta Carta Isnardo, che ha preso un subappalto dalla CMC (una delle due cooperative "rosse" vincitrici dell’appalto dei lavori per la nuova base americana).

Immediato l’arrivo dei celerini, sempre nervosi e pronti a caricare. La polizia minaccia di arrestare tutti i presenti.

L’atteggiamento violento, che chiude qualsiasi spazio di agibilità democratica a chi sta manifestando non ferma però la determinazione del movimento No Dal Molin. I blocchi, in forme e modi diversi continuano. 

No Dal Molin: martedì 10 febbraio blocco totale

Martedì 10 febbraio daremo vita alla prima giornata di
blocco totale dell’accesso al Dal Molin; fermare i mezzi che entrano e
escono dai cancelli di Via Ferrarin significa impedire il proseguimento
di lavori illegittimi e illegali. L’appuntamento è per le 6 del mattino
alla rotatoria tra Viale Dal Verme e Via Ferrarin dove tutti i mezzi
diretti al cantiere sono costretti a circolare.

Non si può imporre un’infrastruttura militare contro la
volontà della comunità locale; Vicenza ha già dimostrato in più
occasioni – sondaggi, manifestazioni, consultazione popolare – la
propria contrarietà alla nuova base statunitense. Di fronte
all’imposizione del progetto i cittadini hanno il diritto di difendere
il proprio territorio e il proprio futuro bloccando il cantiere.

La settimana appena conclusa ha dimostrato la
trasversalità dell’opposizione che ha unito generazioni diverse; ha
insegnato che opporsi pacificamente, ma con determinazione, è
possibile. Il commissario Costa, nella sua opera di imposizione del
progetto, credeva di trovarsi di fronte a innocui “magnagati”, incapaci
di difendere i tesori della propria terra. Negli ultimi dieci giorni
Vicenza ha portato in piazza la sua dignità: quella di una città che
non vuol essere considerata da nessuno una colonia.

Il 17 febbraio 2007 decine di migliaia di vicentini
espressero il proprio desiderio di vivere in una città senza basi
militari; insieme, cercheremo di far diventare quel sogno realtà.
Opporsi alle demolizioni per costruire la città che vogliamo: Vicenza
non si arrende.

*Appello*
Ci rivolgiamo a tutte
e tutti le/i vicentini: partecipate, fate partecipare amici e parenti,
se possibile prendete permessi dal lavoro. Dobbiamo difendere la nostra
terra da una nuova base di guerra! Inviate questa mail alla vostra
rubrica, spedite sms. Questa è casa nostra, noi la difenderemo!

Il 17 febbraio 2007 dicevamo che "se si sogna da soli è
solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia"; nei
prossimi giorni e nelle prossime settimane possiamo costruire la realtà
che vogliamo: una terra senza nuove basi militari.

Martedì 10 febbraio
dalle 6.00 alle 18.00 c/o rotatoria Via Ferrarin-V.le Dal Verme
Difendiamo Vicenza, fermiamo il cantiere

Presidio Permanente
Vicenza, 8 febbraio 2009

No Dal Molin: oggi sono iniziati i blocchi

Sit-in alla rotonda di viale Ferrarin, oggi dalle 14.30.

Decine di cittadini contro la nuova base americana si sono dati appuntamento alla rotatoria che porta in viale Ferrarin, unica strada che conduce all’area militare del Dal Molin e quindi unica via percorsa dai numerosissimi camion che da giorni trasportano i detriti delle demolizioni della pista e degli edifici.

I mezzi sono stati rallentati dagli attivisti costretti ad essere mobili negli spostamenti dalla polizia in assetto antisommossa che ad ogni blocco interveniva spingendo con violenza.

“Nonostante le provocazioni della polizia, quest’oggi, come avevamo
annunciato, abbiamo aperto una prima fase di sperimentazione del blocco
dei lavori. Un primo obbiettivo è stato raggiunto, perché gli operai se
ne stanno andando con grande anticipo. Solitamente rimangono fino alle
18.30 ma in questo momento siamo contenti di poter dire che per oggi i
lavori sono bloccati”.

www.nodalmolin.it 

Vicena – No Dal Molin: dopo l’occupazione il blocco dei lavori

>venerdì 6 febbraio, ore 21.00 al Presidio Permanente: Assemblea straordinaria,
aperta a tutti i cittadini<

La fine dell’occupazione dell’area civile del Dal Molin segna
l’apertura di una nuova fase di mobilitazione: quella del blocco dei
lavori nell’area militare, proseguiti anche in questi giorni.
L’occupazione, oltre ad aver riportato alla ribalta la questione, ha
ottenuto due importanti risultati politici.

Il primo è l’apertura di una trattativa tra amministrazione comunale e
Enac per far si che la parte civile del Dal Molin, oggi inutilizzata,
sia messa a disposizione della città. Se questo avverrà, un bene comune
di diverse decine di ettari tornerà a disposizione dei cittadini e,
soprattutto, gli statunitensi saranno costretti a rinunciare alle
proprie ambizioni sull’intera area del Dal Molin. Dalla documentazione
che abbiamo presentato lo scorso novembre, infatti, si chiarisce
l’obiettivo finale dell’esercito nordamerciano, ovvero l’intera area –
e non solo una parte – del Dal Molin.

Il secondo obiettivo raggiunto è l’apertura di un percorso per la
realizzazione di uno studio tecnico sull’impatto ambientale del
progetto statunitense. All’interno dell’area aeroportuale sarà
allestito un punto di appoggio per attività di valutazioni tecniche del
territorio circostante. L’arroganza del commissario Costa, che
impedisce una rigorosa valutazione d’impatto ambientale mettendo a
rischio la salute dei cittadini, non impedirà agli esperti di eseguire
uno studio sull’impatto che avrebbe la base, se realizzata.

Ma la tre giorni di occupazione ha soprattutto dimostrato le
potenzialità del movimento vicentino; non solo la determinazione e il
coraggio di difendere la propria terra, ma anche il radicamento locale:
ieri sera 3000 persone hanno sfilato, sotto la pioggia battente, fino
al Dal Molin dichiarando collettivamente il prossimo obiettivo della
cittadinanza vicentina: fermare e ostacolare i lavori, tutt’ora in
corso, all’interno della zona militare del Dal Molin.

Nonostante l’occupazione, Cmc, Ccc e le ditte subappaltatrici hanno
proseguito la propria opera di devastazione del territorio vicentino.
Queste cooperative e queste aziende si stanno rendendo responsabili
della distruzione del territorio vicentino e della messa in pericolo
dei cittadini . Una responsabilità che non passerà inosservata.

Presidio Permanente, Vicenza, 3 febbraio 2009

www.nodalmolin.it 

Vicenza – I No Dal Molin occupano l’area civile dell’aeroporto

L’avevano detto: "Appena iniziano i lavori in qualche modo li blocchiamo".
Così è stato. In questi giorni le due cooperative "rosse", CMC e CCC, hanno iniziato le demolizioni nell’area militare del Dal Molin.
E le cittadine e i cittadini di Vicenza contrari alla nuova base americana hanno occupato, sabato mattina, l’area civile dell’aeroporto, costringendo gli operai ad interrompere i lavori.
Tagliata la rete e delimitata la zona occupata da quella militare, gli operai dell’"Altro Comune", hanno preso possesso del territorio e delle strutture presenti. In questa cartina (da globalproject.info):

no dal molin

è segnata tutta l’area che dovrebbe far parte della nuova base americana e la porzione in mano ai No Dal Molin.
Lunedì 2 febbraio, alle ore 20.30, da Porta San Bortolo (Vicenza) partirà una fiaccolata per ribadire che Vicenza vuole impedire l’apertura di un cantiere pericoloso per la salute pubblica e per l’ambiente.

Il prete amico di Tosi: “Le camere a gas? Per disinfettare”

Ecco un estratto delle dichiarazioni del prete lefebvriano don Abrahamowicz:

"Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione". Lo dice don Floriano Abrahamowicz, capo della comunità lefebvriana del Nordest, in un’intervista alla Tribuna di Treviso.

"Tutta questa polemica sulle esternazioni di monsignor Williamson riguardo l’esistenza delle camere a gas – afferma il sacerdote tradizionalista – è una potentissima strumentalizzazione in funzione anti-Vaticano. Williamson ha semplicemente espresso il suo dubbio e la sua negazione non tanto dell’Olocausto, come falsamente dicono i giornali, ma dell’aspetto tecnico delle camere a gas".

Secondo don Abrahamowicz, "il negazionismo è un falso problema perché si sofferma su metodi e cifre e non risponde alla sostanza del problema". "Se monsignor Williamson avesse negato alla televisione il genocidio di un milione e 200 mila armeni da parte dei turchi – sostiene ancora il sacerdote – non penso che tutti i giornali avrebbero parlato delle sue dichiarazioni nei termini in cui lo stanno facendo ora".

Questo negazionista è stato a Verona a celebrare la messa riparatrice in
occasione dell’ultima manifestazione  GLBT a Verona, febbraio 2005. A
quella messa partecipò anche Tosi con una delle sue "belle" magliette con la scritta "noi Giulietta e Romeo, voi Sodoma e Gomorra. No al gay pride".

Le prove? guarda queste foto, dal sito www.circolopink.it:

Bologna . Vittorio Arrigoni in diretta telefonica al corteo regionale per la Palestina

Da: Globalproject 

Migliaia di persone al corteo di ieri, sabato 24 gennaio 09, a Bologna.

Da tutta l’Emilia Romagna sono arrivati per chiedere il diritto al ritorno
dei profughi e la libertà dei prigionieri politici palestinesi. Per
rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato
italiano-istituzioni della Regione Emilia Romagna e Israele. Tra le
numerose realtà cittadine e della regione sono presenti il centro
sociale TPO, il Lab. Aq16 di Reggio Emilia, Città Migrante, il Lab. Paz
di Rimini e anche gli studenti delle scuole medie superiori e
l’Assemblea No Gelmini dell’Ateneo bolognese, che seguono numerosi lo
striscione di apertura “liberiamo la vita, rimaniamo umani” di questo spezzone regionale.

Giunti in piazza Malpighi le migliaia di persone presenti, dal Sound
System posto sul camion della Rete Regionale Emilia Romagna, ascoltano,
in collegamento radiofonico, Vittorio Arrigoni ed un collega
palestinese in diretta dalla striscia Gaza. Un ponte di solidarietà reale tra Gaza e Bologna.

riprendiamoci Cox 18, la Calusca e l’archivio Primo Moroni

Il 22 gennaio 2009 alle 7.00 del
mattino un centinaio di poliziotti è entrato nel Centro Sociale
Conchetta, fondato più di 33 anni fa, e della libreria Calusca nata nel
1971 e del prezioso e storico archivio Primo Moroni.. la risposta della
città è stata tempestiva, in breve si sono radunati davanti ai blindati
delle forze dell’ordine molti compagni, amici, abitanti del quartiere.
Si tratta di uno sgombero illegale che non tiene conto di una causa
intentata dal comune al centro nel mese di luglio 2008 per la
riappropriazione dei locali, una vertenza ancora in corso.
Il
vicesindaco De Corato, da sempre in prima linea contro le realtà
cittadine non omologate, scarica su questore e prefetto la
responsabilità dell’operazione. Il Pubblico Ministero sostiene di
essere stato avvisato a giochi fatti. Poco importa, tutti, invece,
concordano che 1’importanza dell’operazione è che il Comune non perda
il valore dell’area. Si tratta di una questione “patrimoniale”, come se
questo bastasse a spiegare e a giustificare tutto. Il risultato, al
momento, vede il centro sigillato, con tutti i materiali dentro,
compresi i libri e le riviste della libreria e dell’archivio.
Il
Centro Sociale Conchetta, la Calusca, l’Archivio Primo Moroni
rappresentano un pezzo di storia importante, e testimoniano oggi la
possibilità di eludere il principio di mercificazione. Con essi, in
buona compagnia: diversi altri centri sociali, luoghi di libero accesso
e libero scambio, i servizi essenziali, il diritto di esistenza, sempre
più minacciato dall’esistenza del diritto, e il diritto alla diversità.
La loro sopravvivenza deve essere la sopravvivenza della libertà di
agire, di farci padroni del nostro futuro, di non essere pesati per
quanto possiamo / sappiamo / vogliamo spendere. Per quanto ci riguarda
non consideriamo chiusa la partita, riconosciamo chi rifiuta
l’omogeneità del pensiero unico del mercato: ci vogliono compatibili,
compratori comperabili, ordinati e consenzienti. Resteremo ciò che
sappiamo essere, ciò che siamo: originali, comunicanti, disomogenei.
Chiediamo a tutti di farsi carico di un pezzo di questo percorso, che è percorso di tutti.
Stasera ore 18.30, nella piazza di fronte alla stazione di Porta Genova: Volantinaggio per il quartiere.
Alle 21.30 concerto sotto l’arco di piazza XXIV maggio.
Domani manifestazione per Cox18. Concentramento ore 15.00 in piazza XXIV maggio.

I compagni e le compagne di Milano presenti ieri sera all’assemblea cittadini presso la sede USI di viale Bligny.

Vedi anche:
Milano – Sgombero illegale del COX 18