Chi sono Davide di Stefano e Francesco Polacchi

Chi sono Davide di Stefano e Francesco Polacchi responsabili nazionali di Blocco Studentesco e Casa Pound che interverranno al dibattito organizzato a Verona con l’assessore regionale Donazzan e provinciale Luciani.
Andate su You Tube e digitate i loro nomi.

"Fini, parlando del fascismo come del male assoluto, ha fatto dichiarazioni di una gravità immensa, da irresponsabile. Il fascismo è stato l’esperienza più bella della storia d’Italia"
Gianluca Iannone, presidente di Casa Pound Italia, La Repubblica 16 settembre 2008

Da Repubblica.it
Il punto
Scontri di Piazza Navona, la verità monca del governo
Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga
di Andrea di Nicola

ROMA – Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco. La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell’e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell’azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini.

Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell’assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.

Per motivi oscuri le forze dell’ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell’attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni. Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna.
(31 ottobre 2008)

Dal sito di Federica Sgaggio

Chi è Francesco Polacchi, il capetto di Blocco Studentesco… Ovviamente potrebbe essere benissimo un caso di omonimia.
Corriere della Sera 3 agosto 2007
Porto Rotondo, spedizione punitiva di naziskin romani
Un turista romano di 21 anni, Francesco Polacchi, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Olbia con l’ accusa di aver tentato di uccidere a coltellate un sassarese di 35 anni, Stefano Moretti, durante una rissa scoppiata all’ esterno di una discoteca di Porto Rotondo. Nelle indagini sarebbero però coinvolti anche altri 14 giovani romani, alcuni dei quali naziskin, in vacanza in un campeggio a Cala d’ Ambra, vicino a San Teodoro. La rissa è scoppiata nella notte tra lunedì e martedì scorsi.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, coordinati dal pm Claudia Alberti della procura di Tempio Pausania, si sarebbe trattato di un’ autentica spedizione punitiva contro Moretti, un suo amico e altri due ragazzi. I quattro sono stati salvati dall’ intervento del personale della sicurezza della discoteca, ma la vittima è stata raggiunta da almeno quattro coltellate al torace e all’ addome, anche se non è in pericolo di vita. Feriti in maniera meno grave due olbiesi, Nicola Virdis e Simone Fraghi.
Durante le perquisizioni effettuate nel campeggio dove i giovani romani stanno trascorrendo le vacanze, i carabinieri hanno sequestrato cinque coltelli a serramanico, catene e cinte metalliche utilizzate nell’ aggressione, oltre a indumenti sporchi di sangue che verranno analizzati dai carabinieri del Ris. Nelle loro tende sono state trovate svastiche e materiale di stampo nazista.
(3 agosto 2007) – Corriere della Sera

Chi è Davide di Stefano
Intervista al Corriere della Sera
Articolo-intervista di Fabrizio Caccia
Dal Corriere della Sera del 6 novembre 2008
ROMA — «Io lo so, voi pensate che noi siamo i fascisti che vanno in piazza Navona, la trovano piena di comunisti e allora cominciano a picchiare i ragazzini. Ma io c’ero, il 29 ottobre. Ed ero quello con la cinghia in mano, una cinta di cuoio con la fibbia di bronzo zazà, ZetaZeroAlfa. Ora è distrutta…».
Sì, è proprio lui quello mandato in onda da «Chi l’ha visto?», si chiama Davide Di Stefano, è uno dei capi del Blocco Studentesco, ha 22 anni e studia Scienze politiche a Roma Tre: «Figlio di Patrizia, un’ex hippy che oggi prepara marmellate in campagna, e di Luigi, socialista e scrittore. Son diventato fascista nel 2001, quando al mio liceo, il "Socrate" della Garbatella, volevo prendere parte all’occupazione contro la Moratti. Ma quelli del collettivo "Dante Di Nanni", dal nome di un partigiano, mi mandarono via. Perché io, romano da 9 generazioni, difendevo a spada tratta la romanità e l’Impero».
Davide la sera consegna le pizze a domicilio, guadagna 400 euro al mese e vive nel palazzo occupato di Casa Pound. Era presente anche lunedì sera al blitz contro la Rai, in via Teulada. Lettura preferita: Diario di uno squadrista toscano, di Mario Piazzesi. È fidanzato con Priscilla, 18 anni, fascista come lui. «È tutto merito di Priscilla — dice — se è venuta a galla una verità diversa sugli scontri di piazza Navona. Perché Priscilla, coraggiosissima, in quei secondi di caos è rimasta in piedi sul camioncino e con una Sony ha filmato tutto, anche quando mi son fatto dare la cinta da Cristopher, 16 anni, e mi sono scontrato con quello là». «Quello là», dice Davide, non era però un ragazzino. E nel filmato di Priscilla — messo già in rete su YouTube — si vede bene: «È uno con la barba e il bomber blu, è un ultratrentenne dei Rash, Red and Anarchist Skin Heads — spiega Davide — Nel loro sito, Militant, i Rash dicono chiaramente che il loro sport preferito è la caccia al fascista. Erano i Rash che non ci volevano far passare quella mattina col camioncino. È con loro che c’è stato il primo scontro alle 11. Noi li spingevamo perché volevamo passare e quelli allora hanno cominciato con le cinghie e i caschi. Così ci siamo difesi…».
Davide, sulla spalla destra, ha tatuato un teschio con una rosa tra i denti: «È un simbolo della X Mas, ma per me vuol dire, soprattutto, ridere in faccia alla morte. Io però non sono un violento, io sono solo un combattente. Combatto da sempre per la libertà e la giustizia sociale. Scusate: ma che dovevo fare? Farmi menare per risultare simpatico? Se c’è uno che mi dice: tu non passi, tu oggi non manifesti, io non scappo».
A proposito. C’è una canzone del gruppo ZetaZeroAlfa che s’intitola Cinghiamattanza: «Uno, mi sfilo la cinta; due, inizia la danza; tre, prendo la mira; quattro, cinghiamattanza..». Pare che sia il ballo preferito da quelli del Blocco: «Sì, ma mica ci alleniamo durante la settimana a fare a cinghiate — dice Davide —. Quello è solo un gioco tra camerati, nel ballo le cinte non hanno mai le fibbie, sono cinghiate che non fanno male». Sarà. Il Blocco, però, in piazza Navona, anche dopo, ha risposto in maniera paramilitare. Con una falange armata di bastoni tricolori. «Eravamo solo in tre a sapere di quei 30 bastoni nascosti sul camioncino — confessa Davide —. Ce l’eravamo portati perché conosciamo i nostri polli e già da qualche giorno il clima era cambiato. Alla sinistra radicale, specie a Rifondazione, non andava bene che il movimento procedesse unito: né rossi né neri ma liberi pensieri… Così, hanno pensato bene di distruggere quell’unità. Quando il giorno dopo, allo sciopero generale, ho visto Bonanni che parlava dal palco di piazza del Popolo piena di palloncini colorati, mi sarei voluto ammazzare. La normalizzazione era compiuta».
Fabrizio Caccia

Incroci a destra, oggi a Milano convegno sulla scuola
Il Cuore nero del bravo Borghezio

Saverio Ferrari
Mario Borghezio è atteso per oggi a Milano. Motivo: un convegno dal titolo "Che razza di scuola sarà" nella sede di Cuore nero, in via Pareto 14. Con lui anche Davide Di Stefano, il responsabile nazionale del Blocco studentesco.
Le simpatie dell’europarlamentare della Lega per l’estrema destra sono arcinote. Non solo per via dei suoi trascorsi in Ordine nuovo. Fu anche arrestato il 12 luglio 1976 a Ventimiglia, sorpreso a trasportare volantini inneggianti all’assassinio del magistrato Vittorio Occorsio, freddato a Roma solo due giorni prima da una sventagliata di mitra proprio da un nucleo di On capitanato da Pierluigi Concutelli. Occorsio era il giudice che aveva avviato il procedimento giudiziario per ricostituzione del partito fascista nei confronti del gruppo che, a seguito del processo, nel novembre 1973, venne sciolto.
Più recentemente Mario Borghezio, nel 2002, tra luglio e settembre, prima partecipò a un paio di convegni di Forza nuova contro l’Islam e l’antifascismo, definito «maschera e arma di comunismo e poteri forti», poi tra ottobre e novembre si rese protagonista di un giro di comizi con la formazione di Roberto Fiore toccando importanti città italiane, tra le altre, Milano, in piazza del Duomo, titolo della manifestazione "Orgoglio Padano, orgoglio Cristiano", e Roma, in piazza S.S. Apostoli, raduno celebratosi con il segretario nazionale di Fn in persona e conclusosi con tanto di saluti romani, costringendo la stessa Digos ad avviare un’indagine.
Un sodalizio così stretto, quello tra Borghezio e Roberto Fiore, al punto che qualcuno pensò si stesse lavorando a un’alleanza organica. Ma poi, dopo il viaggio a Gerusalemme di Gianfranco Fini, presidente di An, nel novembre 2003, che originò la famosa dichiarazione sul fascismo come "male assoluto", venne anche lo strappo di Alessandra Mussolini che dette vita a quel cartello elettorale con Forza nuova, la Fiamma tricolore ed il Fronte sociale nazionale, che di lì a poco assunse la denominazione di Alternativa sociale. I rapporti si allentarono. Eppure Mario Borghezio, dal canto suo, ce l’aveva messa davvero tutta. Presidente dei cosiddetti Volontari verdi, guidati da tal Max Bastoni, ex missino, noto per l’inqualificabile slogan razzista "Bastoni agli immigrati", aveva propagandato tramite il sito dell’associazione i testi sul "sangue e la razza" di Julius Evola e Franco Freda come «letture consigliabili». Si era anche adoperato affinché venisse adottato all’interno degli stessi Volontari il "Trifos" o "Triskel", una sorta di svastica a tre gambe, già utilizzata dalle Waffen-Ss belghe e in seguito, a livello internazionale, anche da diversi gruppi neonazisti in Europa e in Sud Africa.
Ora ci riprova. Il richiamo deve essere irresistibile. I camerati di Cuore nero sono per altro da tempo in difficoltà, sia a causa di una consistente fuoriuscita di militanti nei mesi scorsi (passata dai media sotto silenzio) transitati direttamente al Popolo delle libertà, sia per lo scarsissimo seguito nelle scuole milanesi ottenuto dal Blocco studentesco. L’aiuto di Borghezio non poteva mancare. D’altronde, solo nel marzo di quest’anno il nostro aveva avuto l’onore di essere inserito in un’inchiesta, trasmessa da Canal Plus in Francia, dedicata all’estrema destra in Europa. Nelle immagini in questione è possibile vedere, ma soprattutto sentire Borghezio, ospite del movimento francese Nissa Rebela, il cui leader Philippe Vardon è già stato condannato Oltralpe per islamofobia e ricostituzione del partito fascista. Non accortosi di come le telecamere lo stessero ancora seguendo e registrando consigliava: «Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica eccetera eccetera… ma dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi». Mai avuto dubbi in proposito.
05/09/2009

Botte e soldi, i nuovi balilla a scuola
Fascisti su Roma. Da Lotta studentesca al Blocco studentesco, i nuovi balilla dilagano a suon di soldi, nostalgia e botte
di Giacomo Russo Spena
su Il Manifesto del 06/02/2008
"Sono gruppi ribelli e non conformi", dice un giovane infatuato. Sono i più «duri», aggiunge un secondo attratto dal loro «cameratismo» e machismo. «Sono tornati», ribatte chi ha memoria storica.
Nelle scuole italiane si torna a parlare di fascismo. O meglio tornano le liste che si ispirano esplicitamente al ventennio e ai suoi valori. L’avanzata a livello elettorale e sociale dell’estrema destra nei licei è un fenomeno dilagante. A nord come a sud. Dalle periferie metropolitane più degradate alle «zone borghesi»: «Cresciamo ovunque», dicono. «Gli studenti hanno bisogno di nuove proposte – spiega un giovane fascista milanese – e noi abbiamo un intento rivoluzionario. Combatti per le tue idee, lotta per la tua patria e ribellati al sistema, sono le nostre parole d’ordine». «Mai più antifascismo» o «Sveglia bastardi, la ricreazione è finita» sono i manifesti che vanno per la maggiore nelle scuole. Con il cartoon Bart Simpson che impersonifica il loro ribellismo. Si torna a fare i conti con chi fa apologia del fascismo: «Benito Mussolini ha creato lo stato sociale in Italia» si legge sui loro siti.
E la costituzione antifascista? «Me ne frego. Su alcuni punti è carta straccia. Parla invano anche di diritto alla casa e al lavoro, non è la mia costituzione», spiegano. Si rifanno direttamente a sigle maggiori: Blocco studentesco a Fiamma Tricolore, Lotta Studentesca a Forza Nuova, malgrado la consulta vieti la rappresentanza di giovani iscritti a partiti. Gruppi giovanili che, pur avendo tra loro attriti politici e culturali, hanno deciso in molte città di allearsi elettoralmente: «Anche con i badogliani di An – dicono – pur di arrestare i comunisti». Hanno trovato un’intesa programmatica su precisi punti: lotta contro il caro libri, finanziamenti per l’edilizia scolastica e soprattutto l’anticomunismo. Per il resto non hanno molto da spartire, se non «pratiche squadristiche» che loro stessi rivendicano.
La composizione delle consulte provinciali studentesche, piccoli parlamenti biennali che gestiscono in modo indipendente ben 80 mila euro, evidenziano questa escalation. A macchia di leopardo. «Esiste un problema reale sull’espansione dell’estrema destra a livello giovanile», spiega Valentina Giorda dell’Unione degli studenti, che segnala però una «falsità sostenuta dai media»: «Le elezioni non sono state vinte dalla destra ma da noi». I dati ufficiali del ministero dell’Istruzione confermano. Ma evidenziano anche i successi dell’estrema destra in consulte prima «rosse».
A Roma, dove ha vinto Azione Studentesca (emanazione diretta di Azione giovani) con l’appoggio decisivo del Blocco, si è verificato uno dei «ribaltoni» più significativi, coi collettivi di sinistra che denunciano «brogli elettorali e ritorsioni agli indecisi nel momento del voto». E se qualcuno si è appellato a Fioroni per «l’annullamento del voto e lo scioglimento della consulta perché illegittima», il «cartello nero» ha risposto alzando il livello dello scontro: «Se il ministro cederà alle pressioni della sinistra, sconcertata dalla clamorosa sconfitta, si ritroverà tutte le scuole in agitazione. Se solo si azzarderanno a mettere in discussione l’esito del voto, sarà il caos».
La capitale in questi giorni è un fronte caldo: l’8 febbraio mentre Blocco scenderà in piazza per «ricordare i martiri delle foibe», la Consulta studentesca (gestita dalla «cosa nera») ha organizzato, spendendo quasi 5 mila euro, un convegno nel teatro Brancaccio dal nome «Istria, Slovenia, Dalmazia, anche le pietre parlano italiano». «Una convention autoreferenziale che tenterà di trasformare la storia in propaganda, presso cui convergerà una sfilata di vessilli e slogan fascisti», denuncia la rete di studenti autorganizzati che per quel giorno lancia una serie di incontri per «affrontare sul serio la vicenda triestina in tutte le sue implicazioni, senza lasciare spazio a chi elogia il ventennio e vuole riproporne mentalità e cultura di prevaricazione».
Oltre al caso capitolino, su come vengono spesi i fondi pubblici c’è il problema della scarsa trasparenza e dell’ arbitrarietà. Lo ammette anche Cesare Giordina, esponente di As: «Quando governava la sinistra i soldi andavano per iniziative sulla Resistenza, adesso la musica è cambiata». A Verona, dove il presidente della consulta è di Lotta studentesca, verranno stanziate risorse per la sicurezza e contro «le azioni violente degli immigrati nei confronti degli studenti». Stessa pratica in molte altre città del nord: «Clandestini attenti», sostengono sui loro blog con tanto di firma, «giovinezza al potere».
Ma la «cosa nera» non è unita in tutto. «Il nostro movimento è laico e lotta contro le ingerenze del Vaticano», afferma il portavoce di Blocco Studentesco Francesco Polacchi, che ritiene degli «idioti» quelli che professano l’integralismo cattolico. Chiaro riferimento ai «camerati forzanovisti» che si rifanno a un passato lefebvriano con la famiglia perno centrale della società. Entrambi i gruppi però condividono un sistema valoriale e culturale che va dall’esplicito richiamo al fascismo («Un marmo contro la palude della storia italiana» per dirla alla Gianluca Iannone, leader di Fiamma Tricolore) all’arresto dell’immigrazione (con qualche distinguo) e di «tutte le droghe».
Per non parlare delle crociate comuni contro i libri di storia, accusati di «propaganda antifascista», perla promozione di «escursioni naturalistiche di tipo futurista» e l’aumento delle ore di educazione fisica («Mens sana in corpore sano»), «Preferisco rimanere a letto piuttosto che fare il guerriero in giro», scherza Giordina che appartiene, come quasi tutto il suo movimento, alla destra sociale di An. «A me – aggiunge – interessa parlare alla società non solo ai fascisti, ci vuole modernità nei contenuti. Certo molti nostri militanti non rinnegano il ventennio mettendosi la celtica al collo. Non ci dimentichiamo del nostro passato». Il loro leader Gianni Alemanno dà l’esempio.
Chi fa della «militanza fascista a tempo pieno» nelle scuole una parola d’ordine è Lotta studentesca. «Abbiamo attecchito in un mondo giovanile in cerca di riferimenti forti, estremi e stanco di un mondo politicamente corretto», spiega Daniele Pinti che, dati alla mano, si gongola dei risultati: «Abbiamo ottenuto rappresentanti scolastici in istituti storicamente di sinistra, a Roma più di 6 mila voti e vari presidenti per l’Italia. Attrae il nostro stile e il fatto che diamo ai ragazzi delle risposte non solo sulle problematiche scolastiche, ma anche su quello che li aspetta fuori. Su questo abbiamo in cantiere delle azioni divertenti e clamorose».
Stesso spirito «guerriero» è presente in Blocco studentesco che, come Fiamma, si maschera dietro il politically correct. Sono loro la vera sorpresa delle elezioni scolastiche. «Abbiamo quintuplicato i voti in tutta Italia, nella capitale siamo arrivati a 10 mila voti», afferma Polacchi. E la crescita è stata più o meno omogenea. La vittoria è stata dettata da un programma molto «materiale» e «prossimo» agli studenti: battaglia contro le carenze strutturali delle scuole, in primis. Rivendicazioni che troppo spesso la sinistra abbandona bollandole di «populismo» per dare spazio a lotte più generali. Ma la capacità di Blocco è quella di essere un «animale strano»: fa proprie rivendicazioni storicamente di sinistra (in linea con il passato movimento d’estrema destra «Terza Posizione») come la campagna contro i fondi alle scuole private e lo sviluppo dell’energia solare («Fratello Sole» è il nome del loro progetto di intervento sul fotovoltaico).
Assente, visti i numeri dei loro cortei, quella capacità di mobilitazione presente nei. collettivi di sinistra: tra voto e militanza c’è una differenza. «I fascisti, per fare un’occupazione al liceo Farnesina di Roma, hanno dovuto sudare mille camicie e si sono fatti aiutare dagli esponenti di Fiamma e Casa Pound (centro sociale legato al partito, ndr)», denuncia un ragazzo che preferisce rimanere nell’anonimato per paura. Qui è il punto. La crescita elettorale dell’estrema destra è collegata ad un aumento di azioni «squadristi-che» contro ragazzi «sinistrorsi»: Bari, Genova, Roma e l’ultima solo qualche giorno fa a Treviso. Un clima di crescente tensione denunciato dai collettivi autorganizzati che dichiarano di essere «minacciati» quotidianamente da «giovani riconducibili a queste liste fasciste».
«Lungo è l’elenco di attacchi ai danni di studenti alternativi, omosessuali e rom», ricorda infatti l’Uds. E capita spesso, a sentire le denunce dei collettivi autorganizzati, che Blocco si faccia aiutare dai «fratelli maggiori»: è facile veder volantinare nelle scuole militanti trentenni. In fondo, come dicono, la militanza fascista è a tempo pieno. Tutto fa pensare a una chiara operazione di «[intervento» nelle scuole dell’estrema destra, con l’organizzazione militarizzata, da vero partito, delle loro liste studentesche. Per stracciare la concorrenza di sinistra. E ora i «muovi balilla» potranno anche usare i fondi pubblici delle consulte provinciali.

Mario Borghezio è atteso per sabato 5 settembre a Milano. Motivo: un convegno dal titolo “Che razza di scuola sarà” nella sede di Cuore nero, in via Pareto 14. Con lui anche Davide Di Stefano, il responsabile nazionale del Blocco studentesco.
Le simpatie dell’europarlamentare della Lega per l’estrema destra sono arcinote. Non solo per via dei suoi trascorsi in Ordine nuovo. Fu anche arrestato il 12 luglio 1976 a Ventimiglia, sorpreso a trasportare volantini inneggianti all’assassinio del magistrato Vittorio Occorsio, freddato a Roma solo due giorni prima da una sventagliata di mitra proprio da un nucleo di On capitanato da Pierluigi Concutelli. Occorsio era il giudice che aveva avviato il procedimento giudiziario per ricostituzione del partito fascista nei confronti del gruppo che, a seguito del processo, nel novembre 1973, venne sciolto.
Più recentemente Mario Borghezio, nel 2002, tra luglio e settembre, prima partecipò a un paio di convegni di Forza nuova contro l’Islam e l’antifascismo, definito “maschera e arma di comunismo e poteri forti”, poi tra ottobre e novembre si rese protagonista di un giro di comizi con la formazione di Roberto Fiore toccando importanti città italiane, tra le altre, Milano, in piazza del Duomo, titolo della manifestazione “Orgoglio Padano, orgoglio Cristiano”, e Roma, in piazza S.S. Apostoli, raduno celebratosi con lo stesso segretario nazionale di Fn, conclusosi con tanto di saluti romani, costringendo la stessa Digos ad avviare un’indagine.
Un sodalizio così stretto, quello tra Borghezio e Roberto Fiore, al punto che qualcuno pensò si stesse lavorando a un’alleanza organica. Ma poi, dopo il viaggio a Gerusalemme di Gianfranco Fini, presidente di An, nel novembre 2003, che originò la famosa dichiarazione sul fascismo come “male assoluto”, venne anche lo strappo di Alessandra Mussolini che dette vita a quel cartello elettorale con Forza nuova, la Fiamma tricolore ed il Fronte sociale nazionale, che di lì a poco assunse la denominazione di Alternativa sociale. I rapporti si allentarono.
Eppure Mario Borghezio, dal canto suo, ce l’aveva messa davvero tutta. Presidente dei cosiddetti Volontari verdi, guidati da tal Max Bastoni, ex missino, noto per l’inqualificabile slogan razzista “Bastoni agli immigrati”, aveva propagandato tramite il sito dell’associazione i testi sul “sangue e la razza” di Julius Evola e Franco Freda come “letture consigliabili”. Si era anche adoperato affinché venisse adottato all’interno degli stessi Volontari il “Trifos” o “Triskel”, una sorta di svastica a tre gambe, già utilizzata dalle Waffen-Ss belghe e in seguito, a livello internazionale, anche da diversi gruppi neonazisti in Europa e in Sud Africa.
Ora ci riprova. Il richiamo deve essere irresistibile. I camerati di Cuore nero sono per altro da tempo in difficoltà, sia a causa di una consistente fuoriuscita di militanti nei mesi scorsi (passata dai media sotto silenzio) transitati direttamente al Popolo delle libertà, sia per lo scarsissimo seguito nelle scuole milanesi ottenuto dal Blocco studentesco. L’aiuto di Borghezio non poteva mancare.
D’altronde, solo nel marzo di quest’anno il nostro aveva avuto l’onore di essere inserito in un’inchiesta, trasmessa da Canal Plus in Francia, dedicata all’estrema destra in Europa. Nelle immagini in questione è possibile vedere, ma soprattutto sentire Borghezio, ospite del movimento francese Nissa Rebela, il cui leader Philippe Vardon è già stato condannato Oltralpe per islamofobia e ricostituzione del partito fascista. Non accortosi di come le telecamere lo stessero ancora seguendo e registrando consigliava: “Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica eccetera eccetera… ma dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”. Mai avuto dubbi in proposito.