Mestre (VE). Onda libera tutti

E’ aperto dallo striscione "Onda
libera tutti cavalca l’onda reclama reddito!" il corteo autonomo dai
sindacati che quest’oggi aveva il suo concentramento alla Stazione
ferroviaria di Mestre.
Studenti universitari e medi, il mondo della
formazione tutto ma anche migranti, precari, sindacati di base, sotto
la pioggia, sono partiti attorno alle ore 9.30 dalla Stazione per
attraversare la città. In corteo un grande tir/palco, con gli Skaj in
concerto, sul quale sono appesi gli striscioni del movimento
studentesco.
"Contro la crisi stop Bossi Fini" è invece lo
striscione dei cittadini migranti in piazza con un loro sound system
dal quale denunciano l’ennesima vittima
delle politiche migratorie: un bimbo curdo iracheno di 11 anni, la
notte scorsa, è stato travolto dal Tir sotto il quale si era nascosto
per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto.
In corteo anche i precari del Comune di Venezia che hanno appeso al collo dei cartelli con la data di scadenza del contratto.
In tanti sono arrivati anche da Vicenza dal presidio No Dal Molin. "Le
onde si uniscono e diventano mareggiata", sottolineano all’arrivo in
Piazza Ferretto dal tir i cittadini che si battono contro
l’installazione della nuova base Usa a Vicenza.
Durante il percorso
una decina di "babbi precari" hanno tracciato scritte sulle banche,
sulle agenzie interninali e finanziarie. "Noi la crisi non la
paghiamo", "Alexis vive" scrivono i "Babbi precari" che in Via Piave
hanno sanzionato la sede della Cisl con un fitto lancio di uova e
vernice che ha imbrattato la facciata dello stabile. "Cisl venduti la
vostra crisi non la paghiamo noi" è stato scritto sul muro. Dal palco
dei sindacati la conquista di un intervento degli studenti dell’Onda.
"Oggi il corteo dell’onda è un corteo che marcia assieme ad Alexis, non
perchè è un corteo funebre ma perchè è un movimento che si preoccupa
della felicità delle nostre vite e ogni negazione criminale della vita
è un insulto all’onda", si è concluso così l’intervento dal palco.

Foto [ 01 ][ 02 ]

Cronaca audio
"Certamente una vittoria del movimento", un commento sul dietrofront della Gelmini sul maestro unico.
– [ audio ]
Sull’assurda morte del bimbo curdo iracheno di 11 anni travolto dal Tir
alcune considerazioni con Alessandra Sciurba del Progetto Melting Pot e
Orsola Casagrande, giornalista.
– [ audio ]
L’intervento dei No Dal Molin dal tir in Piazza Ferretto.
– [ audio ]
L’intervento dell’onda studentesca dal palco della CGIL.
– [ audio ]

Vedi anche: Onda libera tutti. Appello dall’Onda Anomala di Venezia | Contro la crisi Stop Bossi Fini | L’adesione del Presidio Permanente all’appello dell’Onda | Adesione dei precari del Comune di Venezia

Appello della Sapienza verso lo sciopero generale del 12 dicembre

Alle lavoratrici e ai lavoratori, agli studenti medi,
ai precari, ai migranti, ai movimenti di lotta per l’abitare e in
difesa dei beni comuni, ai sindacati che promuovono lo sciopero

L’appello che vi rivolgiamo parla di una sfida che non riguarda solo noi, ma riguarda tutte e tutti. Il 12 dicembre ci attende una giornata di grande importanza il cui esito potrà segnare gli equilibri politici e sociali di questo paese: lo sciopero generale
in primo luogo indetto dalla Fiom e dalla Cgil funzione pubblica, poi
dalla Cgil tutta, infine dai sindacati di base (Cobas, Sdl, Cub), sarà
una grande occasione di conflitto per chi non vuole subire l’arroganza
di questo governo e per chi non vuole pagare sulla propria pelle la
crisi di sistema che investe l’economia globale. L’indizione di questo sciopero generale è anche il frutto, vale la pena ricordarlo, della grande potenza dell’Onda,
del movimento che da inizio settembre ha visto milioni di persone, tra
studenti, insegnanti, ricercatori, docenti, bambini, mobilitarsi contro
la definitiva dismissione della scuola e dell’università pubbliche.
È stata proprio l’Onda, infatti, ad imporre una discontinuità politica
e sociale nel paese: laddove tutto sembrava sconfitto con la tornata
elettorale di aprile, una nuova generazione ha imposto dal basso una
battuta d’arresto nella macchina di consenso del Governo. Attraverso lo
slogan “Noi la crisi non la paghiamo” gli studenti
hanno lanciato un segnale a tutti i soggetti sociali che nel mondo del
lavoro e nelle esistenze concrete stanno subendo le ricadute di una
dinamica recessiva di portata epocale. Il “Noi” dello slogan non è
corporativo e non parla solo degli studenti: “Noi” sono tutti coloro
che la crisi non l’hanno prodotta e che dunque non intendono pagarla.
Che la paghino le imprese e le banche, questo il sottotesto dello
slogan! Non siamo disposti a pagare questa crisi né possiamo accettare
le scarne proposte del Governo, contenute nel pacchetto anti-crisi.

La potenza dell’Onda è stata capace, dunque, di parlare
alla società tutta e di trasformare tanto lo sciopero generale dei
sindacati di base del 17 ottobre, quanto lo sciopero generale della
scuola del 30 ottobre, in qualcosa di straordinario e di diverso dalle
cose di sempre. Proprio l’autonomia del movimento
studentesco ha reso possibile un’estensione senza pari delle
mobilitazioni e una grande radicalità nei contenuti e nelle pratiche di
lotta
. Il 14 novembre, poi, rimarrà senz’altro nella memoria di
tutti, come una delle più grandi manifestazioni di piazza
auto-organizzata dagli studenti universitari e medi: più di 300.000
persone, infatti, hanno assediato Montecitorio e Palazzo Chigi,
mettendo in scena materialmente l’isolamento sociale oltre che politico
del Governo e della maggioranza.

A partire da queste considerazioni vorremmo dire alcune
cose importanti in merito alla giornata del 12, giornata in cui
pensiamo che lo sciopero generale debba quanto più possibile essere
generalizzato dall’Onda e non solo. La premessa è che sarebbe stato
auspicabile un corteo unitario di tutte le forze sindacali, ma
conosciamo bene le differenze anche radicali delle piattaforme e non
riteniamo che queste differenze possano essere ridotte a questioni di
poco conto.

Per stringere davvero ed in maniera efficace una forte
alleanza sociale non possiamo accontentarci semplicemente di scendere
in piazza nella stessa giornata. Dobbiamo trovare una convergenza su
alcuni contenuti che oggi appaiono decisivi e sui quali vogliamo
assolutamente vincere, mantenendo sempre le proprie specificità,
differenze e le proprie piattaforme di lotta, ma estraendo da queste
delle rivendicazioni comuni a partire da quattro temi fondamentali:
Scuola, Università, Precarietà e difesa dei territori e dei beni
comuni. Per quanto riguarda noi, ci teniamo a mettere in chiaro gli
elementi rivendicativi che più ci hanno caratterizzato e che in
particolare ci caratterizzano in vista del 12. In primo luogo il
rifiuto netto della legge 133, della legge 169 e del Dl 180 in via di
approvazione, Dl che non cambia di nulla l’esigenza e la necessità di
lottare contro il Governo e in particolare contro la Ministra Gelmini e
di ribadire il nostro sforzo nel senso dell’autoriforma
dell’università.
In secondo luogo è per noi fondamentale ribadire
la nostra ostilità nei confronti delle leggi bipartisan che hanno
consentito in questi anni il processo di precarizzazione del lavoro,
dal pacchetto Treu, alla legge 30. A maggior ragione vale la pena
ribadirlo laddove, a partire dal mese di gennaio, 400.000 precari non
saranno riassunti. Precari e lavoratori per cui deve essere
assolutamente garantito e tutelato il diritto di sciopero. In terzo
luogo riteniamo decisivo estendere ed allargare la battaglia per un
nuovo welfare che parli di reddito diretto e indiretto (casa, servizi,
cultura, diritto alla studio) per studenti, disoccupati e precari,
nonché di salario minimo intercategoriale per tutti i lavoratori e
lavoratrici.
Infine il rifiuto delle privatizzazioni della sapere
e della ricerca, e della devastazione ambientale e dei territori, al
fine di difendere la totalità dei beni comuni. Vogliamo più
finanziamenti all’università e scuola, che allo stato attuale sono
indirizzati alla costruzione delle grandi opere pubbliche e alle spese
militari. Su questi punti vorremmo, in questi giorni che ci separano
dal 12, avviare una discussione proficua e non pregiudiziale.

Per quanto riguarda il 12, invece, pensiamo che sia
naturale per l’Onda mantenere lo stesso stile assunto durante i
precedenti scioperi generali: un corteo autonomo che sappia però
interloquire con tutti i lavoratori e attraversare, materialmente e non
solo simbolicamente, le manifestazioni sindacali. Questo non toglie che
è nostro interesse parlare con quei tanti lavoratori che pur essendo
iscritti alla Cgil vedono nell’Onda e nella sue rivendicazioni
un’opportunità di cambiamento radicale valido per tutti.
Oltre a
parlare con i lavoratori è nostro interesse, però, attraversare la
città e paralizzarne il traffico, così come abbiamo fatto in questi
mesi, generalizzando tanto lo sciopero del 17, quanto quello del 30
ottobre. Invitiamo inoltre, tutti i movimenti
cittadini e regionali, dai movimenti per l’abitare a quelli a difesa
dei beni comuni, le reti migranti, i lavoratori precari, le esperienze
dell’autogestione, tutti coloro che guardano con favore alla novità
dell’Onda e che non sempre sono rappresentati dalle compagini
sindacali, a convergere in piazzale Aldo Moro e muoversi in corteo con
noi.

Con la convinzione che l’Onda diventerà ancora una mareggiata

Generalizziamo lo sciopero del 12 dicembre!

Sapienza in mobilitazione

12 dicembre, sciopero sociale: appello dall’Onda Anomala di Venezia

Costruiamo lo sciopero sociale del 12 dicembre 08

Il 12 dicembre l’onda diventa la mareggiata dello sciopero sociale.
Costruiamo, dentro la giornata di mobilitazione nazionale, un terzo
corteo libero e indipendente che dalla stazione ferroviaria di Mestre
(concentramento ore 09:00) prenda la parola dal palco sindacale.
Dalle scuole, dalle università, dal mondo dei ricercatori precari, la
volontà di opporsi alla socializzazione dei costi della crisi ha ridato
energia ad un paese rassegnato alla vittoria delle destre e
all’inadeguatezza delle sinistre, ad un paese preda della psicosi
securitaria che strumentalizza i migranti (o i Rom) come carnefici e le
donne come vittime.
L’onda ha spazzato via la rassegnazione,
incrinato la concertazione e ha parlato al paese intero. Lo ha fatto
con il linguaggio della consapevolezza, della capacità di analisi, a
partire da una piattaforma specifica di discorso, frutto del lavoro
collettivo svolto durante i workshop della Sapienza che hanno coinvolto
studenti e precari di tutta Italia.
Da Roma siamo tornati chiedendo
il ritiro della legge 133, lo sblocco del turn-over e criticando la
trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato in un
paese dove l’impresa è assolutamente inadeguata a investire nella
formazione.
Pretendiamo che la ricerca sia autonoma e indipendente
e chiediamo la fine dei contratti precari che la regolano. A questi
deve essere sostituito un contratto unico di lavoro subordinato a tempo
determinato.
Rifiutiamo il concetto di meritocrazia così come
confusamente declinato dalla retorica istituzionale. Il merito di un
ateneo non può basarsi su constatazioni meramente quantitative e deve
essere valutato a partire dalla ricaduta sociale dei saperi che
produce, saperi che devono essere liberamente accessibili e non
mercificati.
Vediamo nell’autoformazione uno degli strumenti
privilegiati per riportare dentro l’università saperi qualificati,
un’università il cui carattere pubblico deve essere comunque preservato.
Rifiutiamo il dilagare della didattica non retribuita sostenuta da
ricercatori precari e la diffusione degli stage gratuiti per gli
studenti.
Richiediamo reddito diretto ed indiretto, politiche
abitative adeguate e, naturalmente, strutture adeguate e sicure, prima
di tutto perché non si ripetano tragedie quale quella di Rivoli, poi,
perché non possiamo studiare o lavorare nel degrado.
L’onda non
si batte per l’Università del presente, né per quella del passato,
l’onda ha l’ambizione di fermare i processi di aziendalizzazione dei
nostri atenei di cui rettori e baroni sono corresponsabili. In
quest’ottica, l’onda si batte per trasformare i saperi in un bene
comune, perché la loro natura di prodotti dell’intelletto collettivo
ricada sulla collettività tutta in termini di reddito, fuori da ogni
logica proprietaria, fuori dalla gabbia dei brevetti.
Reddito,
questa è la parola chiave, questo è l’obiettivo dell’onda e di tutte e
tutti quelli che si rifiutano di pagare i costi della crisi della
finanza globale.
L’onda trascina via con sé l’insulto della social
card proposta dal governo e il 12 dicembre si trasformerà in una
rivolta sociale contro la precarietà.

Il nostro invito è dunque rivolto a chi non si sente
rappresentabile, a chi è stufo di delegare ai partiti la soddisfazione
dei propri bisogni e la realizzazione dei propri desideri, a chi sente
di poter decidere, attraverso la cooperazione sociale, in completa
libertà, il proprio presente: ai movimenti che costruiscono il
territorio come bene comune (e che ci hanno insegnato un modo diverso
di intendere le parole democrazia, partecipazione e comunità), ai
migranti, alle donne e ai precari di ogni settore.

La marea si alza.
Non paghiamo la vostra crisi!!

Onda Anomala Venezia
veneziavs133

GIOVEDI 20 NOV 08: Contesta Gelmini al Job&Orienta

Giovedì 20 novembre il ministro dell’Istruzione Gelmini interverrà al Job&Orienta, Verona fiere. 

ANDIAMO A SALUTARLA?

presidio a partire dalle ore 9.33
piazzale davanti alla Fiera

L’annuale vetrina del Job&Orienta legittima e istituzionalizza la mercificazione dei percorsi formativi degli studenti dalla scuola superiore al mondo del lavoro.
Dopo anni di attentati al sistema dell’istruzione pubblica e con l’approvazione delle leggi 133 e 137, con la possibile trasformazione delle università in fondazioni private, è criminale presentare il futuro delgi studenti pieno d’opportunità quando è noto che queste non sono altro che precarietà.

JOB&ORIENTA CREA ILLUSIONI: NON CADIAMO NELL’INGANNO.
NOI LA GELMINI NON LAVOGLIAMO!
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

Assedio a Montecitorio. L’onda diventa grande mareggiata

assedio montecitorioassedio montecitorioassedio montecitorio
assedio montecitorioassedio montecitorioassedio montecitorioassedio montecitorio

Migliaia di studenti hanno raggiunto Roma da tutta Italia per il corteo
nazionale proposto a tutti gli atenei in mobilitazione dagli studenti
della Sapienza con un appello verso la grande mareggiata
che ha portato studenti delle università, ricercatori, dottorandi,
studenti delle scuole e docenti a mettersi in movimento verso Roma, da
ogni città. Sono tre i diversi spezzoni che confluiranno verso piazza
Venezia per poi dirigersi verso Montecitorio: gli universitari dalla
Sapienza (da piazzale Aldo Moro), gli studenti di Roma Tre (da
Piramide/Ostiense) e gli studendi medi (da Piazza Repubblica).
"Prepareremo la grande mareggiata per assediare questo governo", dicono
gli studenti, che dalla Sapienza si sono mossi per arrivare al
concentramento in P.zza della Repubblica. "L’obiettivo lanciato ormai
da una settimana", continuano gli studenti, "è quello di accerchiare
Palazzo Chigi, per garantire la libertà di espressione sotto i palazzi
della decisione politica che noi stiamo mettendo in crisi".
In
testa ai sette cordoni del corteo delle protezioni di gommapiuma a
forma di libri a simboleggiare che l’autonomia dei saperi, la difesa
dell’Università, è una forma di protezione che il corteo si da contro
l’idiozia di questo governo nella giornata in cui verrà assediato,
spiegano dal corteo.
Durante il corteo da un palazzo di Corso Cavour è stato srotolato dagli attivisti di Horus, uno spazio sociale sgomberato il 21 ottobre scorso a Roma, uno striscione di 8 metri per 4 con la scritta "Libertà per gli spazi sociali".
Arrivati in su largo Argentina, dopo piazza Venezia, il corteo degli
studenti si è diviso in spezzoni che hanno iniziato a percorrere i
vicoli che portano al Senato e a P.zza Montecitorio, presidiati dalle
forze dell’ordine.
Al grido "Noi non abbiamo paura" e "Siamo tutti
antifascisti", grazie ai cordoni formati dagli studenti di fronte alle
forze dell’ordine, in migliaia sono riusciti ad entrare in P.zza
Montecitorio.
Domani e dopodomani si svolgerà una due giorni di assemblea nazionale attorno alle tematiche dell’autoriforma dell’università.

Tornare a Genova. Per Carlo, per noi, per il nostro futuro

genova 2001

Perché un evento storico come la mobilitazione contro il G8 del 2001, di straordinaria potenza e di innovazione delle forme di partecipazione politica, non venga riscritto nelle aule di tribunale.

Per impedire che 25 persone a Genova e 13 a Cosenza paghino, con secoli di carcere e milioni di euro, la volontà di rivalsa sul fatto che 300.000 persone scesero in piazza nel 2001 contro i padroni del mondo.

Perché questi processi con imputazioni assurde e anacronistiche come il reato di "devastazione e saccheggio" e con le loro prossime sentenze, non diventino un’ipoteca sulla libertà di manifestare di tutti i movimenti.

Perché Genova, come nel 2001, si faccia portatrice di un mondo senza frontiere, contro ogni forma di razzismo, contro politiche securitarie ed espulsioni di massa che mettono a rischio le libertà di tutti.

Giovedì 15 novembre ore 14.30 sede centrale “Fracastoro”
Incontro con alcuni protagonisti delle giornate di Genova

Sabato 17 novembre 2007
Ritrovo Stazione P.ta Nuova ore 9.15

Collettivo Studentesco Verona

x info: versogenova@libero.it 

spezza il controllo, ferma la precarietà

Sciopero genearelizzato e manifestazione studentesca 

VENERDÌ 9 NOVEMBRE TUTTI IN MANIFESTAZIONE A VENEZIA

RITROVO: ORE 8.45 STAZIONE PORTA NUOVA

SCIOPERO GENERALE Il 9 Novembre i sindacati di base
hanno indetto lo sciopero generale contro l’accordo sul Welfare del 23
Luglio che mantiene la legge Biagi e il lavoro precario. Precari sono i
diritti di studenti, migranti, giovani, che vengono colpiti dalle
politiche liberiste, di guerra, di controllo sociale e di distruzione
ambientale.

MANIFESTAZIONE STUDENTESCA Noi studenti non possiamo
rimanere a guardare: siamo i lavoratori precari di domani e già ora
sperimentiamo la precarietà nel caro libri e trasporti, nel tentativo
della Moratti prima e di Fioroni poi di trasformare le scuole in
aziende. Ci impongono stage (lavoro non pagato e spesso inutile), il
numero chiuso di molte facoltà che non garantisce il libero accesso
allo studio, il costo dela cultura e la privatizzazione dei saperi.
Subiamo nelle scuole e nelle città le politichè di controllo e
repressione dei sindaci sceriffi come Tosi e del governo che colpiscono
con i pacchetti sicurezza i diritti di cittadinanza e le libertà di
movimento e di espressione… Ci vogliono allineati e omologati pronti
a ricevere un istruzione solo in funzione di un lavoro (precario e mal
pagato), togliendoci la libertà e la gioia di creare, di autogestirci e
auto-organizzarci nella scuola come nella vita, con proposte e
contenuti che partano dalle nostre necessità.

Mobilitiamoci a Venezia per dare una risposta forte alle politiche di controllo, repressione e precarietà.

SPEZZA IL CONTROLLO FERMA LA PRECARIETÀ!!!!!!! collettivo studentesco vr

Verona 25/11/05. Contestato il JOB&Orienta

Guarda il video della contestazione al JOB&Orienta – 25 novembre 2005

http://www.youtube.com/watch?v=-iYgEkl-0Vs

Manifestazione contro Job&Orienta a Verona. Cariche della polizia.

Nella mattina del 25 novembre il corteo di circa 500 studenti
universitari e medi superiori di Verona, Padova, Venezia, Vicenza,
Torino, Milano e delle realtà di movimento veronesi (Chimica, Pink,
Giovani Comunisti, Equilibrio Precario) si è mosso dalla stazione di
Porta Nuova in direzione di Job&Orienta per entrare e manifestare
il proprio dissenso a quella che consideriamo essere una vetrina della
precarietà del lavoro, dell’aziendalizzazione della scuola e
dell’asservimento dei saperi proprio nel punto di collegamento tra la
formazione e l’orientamento lavorativo.
Un corteo vivace e determinato che ha ribadito la propria alterità al
corteo dei sindacati confederali, per l’incompatibilità ad una politica
concertativa che ha favorito il processo di precarizzazione del lavoro
e della vita stessa.
Il corteo è arrivato all’ingresso della fiera dove un cordone di polizia sbarrava l’entrata.
L’obiettivo già abbondantemente dichiarato in settimana era quello di
entrare (con i carrelli della spesa a simboleggiare il nostro essere
studenti e non clienti) per praticare azioni simboliche di
comunicazione e contestazione in punti ritenuti particolarmente
significativi: un cervello di cartone presso lo stand del Ministero
dell’Istruzione, un manichino flessibile davanti al padiglione dei
sindacati e del Ministero del Lavoro, una serie di fotografie
riguardanti l’attacco con armi chimiche (fosforo bianco) presso lo
scandaloso stand dell’esercito italiano.
Pensavamo di doverci
trovare nella spiacevole condizione di trattare l’accesso di una
delegazione in fiera, pur avendo il diritto di entrarci tutti/e
liberamente, dato che l’ingresso è libero.
Abbiamo invece
assistito all’ennesima azione repressiva delle forze dell’ordine che ci
hanno impedito di entrare caricando e picchiando selvaggiamente
chiunque si trovasse alla portata dei loro manganelli (spesso usati
alla "genovese", impugnati al contrario).
Davanti agli sguardi
attoniti delle persone che si recavano alla fiera (per lo più
scolaresche e docenti) molti sono stati i ragazzi e le ragazze (alcuni
giovanissimi studenti) che hanno riportato ferite e contusioni causate
dalla violenza gratuita e vigliacca dei poliziotti.
Tuttavia il
corteo non si è fatto intimidire ed ha continuato l’assedio di fronte
al Job&Orienta occupando viale del lavoro (oggi diventato "viale
del lavoro precario") e bloccando il traffico per circa mezz’ora.
Quanto avvenuto non è un caso, bensì il segnale di una volontà
preordinata che intende reprimere ed emarginare il movimento (tanto i
coordinamenti universitari e studenteschi quanto le realtà
antagoniste), anche a causa dell’inevitabile autonomia e alterità da
certa sinistra istituzionale e sindacale.
Oggi abbiamo
manifestato ancora una volta il nostro rifiuto totale (senza se e senza
ma) alla precarietà, abbiamo rivendicato il diritto all’accesso dal
basso ai saperi liberi critici e plurali, abbiamo espresso
l’intelligenza e la radicalità di una giornata di conflitto creativo,
propositivo e non meramente rituale come lo sciopero a singhiozzo
offerto dai sindacati.
Job&Orienta è stata concretamente "disorientata" da tutti/e i soggetti diversi che hanno dato vita alla mobilitazione.
Il divieto di accedere alla fiera, la negazione del diritto alla
contestazione dimostrano la forza delle nostre idee e la fragilità
della loro vetrina.
Quanto è successo oggi a Verona e nelle altre
città in movimento è una conferma della consapevolezza che il nostro
tempo è qui e comincia adesso!

Collettivo studentesco universitario per la conquista delle galassie
Collettivo studenti medi
C.s.o.a. la Chimica
Circolo Pink
Equilibrio Precario

 

Contestazione al JOB&Orienta? 

Nel percorso di costruzione e preparazione della manifestazione del 25 novembre 2005 a Verona di contestazione del JOB&Orienta promossa dal collettivo studentesco universitario e dal collettivo studenti medi della città scaligera in occasione dello sciopero generale contro la finanziaria, domenica 20 novembre si è tenuta presso il C.S.O.A. La Chimica di Verona una partecipata ed intensa assemblea tra le realtà studentesche e di movimento di Torino, Bologna, Padova, Vicenza, Venezia e Verona.

I collettivi studenteschi di Verona, innanzitutto, ringraziano tutti i partecipanti per aver dedicato una domenica alla preparazione dell’evento del 25 novembre, segno di maturità e senso di responsabilità del movimento degli studenti universitari e delle scuole superiori d’Italia.
A tutti coloro che fossero motivati a partecipare o aderire alla manifestazione rendiamo note le conclusioni politiche di tale assemblea che integrano e chiarificano l’appello della manifestazione da noi precedentemente diffuso, manifestazione che, con questo passaggio, diventa un appuntamento condiviso da realtà studentesche di diverse città e una tappa fondamentale del percorso del movimento.

Collettivo studentesco disorientato per la conquista delle galassie – Verona

Disorientiamo il JOB&Orienta e conquistiamo le galassie
Manifesto/Appello per la manifestazione nazionale del 25 novembre a Verona

Partenza dalla stazione di Porta Nuova – ore 9.30

1. Consideriamo il 25 novembre come una tappa del cammino del movimento universitario e delle scuole medie superiori cominciato con le prime occupazioni di scuole ed università da parte di soggetti studenteschi autorganizzati e che ha visto nella manifestazione del 25 ottobre a Roma un momento importante di protesta e lotta contro le riforme Zecchino, Berlinguer e Moratti, responsabili di un processo di dequalificazione, privatizzazione e precarizzazione dell’istruzione pubblica. Contro una politica che impone alla scuola un rigido classismo, che degrada le migliori tradizioni culturali, che programma l’ignoranza storica e la cancellazione della memoria, oltre 150.00 fra studenti, professori, ricercatori, ecc. sono arrivati davanti al Parlamento (mentre all’interno del palazzo si votava il DDL Moratti) per rivendicare il loro diritto a studiare con lentezza, ad un lavoro sicuro, a sviluppare un sapere critico, a partecipare alle decisioni che riguardano il loro presente ed il loro futuro. Siamo convinti che la cultura non possa essere ostaggio di brevetti, copyright, aziende o interessi privati. Altri due momenti hanno caratterizzato il cammino del movimento studentesco: l’assemblea nazionale studentesca del 6 novembre a Roma nella quale è stato elaborato l’importante ‘Manifesto per l’autoriforma dell’università’ e il 17 novembre, giornata mondiale degli studenti, costruendo situazioni di lotta e momenti di conflitto in quasi tutte le città italiane. Tutto questo cammino è stato fatto senza alcuna ‘sponsorizzazione’ da parte di partiti politici o sindacati confederali, ma è frutto dell’albero dell’autorganizzazione.

2. Il 25 novembre è per noi una giornata di lotta anche contro la finanziaria dell’attuale governo di centro-destra che riduce ulteriormente i finanziamenti pubblici alle scuole ed alle università statali e contro una politica che vuole far passare parole quali flessibilità e dinamismo come possibilità di un futuro migliore, mobile e qualificato per tutti ma che in realtà precarizza drammaticamente il mondo del lavoro, dell’istruzione e la vita stessa. Convinti di questo contesteremo il Job&Orienta, evento fieristico dallo slogan ‘Giovani: speranze, responsabilità, sfide’.
Le università, il terzo settore, l’esercito, cooperative e agenzie interinali, attraverso modelli come stage, tirocini offrono le loro proposte ai giovani pieni di speranza, senso di responsabilità, aperti a nuove sfide.
Noi, studentesse e studenti, in quanto giovani, quindi preoccupati per il nostro futuro, coltivatori della speranza di poter vivere e studiare in un mondo meno precario e frenetico, con un senso di responsabilità nei confronti di coloro che soffrono a causa di questo sistema, accettiamo la sfida per costruire dal basso e collettivamente un’altra società. Siamo studenti non siamo clienti.

3. Il 25 Novembre è per noi l’occasione per una grande mobilitazione di lotta autorganizzata da parte del movimento studentesco e di tutti i soggetti sociali che si riconoscono come incompatibili con le logiche di potere praticate da partiti politici sia del centro-destra che del centro-sinistra e con le politiche concertative dei sindacati confederali. Diritto allo studio e diritto ad un reddito garantito per tutte/i per noi vuol dire opporsi ad una politica di emarginazione e precarizzazione sociale.
Nelle scelte politiche e nelle pratiche attuate dai sindacati confederali non ci riconosciamo e per questo la manifestazione seguirà un percorso alternativo che simbolicamente rappresenta la nostra distanza e radicale diversità dalla logica consociavistica.
La scelta di costruire un corteo alternativo a quello dei confederali e di contestare il JOB&Orienta in quanto simbolo dell’esistente che rifiutiamo rappresenta la nostra alterità rispetto alle scelte di coloro che si sono resi complici dei governi di centro-sinistra fautori di leggi come il pacchetto Treu, delle riforme Zecchino e Berlinguer, responsabili di aver aperto la strada alle successive leggi 30 e riforma Moratti del centro-destra, entrambi subalterni al neoliberismo perché incapaci di un progetto alternativo di società.

Facciamo del 25 novembre una grande mobilitazione studentesca e del precariato sociale, costruiamo un corteo colorato, creativo ed intelligente capace di strappare il velo dell’ipocrisia e dimostrare le false promesse e gli interessi economici che si nascondono dietro la vetrina del JOB&Orienta.

Il percorso del movimento studentesco proseguirà anche dopo la manifestazione del 25 e saremo il 26 ed il 27 novembre a Torino al fianco di coloro che da anni lottano contro la TAV e il 3 dicembre a Roma in occasione della manifestazione nazionale dei migranti contro i Centri di Detenzione Temporanea (CPT), la Bossi-Fini/Turco-Napolitano e per i diritti di cittadinanza.

Tale percorso dimostra come i luoghi ed i soggetti che elaborano ed incarnano la cultura sono ridiventati elemento critico nei confronti di un pensiero unico devastante e mortifero che vuole privarci della parola, della dignità, della memoria e della visione di un altro mondo.

Un altro mondo è possibile
Il nostro tempo è qui e continua adesso

Assemblea degli studenti medi ed universitari del nord Italia