VENERDI’ 19 SETTEMBRE 2008
al metropolis café
via nicola mazza 63/a – Verona
musica, video e… spritz
metropolis café>spazio di socialità-aggregazione-cultura<metropolis
::: dalle 19.00 in poi :::
Via Nicola Mazza 63/A – Verona | e-mail: metropolis@inventati.org
VENERDI’ 19 SETTEMBRE 2008
al metropolis café
via nicola mazza 63/a – Verona
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metropolis café>spazio di socialità-aggregazione-cultura<metropolis
::: dalle 19.00 in poi :::
dal/al metropolis café: 10 incontri di poche ore per fare un’altra televisione
web TV dal metropolis:
tutto quello che non ti lasciano vedere, tutto quello che non ti lasciano fare…
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Venerdì 12 settembre 2008
riapre Metropolis café
in via Nicola Mazza 63/a (Veronetta, zona universitaria)
con spritz "No Dal Molin" e pasta "No War", musica dal vivo e DJ set.
::: dalle ore 19.00 in poi :::
———–>ci si prepara e organizza per andare tutti a Vicenza, sabato 13 settembre per la grande manifestazione "Siamo tutti vicentini", no alle basi di guerra!<————-
Concentramento ore 15.00, Piazza Matteotti, Vicenza.
###Metropolis café, spazio di socialità, aggregazione e cultura vi aspetta con le prossime iniziative e le novità progettuali di quest’anno!###
EMERGENZA DEMOCRATICA: DIFENDIAMO LA CONSULTAZIONE
APPELLO: SABATO 13 SETTEMBRE MANIFESTAZIONE
ORE 15.00 P.ZA MATTEOTTI
Torniamo in piazza per difendere Vicenza da una nuova base di guerra e
la consultazione popolare del prossimo cinque ottobre che il Governo
Berlusconi vorrebbe impedire.
A Vicenza esiste una emergenza democratica: in questi giorni
coloro che vogliono imporci la nuova base statunitense hanno messo in
campo tutti gli strumenti a propria disposizione per “estirpare alla
radice”, come scriveva il commissario Costa, la Vicenza che, con tenacia e convinzione, si difende. Il Presidente del Consiglio ha scritto al Sindaco,
ammonendolo che la consultazione popolare potrebbe avere “gravi
ricadute”; il giorno dopo, sabato scorso, il Questore ha dato l’ordine
di picchiare cittadini inermi e seduti per terra al termine di una manifestazione autorizzata: i filmati che abbiamo reso pubblici testimoniano chi è il responsabile dell’ingiustificata violenza.
Vogliono farci abbassare la testa, ottenere la nostra dichiarazione di
resa, scavalcare la nostra opposizione. Coloro che, a livello
nazionale, parlano di federalismo fiscale, sono gli stessi che vogliono
impedire l’espressione popolare a Vicenza.
Noi, viceversa, siamo più convinti che mai che fermare il progetto
statunitense è possibile. Perché la violenza è segno di debolezza, così
come la volontà di annullare la consultazione popolare rappresenta il
timore che i promotori dell’opera hanno verso questa forma di
partecipazione civica.
Torneremo in piazza, il prossimo 13 settembre; vogliamo portare nelle
strade della città berica il coraggio di Vicenza che non si piega alle
imposizioni. Vogliamo rivendicare il nostro diritto a percorrere,
attraversare, vivere le strade dlla nostra città senza la minaccia del
manganello. Vogliamo difendere la democrazia, rappresentata dal nostro
diritto a manifestare pubblicamente, ad agire e a esprimerci attraverso
la consultazione popolare senza che essa sia vanificata dall’apertura
dei cantieri. Vogliamo le le dimissioni del Questore, responsabile di aver portato a Vicenza la violenza.
Vogliamo difendere la nostra identità; quella di cittadini che amano Vicenza e la difendono.
Fermarli si può, fermarli è compito di ognuno di noi.
SABATO 13 SETTEMBRE, GRANDE MANIFESTAZIONE PER LA DEMOCRAZIA
RITROVO ORE 15.00 P.ZA MATTEOTTI
Per adesioni comunicazione@nodalmolin.it
:: Video 1 ::
:: Video 2 ::
:: Video 3 ::
:: Video completo::
Mattinata di tensione a Vicenza: le forze dell’ordine caricano senza motivo i manifestanti
Sabato mattina, appuntamento alle 11.00 per la seconda iniziativa nelle giornate del Festival no Dal Molin
L’appuntamento era questa mattina alla rotatoria tra
via Dal Verme e via Ferrarin, per la costruzione di una torretta di
controllo nei pressi dell’area dell’aereoporto.
Con i manifestanti anche due spaventapasseri bardati
con magliette col logo del No dal Molin e una grossa radice di albero
secolare: l’iniziativa di oggi, (la seconda
dall’inizio del Festival – edizione 2008), è stata attuata allo scopo
di monitorare l’area all’interno del Dal Molin per controllare che i
lavori non inizino prima della consultazione popolare del 5 ottobre.
I No dal Molin hanno quindi deciso di costruire un punto di controllo
per poi presidiarlo durante le giornate del Festival, in vista della
manifestazione del 13 settembre che arriverà proprio nell’area
dell’aereoporto per verificare che nulla si sia mosso al suo interno.
L’idea della radice e dell’albero invece serve a ricordare che il
progetto sostenuto dalla città di Vicenza per l’area del dal Molin è
quello di costruire un parco pubblico, come si era già sottolineato
nelle iniziative dello scorso anno.
In tanti hanno realizzato la torretta all’esterno
dell’aereoporto, su un terreno privato. In tanti hanno organizzato un
presidio per difenderla. Poi la carica delle forze dell’ordine e il
fermo posto ad alcuni dei presenti.
Nella giornata di domani continueranno le iniziative
davanti al sito Pluto, a Longare sotto i colli berici: un sito che ha
ospitato per anni armamenti nucleari e che si inserisce ora nel
progetto di fare di Vicenza una grande base militare. Infatti, si
sostiene che oggi sia solo un deposito per proiettili esausti, ma in
realtà è certo che si stiano svolgendo dei lavori.
ore 19.30 – Arriva la notizia del
rilascio delle sei persone fermate. Al Festival No dal Molin è stato
promosso un incontro dibattito in cui si susseguono le testimonianze su
quanto successo nel corso della mattinata.
Le considerazioni di
Francesco Pavin e della signora Pina, che dice "Ho avuto paura questa
mattina e non mi sono seduta con gli altri manofestanti…sono stata in
ospedale con le persone che si sono fatte male…Sono qui. E ci sarò
anche domano…la base non si farà".
– [ audio ]
ore 16.00 – I No Dal Molin hanno
promosso nel pomeriggio un presidio davanti alla Questura per
protestare contro i fermi ai danni di sei persone, in seguito alle
cariche di questa mattina.
Inoltre, una quindicina tra feriti e
contusi sono stati accompagnati in ospedale per farsi medicare in
seguito alla brutalità delle manganellate della polizia.
15.15 – Con Francesco Pavin il
commento a conclusione della giornata. "Alcune considerazioni da
fare…di fronte ad una cosa annunciata, pubblica, abbiamo addirittura
presentato ufficiale richiesta in questura… ci siamo trovati prima
uno sbarramento della polizia che abbiamo superato e poi le cariche.
Una allucinante gestione dell’ordine pubblico… All’interno
dell’aereoporto stanno entrando dei mezzi nel segreto più assoluto, da
qui la necessità di avere un punto di avvistamento, di monitoraggio.
Questo non era accettabile per la polizia… Noi vogliamo trasparenza!
E in questo senso sabato 13 sarà una giornata di grande
mobilitazione…"
– [ audio ]
ore 15.00 – Si sta sciogliendo il
presidio davanti alla torretta: le persone, circa un centinaio, che si
trovavano all’interno del giardino privato, hanno deciso di uscire. Un
cordone di donne e uomini sta aprendo un varco per consentire ai
manifetsanti di raggiungere l’ingresso della strada. "Si sta
concludendo, quindi questa mattinata così difficile…I vicentini non
avevano mai visto cariche così pesnati da parte delle polizia…Per noi
questo non deve e non può più accadere. Questa è la forza che cio
accompagna verso la manifestazione di sabato 13 sempre qui davanti ai
cancelli dell’aereoporto Dal Molin"
– [ audio ]
ore 14.15 – Le forze dell’ordine
hanno accerchiato di nuovo il presidio dei No Dal Molin attorno alla
torretta. Stanno partendo delle cariche in questo momento, molto
violente contro i No Dal Molin seduti e inermi. La polizia e i
carabinieri in tenuta antisommossa stanno spingendo e colpendo con
calci e pugni e coi manganelli i manifestanti. "Siamo riusciti ad
aprire un varco nel cordone della polizia…il questore ha ordinato le
cariche da un lato e dall’altro…fortissime. Questo sta accadendo in
questo momento… Mai si era visto a Vicenza un questore che ordina ai
suoi poliziotti, colpite colpite… E’ una scena che non si può
accettare. Non c’era nessun motivo per queste cariche…".
I manifestanti sono chiusi nel giardino attorno alla torretta circondati dalla polizia in tenuta antisommossa.
– [ audio ]
ore 14.00 – I manifestanti
continuano il presidio attorno alla torretta. Le prime due file sono
sedute a terra, come nel corso di tutta la mattinata. Questo rende
ancora più assurde le cariche delle forze dell’ordine contro uomini e
donne sedute per terra: "Una signora è stata trascinata per i
capelli… inaudita e inaccettabile la violenza della polizia di questa
mattina…"
Stanno arrivando molte persone a sostegno dei No dal Molin, i quali si trovano in questo momento a presidiare la torretta.
L’appello di Teo a raggiungere il presidio.
– [ audio ]
ore 13.50 – Le forze dell’ordine caricano senza motivo i manifestanti.
– [ audio ]
ore 12.00 – Le forze dell’ordine
stanno sbarrando la strada al corteo. Metà dei manifestanti riescono
comunque a raggiungere l’area individuata per costruire la torretta di
controllo attarversando i campi di via Ferrarin.
– [ audio ]
ore 11.00 – Giulia, del Presidio Permanente No dal Molin, ci racconta il senso dell’iniziativa di oggi.
– [ audio ]
Questo non è il primo episodio di violenza delle forze dell’ordine a Vicenza: anche il 29 luglio
in occasione della occupazione della stazione dei treni (una protesta
dei No Dal Molin contro la revisione del consiglio di stato) le forze
dell’ordine avevano caricato i manifestanti.
Metropolis café in collaborazione con Ombre Corte Edizioni vende a
prezzi scontati una scelta di libri dal catalogo dell’editrice.
Li potete trovare al Metropolis café in occasione di ogni sua apertura.
Inoltre potete prenotarli scrivendo a metropolis@inventati.org.
Altre case editrici
Il Comitato spontaneo dei Lavoratori della Fondazione
Arena di Verona nasce il 1° Agosto 2008, come conseguenza dello
sciopero del 26 luglio, con il quale buona parte dei tecnici aveva
mostrato la propria indignazione per il licenziamento improvviso di
Aurelio Barbato, responsabile dei tecnici di palcoscenico (macchinisti
ed attrezzisti). In quell’occasione circa sessanta macchinisti avevano
interrotto il montaggio del Nabucco, in scena quella stessa sera, non
appena appresa la notizia del licenziamento del loro capo. Un
licenziamento voluto dalla dirigenza della Fondazione, e costruito con
motivazioni disciplinari tutte da verificare.
Allo sciopero, col passare delle ore e l’avvicinarsi
dello spettacolo, aderivano anche tecnici e impiegati di altri reparti
(attrezzisti, elettricisti, custodi), nonostante la dirigenza avesse
respinto lo sciopero come illegittimo, in quanto senza preavviso,
minacciando ritorsioni nei confronti degli scioperanti. Un
comportamento inaccettabile poiché per lo spettacolo non è previsto
alcun obbligo di preavviso (obbligatorio solo per i settori di pubblica
utilità, quali forze dell’ordine, trasporti, ospedali, scuole etc.), ed
il diritto di sciopero in Italia è tutelato dall’art. 40 della
Costituzione. L’unico dei quattro sindacati firmatari del contratto
nazionale (i cui rappresentanti sono i delegati RSU delle diverse
componenti del teatro) ad appoggiare lo sciopero è stata la SLC-CGIL,
spinta più dalla determinazione dei dimostranti che da una propria
convinzione, mentre UILCOM-UIL, FISTEL-CISL e FIALS-CISAL intimoriti
dall’atteggiamento dell’azienda, avevano consigliato ai lavoratori di
rientrare al lavoro.
Mentre gli scioperanti si organizzavano con volantini
in italiano ed inglese per informare il pubblico già in coda ai
cancelli dell’Arena (c’era il tutto esaurito, ovvero 15.000 presenze)
di quanto stava avvenendo, la Direzione Allestimenti decideva di
ricorrere all’aiuto della cooperativa di facchinaggio e dei tecnici
della manutenzione per continuare il montaggio dell’opera ed andare in
scena comunque, rendendosi responsabile di comportamento antisindacale
(art. 28 dello Statuto del Lavoro, che prevede la non sostituibilità
del lavoratore scioperante).
La sera del 26 luglio il Nabucco andava in scena
ugualmente, con la scenografia montata parzialmente, e nessun annuncio
ufficiale della Direzione di scena al pubblico, fatto che ha suscitato
la protesta del regista e scenografo dell’opera, Denis Krief.
Nei giorni immediatamente successivi allo sciopero, la
Direzione Allestimenti annunciava ufficiosamente che tutti gli aggiunti
(dipendenti stagionali) che avevano preso parte allo sciopero sarebbero
stati esclusi dalle graduatorie per l’anno successivo, mentre gli
stabili non avrebbero avuto conseguenze. Dinnanzi a quest’atteggiamento
illegittimo e intimidatorio dell’azienda i sindacati tacevano, SLC-CGIL
inclusa, lasciando scoperti i lavoratori che avevano legittimamente
manifestato. Per questo un nucleo di lavoratori di diversi settori del
teatro ha deciso di organizzarsi per dare vita ad un Comitato di
autotutela, senza sigle politiche e sindacali.
Dopo aver dichiarato la propria nascita alla stampa
cittadina (L’Arena, Il Verona, Il Corriere di Verona), il Comitato ha
indetto un primo incontro il giorno 3 agosto, invitando con il
passaparola e l’affissione di un volantino e un comunicato alle
bacheche aziendali tutti i lavoratori della Fondazione, dopo l’opera
sulle gradinate del Municipio di Verona, adiacente all’Arena. Con
grande sorpresa degli organizzatori del Comitato spontaneo, alla prima
riunione si registra un’affluenza di circa duecento persone di diversi
reparti (macchinisti, elettricisti, maschere, retropalco, comparse,
orchestra, sartoria, calzoleria, custodia). La gran parte dei presenti
non aveva neanche preso parte allo sciopero del 26 luglio. Dalla
riunione emerge il malcontento di tutti i lavoratori verso una
dirigenza che da vent’anni amministra la Fondazione, fino ad averla
portata ad un debito di venti milioni di euro. Nel corso delle
successive assemblee (5 – 7 – 10 agosto), il Comitato spontaneo ha
raccolto tutte le istanze presentate, e disegnato la propria linea,
attorno a due punti fondamentali:
1)Mantenimento degli organici
(blindatura delle graduatorie di tutti i settori e revisione accordo
per le comparse) 2)Rispetto delle regole (corretta gestione e dignità
del lavoro)
Sulla base di questi due punti l’assemblea ha votato un
documento presentato in data 11 agosto al Presidente della Fondazione
nel quale formalizza la propria esistenza, proclama lo stato di
agitazione e chiede un tavolo di trattativa.
Contemporaneamente
sono stati avviati un percorso culturale rispetto ai diritti sindacali
dei lavoratori (attraverso la consulenza dell’avvocato Roberto
Malesani), la stesura di un libro bianco che raccolga tutti gli sprechi
e le inadempienze degli ultimi vent’anni di gestione, la diffusione di
un appello rivolto al mondo della cultura per sensibilizzare sullo
stato della Fondazione e sul suo futuro. Il Comitato ha deciso inoltre
di studiare il misterioso piano di rilancio aziendale, scritto da uno
studio di commercialisti (Piano Industriale Ghinato), nel quale si
prevedono numerosi tagli in tutti i settori, l’esternalizzazione dei
servizi tecnici, la privatizzazione dei laboratori scenografici (i più
grandi d’Europa).
Noi, lavoratori dell’Arena di Verona, siamo convinti di
essere una risorsa, non un costo e chiediamo la solidarietà di tutti
per fare del teatro un posto migliore.
Appello per un teatro migliore
Crediamo in un teatro migliore!
Questo è un appello che rivolgiamo ad artisti ed
intellettuali e a tutti coloro che operano nel mondo della lirica e non
solo. Cerchiamo un appoggio e un sostegno contro chi, nel tempo, non ha
saputo gestire un teatro, nello specifico la Fondazione Arena, che
versa in condizione economiche gravissime e lanciamo un appello per
contrastare chi si è reso responsabile di un deficit culturale enorme.
Questo teatro non ha più un’identità, svilita negli anni da burocrati
senza nessuna sensibilità Artistica, capaci solo di minacciare e
svalutare i lavoratori in tutti i settori.
Noi siamo i lavoratori e siamo parte integrante del
teatro, perché la costruzione di uno spettacolo è una somma di mestieri
(ci piace usare questo termine) che si incrociano: maestri e professori
d’orchestra, macchinisti, danzatori, maestri del coro, tecnici luci,
figuranti e corifee, addetti all’amministrazione, sarte, scenografi,
falegnami, assistenti alla regia, attrezzisti, maestri collaboratori,
personale di sale e retropalco, porta strumenti; i nostri dirigenti
pensano che sia uguale avere un macchinista o un facchino, una comparsa
con sensibilità artistica ed esperienza o una bella statuina, un
regista capace o uno che sa solo correre, questa è una concezione
amatoriale e poco rispettosa del pubblico che fa perdere prestigio e
svilisce tutti dal tecnico sino al direttore d’orchestra e demotiva
chiunque.
Noi vogliamo tornare ad essere orgogliosi del nostro
lavoro; vogliamo i complimenti di chi viene a dirigere un’opera; non
vogliamo più assistere alle imbarazzanti produzioni del recente
passato; vogliamo che la critica e i giornali parlino dei nostri
spettacoli, ora siamo sistematicamente ignorati; vogliamo una direzione
che ci considera una risorsa e non un costo; vogliamo dirigenti
competenti e non esclusivamente autoritari.
Il compito di questa
realtà culturale, così famosa nel mondo, è produrre spettacoli degni
della notorietà internazionale. Pertanto chiediamo che questi
spettacoli siano di qualità con un tempo adeguato per le prove dei vari
settori, il ripristino delle generali (magari aperte al pubblico),
un’identità forte e un direttore artistico capace di un progetto
culturale e di (ri)portare la Fondazione Arena in giro per il mondo e
non solo nella provincia.
Siamo convinti che da queste decisioni si possa
risolvere la grave crisi attuale, generata non solo da sovrintendenti
che passano, ma soprattutto da questa classe dirigente stabile da
troppi anni. Un teatro aperto e funzionante, sia per la stagione estiva
che invernale, è una ricchezza per la città sia sotto il profilo
economico che culturale, nonché un doveroso rispetto per le aspettative
di qualità del pubblico pagante e per la tradizione popolare che ha
reso Verona nota in tutto il mondo.
Aiutateci con la vostra adesione a tornare grandi.
Il Comitato spontaneo dei Lavoratori dell’Arena di Verona
Fonte: L’Arena – 17/08/2008
Protestano in maschera contro i tagli in Arena
Ieri, sulla scalinata di Palazzo Barbieri hanno fatto «outing». Poco dopo mezzogiorno, una trentina di aderenti al comitato spontaneo di lavoratori della Fondazione Arena, al termine del turno di lavoro, si sono dati appuntamento in piazza per manifestare il loro dissenso contro la conduzione del teatro e per chiedere lumi sul piano di risanamento del teatro in deficit per 20 milioni di euro.
Alcuni avevano una mascherina di carta sollevata sul viso. «È la maschera della paura e del silenzio che oggi ci siamo tolti», esclama uno degli «autoconvocati». Affermano che le adesioni al comitato hanno superato il centinaio.
Herbert Steele, il portavoce, firma il comunicato con le rivendicazioni. Le principali sono la «salvaguardia dei posti di lavoro, precari compresi, anche per la prossima stagione» e «una svolta nella gestione del teatro».
Nei giorni scorsi le hanno formalizzate alla direzione, proclamando lo «stato di agitazione». E domani le presenteranno in Prefettura. «Perché», sottolineano, «l’Arena è un patrimonio di tutta la città». Il comitato spontaneo era nato all’indomani del licenziamento, lo scorso 26 luglio, di Aurelio Barbato, responsabile dei tecnici di palcoscenico. Per protesta, una sessantina di macchinisti avevano interrotto il montaggio del Nabucco, in scena quella sera, ma furono subito rimpiazzati dai lavoratori di una cooperativa.
Gli «autoconvocati» dicono di avere atteso invano delucidazioni sul piano per il rientro dal deficit. «E pensare», ironizzano, «che la direzione per informarci aveva a disposizione tre giorni di tempo questa settimana, vista la cancellazione del Galà Giulietta e Romeo. Un inspiegabile buco di programmazione nel clou della stagione turistica», denunciano, «con una perdita potenziale di tre milioni di euro, per non parlare dell’indotto per la città, poiché ogni serata in media», sostengono, «registra un incasso di 800mila euro… E in questi giorni i lavoratori sono stati regolarmente pagati».
I presenti affermano di non essere mossi da richieste economiche. «Vogliamo che il nostro teatro torni ad essere grande perché riproporre allestimenti vecchi per risparmiare, come dice di voler fare il sovrintendente, è una politica miope, servono novità e innovazione».
Fonte: L’Arena
Martedì 29 luglio 2008
LIRICA
NELLA BUFERA. Dopo che sabato il «Nabucco» è andato in scena nonostante
la protesta dei macchinisti come solidarietà al collega licenziato, la
Cgil non molla
Acque agitate in Arena. Serate ancora a rischio
Ironia del destino, in una stagione lirica finora al di
sotto delle aspettative sul fronte degli incassi, il Nabucco, opera
verdiana tanto cara a quel partito padano cui appartengono il
sindaco-presidente Flavio Tosi e il sovrintendente Francesco Girondini,
rischiava di assurgere a simbolo della catastrofe. Uno sciopero dei
macchinisti, sabato scorso, ha infatti rischiato di far saltare la
rappresentazione, andata in scena dopo che la direzione della
Fondazione Arena aveva sostituito gli operai in che avevano incrociato
le braccia con personale di una cooperativa privata. Una decisione
tacciata come «antisindacale» dalla Cgil che preannuncia «ulteriori
momenti di lotta nei prossimo giorni». E alle accuse
dell’organizzazione sindacale è arrivata l’immediata replica della
direzione dell’ex ente lirico. Lo sciopero dei macchinisti e degli
addetti del reparto attrezzeria era scattato dopo il licenziamento in
tronco, comunicatogli sabato mattina tramite lettera raccomandata, del
capo-macchinisti Aurelio Barbato. «Senza fondato motivo» afferma il
Sindacato dei lavoratori della comunicazione Cgil. Per il portavoce del
sindaco, Roberto Bolis, invece, il funzionario licenziato si era reso
responsabile di gravi negligenze nella messa in sicurezza della
struttura. L’acuirsi della tensione fra la direzione dell’ex ente
lirico e i sindacati rischia ora di rendere ancor più drammatica la
crisi del teatro, che registra un deficit di circa 20 milioni di euro e
che deve fare i conti con una sensibile riduzione degli spettatori. «La
direzione invece di ricercare una soluzione», accusa Giuseppe Di
Girolamo, responsabile del settore lavoratori della comunicazione della
Cgil, «ha minacciato provvedimenti disciplinari per gli scioperanti,
con un gravissimo atto intimidatorio». E sostiene la «piena legittimità
dello sciopero suffragata anche dai pareri dei nostri legali». A
Palazzo Barbieri, tuttavia, si sostiene che la Fondazione «non ha
ricevuto il preavviso nei termini previsti dalla legge». Secondo Di
Girolamo «non c’era da rispettare alcuna procedura di preavviso poiché
la protesta non riguardava trattative in corso, ma un licenziamento di
un dipendente per il quale chiediamo la riassunzione immediata». Nel
suo comunicato, la Cgil, afferma, inoltre che «la cooperativa chiamata
a sostituire il personale della Fondazione non era preparata al
montaggio delle scenografie, non rientrava nei piani di sicurezza e il
suo personale non è stata formato all’utilizzo delle attrezzature e dei
mezzi». Nel pomeriggio di ieri la Cgil ha chiesto un incontro urgente
con la direzione della Fondazione «Fino a sabato mi sentivo parte della
direzione della Fondazione Arena. Aurelio Barbato, 45 anni, un diploma
in scenografia all’Accademia delle belle arti di Napoli e studi di
architettura alle spalle, capomacchista all’Arena dal 1999 mette subito
in chiaro di non essere mai stato sindacalista. E protesta contro
l’«ingiustizia» che afferma di aver subito. «Ho cominciato a lavorare a
13 anni con un certo Nino Taranto, nel 1995 sono entrato in Arena come
macchinista, superando le selezioni per titoli, capacità e meriti
artistici. Prima di venire a Verona, infatti, ho firmato scenografie
con artisti del calibro di Dario Fo, per il quale ho fatto anche il
direttore di scena». L’ex capo-macchinista promette battaglia davanti
al giudice del lavoro: «Chi mi accusa ne risponderà in tribunale. Mi
contestano la mancata installazione di due bulloni, e allora perché
hanno dato il via libera alle prove se la situazione era tanto
pericolosa? Si tratta di motivi pretestuosi come le 21 contestazioni
scritte in un mese delle quali ho risposto al sovrintendente». «So di
non avere un bel carattere», aggiunge, «ma quando mi hanno detto dello
sciopero mi sono commosso. Spero che non subiscano ritorsioni».
Sabato 02 agosto 2008
LIRICA. Nasce un Comitato dei lavoratori Arena, tecnici ancora sul piede di guerra
Non accenna a placarsi lo stato di agitazione dei
lavoratori dell’Arena dopo il licenziamento in tronco del
capo-macchinisti Aurelio Barbato e lo sciopero di sabato 26 luglio in
segno di solidarietà (che non ha tuttavia evitato la rappresentazione
del «Nabucco» vista la chiamata, in extremis, da parte della direzione
della Fondazione, di personale di una cooperativa privata). Una
trentina di loro, rappresentanti del personale tecnico tra macchinisti,
attrezzisti, magazzinieri e sarti, ha dato vita proprio ieri al
Comitato spontaneo dei lavoratori della Fondazione Arena. «Non ci
leghiamo a nessuna sigla sindacale e a nessun partito politico», spiega
il rappresentante Steele Herbert, macchinista in Arena dal 1987,
«nonostante esista affinità con le dichiarazioni di Comunisti italiani,
Rifondazione comunista e Sinistra democratica. Il nostro scopo è agire
in maniera più efficace e autonoma». Tre i punti messi nero su bianco
nella riunione costituente del Comitato: «Innanzitutto la richiesta, da
rivolgere alla Fondazione, di immediato reintegro del collega»,
continua Herbert, «licenziato senza essere stato sottoposto prima ad
alcun provvedimento e per una presunta negligenza in tema di sicurezza,
quando l’incidente avvenuto in fase di smontaggio del "Nabucco" lo
scorso 19 giugno, per il quale la direzione non ci ha ancora fornito
risposte, dimostra che in altri casi proprio la sicurezza è stata
palesemente violata». Secondo il rappresentante, inoltre, su 70 unità
ogni giorno quasi una quindicina di macchinisti è assente, proprio per
problematiche legate al mancato rispetto della sicurezza. «In secondo
luogo vogliamo la tutela dei 60 lavoratori che hanno scioperato il 26
luglio, subendo poi intimidazioni circa il loro futuro in Arena. Terzo,
chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto con presidente,
sovrintendente e Cda, sul futuro del Teatro: dal piano di risanamento
alla programmazione, assente». E per i prossimi giorni, sono già due le
azioni di lotta previste: «Domani dopo lo spettacolo indiremo
un’assemblea», conclude Herbert, «per stabilire i tempi entro cui la
direzione dovrà darci una risposta. Se questa non ci sarà, proporremo
un altro sciopero». Oggi, intanto, dalle 17.30 alle 20, sarà la Cgil a
ribadire le sue contrarietà alla situazione dell’ente, con un presidio
e volantinaggio in piazza Bra.
Lunedì 04 agosto 2008
LIRICA. Dopo il presidio di sabato, proclamato lo stato di agitazione Arena, i lavoratori sul piede di guerra
Sarà una settimana particolarmente calda, e non solo
dal punto di vista atmosferico, per gli spettacoli in Arena. I
lavoratori, divisi in più fronti, confermano infatti lo stato di
agitazione dopo quella che definiscono «la goccia che ha fatto
traboccare il vaso», ovvero il licenziamento «in tronco e senza fondato
motivo» del capo-macchinista Aurelio Barbato, giunto ad aggravare una
situazione che ritengono ormai insostenibile, fatta di «un rilancio che
non si prospetta e una continua riduzione del personale». Sabato sera,
in occasione della prima di «Rigoletto», alcuni lavoratori, tra cui lo
stesso Aurelio Barbato, hanno partecipato ad un presidio organizzato in
Bra dalla Cgil, «per informare i cittadini», fa sapere Giuseppe Di
Girolamo, segretario della Slc Cgil, «di quello che sta succedendo alla
Fondazione Arena». Un’iniziativa nata all’indomani di un incontro tra i
rappresentanti della Cgil e la direzione della Fondazione, svoltosi
venerdì e conclusosi sostanzialmente con un nulla di fatto. «Abbiamo
chiesto il reintegro del collega licenziato, una definitiva chiarezza
sulle intimidazioni a cui i lavoratori, in particolare gli stagionali,
sono stati sottoposti dopo aver partecipato allo sciopero di sabato 26
luglio in segno di solidarietà per Barbato, e la possibilità di aprire
un tavolo di discussione sulle prospettive del teatro», spiega Di
Girolamo. «Inoltre abbiamo ribadito la necessità di rinnovare il gruppo
dirigente: non serve cambiare il sovrintendente, quando i dirigenti
restano gli stessi e da anni non si registra nessuna novità
sostanziale, salvo l’aumento delle terze prestazioni e il ricorso a
cooperative esterne, con un conseguente aumento dei costi». Ma le
risposte da parte della Direzione, spiegano dalla Cgil, sono state
assolutamente evasive. «Per questo abbiamo proclamato lo stato di
agitazione», conclude Di Girolamo, «come preludio di nuove iniziative,
finché la situazione non si smuove». Ma per il momento, dicono, non si
parla di ulteriori scioperi. Chi invece prosegue nel proposito urgente
di «bloccare per una serata la messa in scena dell’opera, come non è
mai successo in Arena», allo scopo di convincere la direzione a
prendere al più presto una posizione, è il neonato Comitato spontaneo
dei lavoratori della Fondazione, che si definisce slegato dalle sigle
sindacali e dai partiti. E che, dopo l’assemblea «costituente» di
venerdì, presenti una trentina di lavoratori, ha già fissato due
assemblee aperte a tutto il personale, da svolgersi stasera e martedì,
a fine turno, per far conoscere ai colleghi gli spunti per la lotta.
«Stiamo spargendo la voce, raccogliendo adesioni non solo tra i
tecnici, ma tra tutti i comparti, dagli addetti al retropalco alle
comparse. E c’è effettivamente interesse», spiega Steele Herbert,
referente del Comitato. «Durante le assemblee voteremo per
ufficializzare lo stato di agitazione e fissare lo sciopero,
probabilmente già in settimana. Il difficile», conclude Herbert, «è
persuadere i colleghi, soprattutto gli stagionali, visto il terrorismo
psicologico messo in atto dalla Fondazione. Ma si è visto che già tre
anni fa, quando le comparse si organizzarono in maniera simile e
scioperarono in massa, costrinsero l’opera ad andare in scena con
pochissimi figuranti. Il problema è che erano da soli: unendo le forze
di tutti i lavoratori, invece, si può davvero oscurare l’opera per una
sera».
Amici e colleghi,
lo sapete perché abbiamo scioperato e perché intendiamo proseguire le iniziative di tutela dei lavoratori tutti?
Perché è stato licenziato un nostro collega in maniera brutale con lo strumento del licenziamento in tronco con motivazioni presunte tutte da capire e dimostrare che i colleghi più a diretto contatto per lavoro hanno vissuto come attentato alla garanzia del posto di lavoro. Ed è solo l’ultimo di altri licenziamenti che il sindacato non ha voluto affrontare.
Se licenziano con motivazioni deboli come la presunta negligenza e poi senza preavviso allora tutti siamo a rischio.
E’ per questo che oggi 1 agosto 2008 nasce il Comitato dei Lavoratori della Fondazione Arena di Verona.
L’iniziativa spontanea parte dal sentimento diffuso di delusione nei confronti del sindacato tradizionale, dimostratosi assente per 3 sigle e impegnato, ma in difficoltà per quanto concerne la CGIL.
Il Comitato nasce anche perché a questo si aggiunge la delusione nel vedere anche l’unica sigla che ha fatto qualcosa poi si è fermata nella lotta senza dare un corso efficace alla lotta iniziata sabato 26 luglio 2008 con lo sciopero, fallendo nel tentativo di coinvolgere il resto del teatro.
Il Comitato si propone come strumento asindacale e apolitico ovvero non politico, nel senso che è totalmente libero da vincoli o alleanze con sigle o partiti politici.
Lo scopo è di riprendersi il diritto di difendersi nell’azione sindacale senza gli ostacoli che vediamo condizionare le 4 sigle storiche di CGIL, CISL, UIL e FIALS.
Non facciamo politica in alcun modo.
Ben vengano gli attestati di simpatia e solidarietà, ma non esiste margine per allenze politiche di alcun tipo.
Ci riprendiamo il diritto di autotutelarci perché non esistono limiti legali o giuridici a questa iniziativa.
Lo sciopero può essere indetto da un comitato di lavoratori esattamente come da una sigla sindacale. Esiste pari dignità etica e giuridica.
Basta al terrorismo psicologico che vuole far credere che la tutela sindacale spetti solo ai sindacati che conosciamo.
Il Comitato prende spunto da quest’ultimo e non unico caso di licenziamento ingiustificato per opporsi ad una Direzione che si comporta continuamente in maniera arbitraria e scriteriata, se non dispotica, minando e violando sistematicamente le regole e i diritti fondamentali: costituzione, statuto dei lavoratori, contratti nazionale e integrativo, regole sulle graduatorie di anzianità fino alla minaccia paventata ed in alcuni casi attuata del ricorso a cooperative per ottenere il nostro silenzio e la nostra obbedienza di fronte a qualsiasi decisone giusta o ingiusta e mai condivisa coi lavoratori.
Questo stile di condotta intimidatorio e di repressione continua sfiora il terrorismo psicologico e riguarda tutti i settori: vedi il numeroso reparto di Sartoria, il Personale di Sala e Retropalco, per non parlare delle Comparse e Corifee, degli organici sempre più assottigliati delle Maestranze Artistiche e per concludere con i reparti Tecnici che registrano e subiscono oramai da diversi anni l’introduzione delle cooperative in assistenza se non anche in becera sostituzione.
Vogliamo dire basta a tutto questo?
Intendiamo continuare a farci mettere i piedi in testa, noi che diamo tutte le sere un senso allo scopo per cui esiste lo spettacolo?
E’ giusto lasciare nelle mani di questa dirigenza logora il nostro presente e ancor più il nostro futuro?
Esiste un futuro per noi? Loro stanno ad un passo dalla pensione!!! Possiamo pensare che gli interessi qualcosa del futuro del teatro?
E’ giusto lasciar far fare ad una dirigenza obsoleta ed inamovibile, resasi corresponsabile del disastro economico in cui versiamo?
Ma ci crede veramente qualcuno che questo debito non risale a molto tempo addietro in contrasto con quello che ci hanno raccontato?
Il Comitato nasce dall’iniziativa spontanea e genuina di un gruppo di lavoratori che hanno raccolto in queste settimane lo smarrimento generale dei colleghi.
Questo piccolo gruppo di persone in buona fede e piene di buona volontà chiama a raccolta tutta la parte del teatro che si sente libera, condivide questo messaggio e intende reagire ai soprusi e alle ingiustizie che subiamo tutti i giorni.
Per questo si afferma la natura democratica e di democrazia partecipativa senza apparati gerarchici di sorta del Comitato stesso.
Il Comitato siete voi se lo vorrete!!!
L’obiettivo è di proporre un’idea nuova e diversa di tutela e lotta sindacale liberi da ogni tipo di vincoli, lacci, accordi sottobanco di alcun tipo.
L’Arena e il Teatro Filarmonico sono due luoghi straordinari in cui si propongono musica e bel canto ad un pubblico emozionante.
Pensiamo che sia nostro diritto condividere questa emozione in virtù dell’impegno da tutti profuso e in considerazione dello sforzo compiuto vista l’unicità della nostra proposta di spettacolo, ma senza l’amaro in bocca per il trattamento che la Direzione ci riserva, calpestando la nostra dignità di lavoratori.
Amici, se questo vi sta a cuore venite numerosi agli incontri che promuoviamo e a cui sarà presente un avvocato per spiegazioni tecniche.
Agli incontri si intende discutere con voi e mettere ai voti i primi obiettivi concreti che ci intendiamo proporre e per cui comunichiamo lo stato di agitazione permanente quale premessa a tutte le altre modalità di azione sindacale che ci spettano legalmente di diritto, ossia:
• Il reintegro con effetto immediato del collega dimesso.
• L’impegno scritto che alcuna ripercussione verrà intrapresa nei confronti dei colleghi che hanno aderito allo sciopero del 26 luglio scorso, in relazione al mantenimento della regola di assunzione per diritto di precedenza e con conferma degli attuali numerici d’organico di settore per il festival 2009.
e in subordine:
• L’Apertura di un tavolo di confronto tra Comitato dei Lavoratori, Cda e Direzione circa il futuro del teatro (vedi programmazione invernale, piano di rientro del disavanzo, ripristino dell’organico funzionale e progetto artistico di medio e lungo termine).
Come denunciato più volte nei
giorni scorsi, questa mattina Hamza e la moglie hanno dovuto lasciare
il loro appartamento a Poiano per l’esecuzione di uno sfratto per
finita locazione. La presenza degli attivisti della Rete Sociale per il
Diritto alla Casa ha reso possibile una mediazione grazie alla quale
non sono stati costretti alla degradante soluzione del dormitorio,
inattuabile anche per le gravi condizioni di salute di Hamza.
L’assessore ai Servizi Sociali Bertacco si è impegnato
a versare una parte dell’affitto per un appartamento trovato in
extremis dalla famiglia, garantito però solo per alcuni mesi. Una
mediazione soddisfacente ma che non risolve la difficile situazione di
Hamza e la moglie, quindi nel prossimo periodo continuerà la pressione
degli attivisti per ottenere una soluzione definitiva alla precarietà
abitativa della famiglia.
Nei prossimi giorni continueranno intanto i colloqui
tra le famiglie che avevano occupato la sede dell’AGEC, i
rappresentanti del Coordinamento Migranti e le autorità preposte a
garantire il diritto alla casa.
Rete Sociale per il Diritto alla Casa
Help-line: 3881737372
Azioni di resistenza agli sfratti, occupazione dell’AGEC e rassegna stampa ai seguenti link:
– Occupata la sede dell’AGEC
– Bloccato uno sfratto
– rassegna stampa 22 luglio 2008
– rassegna stampa 23 luglio 2008
– rassegna stampa 24 luglio 2008
Help-line: 3881737372
Leggi la rassegna stampa del 23 luglio 2008