Ordinanza n. 879 e 881.
Ecco qui, la burocrazia nel suo linguaggio asettico impone al Metropolis di chiudere.
“Cessare immediatamente le attività di intrattenimento” e la “somministrazione di cibi e bevande”. In caso di “inottemperanza” i vigili di Tosi apporranno i sigilli e deferiranno all’autorità giudiziaria. Qualche settimana fa, gli stessi vigili hanno denunciato alla magistratura i responsabili del circolo culturale per “gravi inadempienze” rispolverando un Regio Decreto del 1931. A quando il plotone di esecuzione?
Bella mossa, per il comune. Ti costringono a chiudere in nome di leggi del ventennio. Alla faccia dei diritti di riunione ed associazione riconosciuti a tutti i cittadini dalla Costituzione.
Perché si sa, o almeno lo sanno tutte le associazioni, che se vuoi fare delle attività di carattere sociale, culturale e politico hai bisogno di uno spazio e quindi, a meno che questo spazio non lo occupi o te lo conceda, clientelarmente, il comune, devi pagare un affitto che è pure alto.
Quasi 1000 euro al mese, tra affitto e bollette, paga l’associazione per il MetropolisCafé. Spesa che, insieme a quelle di attività come doposcuola per bambini/e, corso di italiano e computer per migranti, presentazioni di libri e iniziative di autoformazione, computer e internet a disposizione per i soci, azioni e inchieste della Rete sociale per il Diritto alla Casa, aula studio e spazi a disposizione degli studenti, proiezione video e molto altro, viene coperta da iniziative di “intrattenimento”, cioè live, performance, arte, dando spazio a decine di gruppi musicali autoprodotti e dalla “somministrazione di cibi e bevande”.
I vigili (di Tosi) dicono: voi siete un locale pubblico con attività commerciale ed imprenditoriale, quindi sottostate a una certa normativa e alle ordinanze comunali. Le stesse normative e ordinanze, tra l’altro, che producono uno stillicidio e chiusura di molti locali commerciali che il più delle volte vengono rilevati, a prezzi al ribasso, da cittadini cinesi. Non siamo diventati razzisti, ovvio, ma il paradossale effetto delle ordinanze comunali della giunta leghista è sotto gli occhi di tutti.
Noi diciamo: siamo un’associazione che fa iniziative per i propri soci. Come molte altre. Come i rifugi alpini o i circoli parrocchiali. Come i circoli anziani e le sagre paesane. Ma in questi casi i solerti vigili non hanno le stesse attenzioni. Dicevamo che le normative dovrebbero agevolare e promuovere la libertà di associazione sancita dall’art.18 della Costituzione e non obbligare i piccoli circoli culturali ad acquistare una licenza o affiliarsi ai “potentati” associativi perdendo la propria autonomia ed indipendenza. Potremmo dire anche dell’altro, e cioè che Tosi potrebbe giovarsi di alcuni “servizi” elencati sopra e messi gratuitamente da noi a disposizione dei cittadini, italiani e migranti. Ma sappiamo che per questo comune costituisce aggravante più che merito.
Ma al di là delle motivazioni addotte, per noi è molto chiaro l’intento.
Oltre a impedirci di sostenere le spese dello spazio e delle attività, l’altra ragione non detta è che proprio quelle attività che ci ordinano di cessare sono anche quelle che facilitano l’aggregazione e il crescere del protagonismo dei/lle giovani. L’autonomia e l’autoattività delle persone, che scelgono di essere eresia in questa città del decoro, dell’ordine, della pulizia, dei mille divieti, del razzismo istituzionale e di quello delle bande neofasciste.
Sono le molteplici iniziative di contrasto alle ordinanze che limitano la libertà in questa città, che danno fastidio. È l’essere a fianco degli sfrattati e senza casa, che non è tollerabile da questa amministrazione. Sono le battaglie per i diritti di cittadinanza con i nostri fratelli e sorelle migranti, che disturbano. Sono i continui smascheramenti, con eventi pubblici, del connubio tra neonazisti e poteri istituzionali, continuamente ostacolati dal sindaco Tosi, che non sono digeriti. E’ utilizzare la rete ed internet per condividere i saperi e connettere le mobilitazioni, dando spazio anche ai comitati che si battono in questa città per la salvaguardia della salute e del territorio che va censurato. Sono i filmati, che hanno fatto il giro d’Italia, in cui si vedono gli stessi vigili che con i piedi alzano dai loro poveri giacigli i senza fissa dimora, che spingono alla vendetta contro gli attivisti del Metropolis. È l’esistenza stessa di questo spazio autogestito che va colpita. È questo che ci costa la chiusura.
Ma il metropolis è un bene comune che abbiamo costruito negli anni. E non andrà disperso a colpi di ordinanze.
Collettivo metropolis