Concerto intenso e incantevole: Luppi, Bonati, Monico e Parrini @ metropoliscafé

Jazz & Wine. Al Metropolis Cafè due lunghe suite che hanno affascinato il pubblico

Sovvertire i ruoli e i rapporti tra i musicisti attraverso l’improvvisazione è una delle grandi ambizioni di alcune memorabili pagine afro americane successive all’avvento di Ornette Coleman.

Una sfida a cui non si è sottratto il quartetto ascoltato nei giorni scorsi a Veronetta, in occasione del secondo appuntamento con la rassegna Jazz & Wine, organizzata al Metropolis Cafè di via Nicola Mazza. Sul palco con il trio guidato dal tenorsassofonista e flautista Riccardo Luppi (con Filippo Monico alla batteria e Roberto Bonati al contrabbasso) c’era Emanuele Parrini, giovane violinista che è uno dei pochi specialisti del piccolo strumento nel jazz contemporaneo italiano.
Il loro concerto di circa un’ora – tempo massimo per una musica così impegnativa per l’ascoltatore e per i musicisti – è stato suddiviso in due lunghe suite, articolate in quattro temi complessivi attraverso un percorso che si definiva in fieri.
Così l’iniziale andamento del suono frantumato, quasi puntillinistico, e l’alternanza continua di frazioni sonore sbriciolate, ha preso lentamente corpo in una musica per certi versi sinuosa, costruita su un gioco armonico tra contrabbasso e sax tenore, su cui spaziavano grumi sonori intrecciati tra violino e batteria.
Quelli tratteggiati dal quartetto sono sorprendenti paesaggi sonori che passano dall’irruenza deflagrante del sassofono ai declivi più ipnotici e che comprendono anche momenti venati da una sorta di esotismo astratto, quasi orientaleggiante e assimilabile ad alcune pagine di Yuseef Lateef, in particolare quando Luppi prende il flauto traverso.
Il controllo delle dinamiche, ma anche rari walking bass, sono attraversati e circondati da un solismo percussivo beffardo e tellurico alla Milfrod Graves, dal violino e dal contrabbasso che possono farsi percussione, o da un sassofono con ruoli talvolta più armonici che melodici.
Complessivamente quello di Luppi, Monico e Bonati è stato un concerto incantevole e intenso, capace di far comprendere a tutti una logica anche nel sovvertimento della regola.

Di Luigi Sabelli (L’Arena – 24/03/2010)