Questa mattina (mercoledì 24 marzo) un gruppo di attivisti delle Rete Sociale per il Diritto alla Casa hanno bloccato lo sfratto di una famiglia marocchina in via Pisano. Lo sfratto è stato rinviato al 18 maggio. Entro quella data la famiglia,composta da tre persone di cui una bambina di soli dieci mesi, dovrà trovare una soluzione alternativa. Cosa molto difficile dato che il marito ha perso il lavoro un anno fa e la madre guadagna 600 euro al mese lavorando per una cooperativa di pulizie. Il proprietario,oltre a chiedere 450 euro al mese per un appartamento di 50 metri quadri, prendeva 1200 all’anno per le spese condominiali. L’Agec, dopo più di un anno da quando è stata fatta la domanda per l’assegnazione di una casa popolare, non ha ancora dato una risposta.
Sempre in mattinata, un altro sfratto, ancora in Borgo Venezia, è stato bloccato.
Pubblichiamo di seguito il comunicato della Rete Sociale per il Diritto alla Casa con il quale si chiede al prefetto, al tribunale e agli ufficiali giudiziari il blocco degli sfratti in un periodo di crisi in cui migliaia di persone perdono il posto di lavoro e non possono permettersi di pagare affitti esorbitanti .
Dal 2006 sosteniamo le lotte dei precari, stranieri e italiani, per il diritto alla casa, affermando che “la casa è un diritto e le case vuote un crimine”-le occupazioni di alloggi sfitti, resistendo agli sfratti,oggi aumentati in maniera esponenziale anche a causa della crisi economica.
Nel 2009 i dati ufficiali parlavano i 1200 sfratti, un numero quasi raddoppiato rispetto a tre anni prima, il 98% derivanti dalla morosità, e questo significa che o si mangia o si paga l’affitto.
La situazione è ora peggiorata, tutte le settimane il Tribunale convalida decine e decine di sfratti per morosità e le persone vengono prima o poi messe su una strada o in condizioni precarie e spesso indecenti. Per gli stranieri c’è anche la discriminazione delle ordinanze che limitano l’accesso alle case pubbliche.
Di fronte a questo dramma sociale che si inasprisce ogni giorno di più, restiamo stupiti non solo del silenzio delle istituzioni ma anche della mancanza di correttivi. Due anni fa, le nostre iniziative avevano provocato un dibattito pubblico e favorito l’accordo, tra Perfetto, Tribunale, Ufficiali giudiziari e Comune, per un “raffreddamento” delle procedure di sfratto.
Oggi constatiamo che non solo quelle procedure non si applicano ma che, anzi, si tende a non dare spazio alle istanze e alle pratiche legali che hanno l’obbiettivo di ritardare gli sfratti.
Troviamo incredibile che ciò avvenga proprio nel momento di maggior impatto della crisi e quindi di maggior incidenza degli sfratti.
Si rende pertanto necessario un provvedimento radicale che tenga conto della realtà e dei costi sociali che la crisi sta producendo.Questo provvedimento non può che essere una moratoria degli sfratti.
Chiediamo al Prefetto, alle Istituzioni, al Tribunale, agli Ufficiali Giudiziari:
– un provvedimento di moratoria di tutti gli sfratti da parte del prefetto e comunque interventi concreti per garantire agli inquilini e alle loro famiglie il passaggio da casa a casa e non da casa a strada;
– reddito e sostegno al reddito per far fronte alla crisi, con l’apertura di un tavolo per la modifica della Legge Regionale 10/96 e dei regolamenti Ater ed Agec che impediscono a chi è stato sfrattato per morosità di accedere alle case piccole;
– eventuale requisizione di case, sia pubbliche che private, lasciate colpevolmente sfitte o in abbandono o comunque non disponibili sul mercato per volontà dei proprietari, sul presupposto della gravissima emergenza abitativa.
Rete Sociale per il Diritto alla Casa
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