Fonte: L’Arena
Martedì 29 luglio 2008
LIRICA
NELLA BUFERA. Dopo che sabato il «Nabucco» è andato in scena nonostante
la protesta dei macchinisti come solidarietà al collega licenziato, la
Cgil non molla
Acque agitate in Arena. Serate ancora a rischio
Ironia del destino, in una stagione lirica finora al di
sotto delle aspettative sul fronte degli incassi, il Nabucco, opera
verdiana tanto cara a quel partito padano cui appartengono il
sindaco-presidente Flavio Tosi e il sovrintendente Francesco Girondini,
rischiava di assurgere a simbolo della catastrofe. Uno sciopero dei
macchinisti, sabato scorso, ha infatti rischiato di far saltare la
rappresentazione, andata in scena dopo che la direzione della
Fondazione Arena aveva sostituito gli operai in che avevano incrociato
le braccia con personale di una cooperativa privata. Una decisione
tacciata come «antisindacale» dalla Cgil che preannuncia «ulteriori
momenti di lotta nei prossimo giorni». E alle accuse
dell’organizzazione sindacale è arrivata l’immediata replica della
direzione dell’ex ente lirico. Lo sciopero dei macchinisti e degli
addetti del reparto attrezzeria era scattato dopo il licenziamento in
tronco, comunicatogli sabato mattina tramite lettera raccomandata, del
capo-macchinisti Aurelio Barbato. «Senza fondato motivo» afferma il
Sindacato dei lavoratori della comunicazione Cgil. Per il portavoce del
sindaco, Roberto Bolis, invece, il funzionario licenziato si era reso
responsabile di gravi negligenze nella messa in sicurezza della
struttura. L’acuirsi della tensione fra la direzione dell’ex ente
lirico e i sindacati rischia ora di rendere ancor più drammatica la
crisi del teatro, che registra un deficit di circa 20 milioni di euro e
che deve fare i conti con una sensibile riduzione degli spettatori. «La
direzione invece di ricercare una soluzione», accusa Giuseppe Di
Girolamo, responsabile del settore lavoratori della comunicazione della
Cgil, «ha minacciato provvedimenti disciplinari per gli scioperanti,
con un gravissimo atto intimidatorio». E sostiene la «piena legittimità
dello sciopero suffragata anche dai pareri dei nostri legali». A
Palazzo Barbieri, tuttavia, si sostiene che la Fondazione «non ha
ricevuto il preavviso nei termini previsti dalla legge». Secondo Di
Girolamo «non c’era da rispettare alcuna procedura di preavviso poiché
la protesta non riguardava trattative in corso, ma un licenziamento di
un dipendente per il quale chiediamo la riassunzione immediata». Nel
suo comunicato, la Cgil, afferma, inoltre che «la cooperativa chiamata
a sostituire il personale della Fondazione non era preparata al
montaggio delle scenografie, non rientrava nei piani di sicurezza e il
suo personale non è stata formato all’utilizzo delle attrezzature e dei
mezzi». Nel pomeriggio di ieri la Cgil ha chiesto un incontro urgente
con la direzione della Fondazione «Fino a sabato mi sentivo parte della
direzione della Fondazione Arena. Aurelio Barbato, 45 anni, un diploma
in scenografia all’Accademia delle belle arti di Napoli e studi di
architettura alle spalle, capomacchista all’Arena dal 1999 mette subito
in chiaro di non essere mai stato sindacalista. E protesta contro
l’«ingiustizia» che afferma di aver subito. «Ho cominciato a lavorare a
13 anni con un certo Nino Taranto, nel 1995 sono entrato in Arena come
macchinista, superando le selezioni per titoli, capacità e meriti
artistici. Prima di venire a Verona, infatti, ho firmato scenografie
con artisti del calibro di Dario Fo, per il quale ho fatto anche il
direttore di scena». L’ex capo-macchinista promette battaglia davanti
al giudice del lavoro: «Chi mi accusa ne risponderà in tribunale. Mi
contestano la mancata installazione di due bulloni, e allora perché
hanno dato il via libera alle prove se la situazione era tanto
pericolosa? Si tratta di motivi pretestuosi come le 21 contestazioni
scritte in un mese delle quali ho risposto al sovrintendente». «So di
non avere un bel carattere», aggiunge, «ma quando mi hanno detto dello
sciopero mi sono commosso. Spero che non subiscano ritorsioni».
Sabato 02 agosto 2008
LIRICA. Nasce un Comitato dei lavoratori Arena, tecnici ancora sul piede di guerra
Non accenna a placarsi lo stato di agitazione dei
lavoratori dell’Arena dopo il licenziamento in tronco del
capo-macchinisti Aurelio Barbato e lo sciopero di sabato 26 luglio in
segno di solidarietà (che non ha tuttavia evitato la rappresentazione
del «Nabucco» vista la chiamata, in extremis, da parte della direzione
della Fondazione, di personale di una cooperativa privata). Una
trentina di loro, rappresentanti del personale tecnico tra macchinisti,
attrezzisti, magazzinieri e sarti, ha dato vita proprio ieri al
Comitato spontaneo dei lavoratori della Fondazione Arena. «Non ci
leghiamo a nessuna sigla sindacale e a nessun partito politico», spiega
il rappresentante Steele Herbert, macchinista in Arena dal 1987,
«nonostante esista affinità con le dichiarazioni di Comunisti italiani,
Rifondazione comunista e Sinistra democratica. Il nostro scopo è agire
in maniera più efficace e autonoma». Tre i punti messi nero su bianco
nella riunione costituente del Comitato: «Innanzitutto la richiesta, da
rivolgere alla Fondazione, di immediato reintegro del collega»,
continua Herbert, «licenziato senza essere stato sottoposto prima ad
alcun provvedimento e per una presunta negligenza in tema di sicurezza,
quando l’incidente avvenuto in fase di smontaggio del "Nabucco" lo
scorso 19 giugno, per il quale la direzione non ci ha ancora fornito
risposte, dimostra che in altri casi proprio la sicurezza è stata
palesemente violata». Secondo il rappresentante, inoltre, su 70 unità
ogni giorno quasi una quindicina di macchinisti è assente, proprio per
problematiche legate al mancato rispetto della sicurezza. «In secondo
luogo vogliamo la tutela dei 60 lavoratori che hanno scioperato il 26
luglio, subendo poi intimidazioni circa il loro futuro in Arena. Terzo,
chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto con presidente,
sovrintendente e Cda, sul futuro del Teatro: dal piano di risanamento
alla programmazione, assente». E per i prossimi giorni, sono già due le
azioni di lotta previste: «Domani dopo lo spettacolo indiremo
un’assemblea», conclude Herbert, «per stabilire i tempi entro cui la
direzione dovrà darci una risposta. Se questa non ci sarà, proporremo
un altro sciopero». Oggi, intanto, dalle 17.30 alle 20, sarà la Cgil a
ribadire le sue contrarietà alla situazione dell’ente, con un presidio
e volantinaggio in piazza Bra.
Lunedì 04 agosto 2008
LIRICA. Dopo il presidio di sabato, proclamato lo stato di agitazione Arena, i lavoratori sul piede di guerra
Sarà una settimana particolarmente calda, e non solo
dal punto di vista atmosferico, per gli spettacoli in Arena. I
lavoratori, divisi in più fronti, confermano infatti lo stato di
agitazione dopo quella che definiscono «la goccia che ha fatto
traboccare il vaso», ovvero il licenziamento «in tronco e senza fondato
motivo» del capo-macchinista Aurelio Barbato, giunto ad aggravare una
situazione che ritengono ormai insostenibile, fatta di «un rilancio che
non si prospetta e una continua riduzione del personale». Sabato sera,
in occasione della prima di «Rigoletto», alcuni lavoratori, tra cui lo
stesso Aurelio Barbato, hanno partecipato ad un presidio organizzato in
Bra dalla Cgil, «per informare i cittadini», fa sapere Giuseppe Di
Girolamo, segretario della Slc Cgil, «di quello che sta succedendo alla
Fondazione Arena». Un’iniziativa nata all’indomani di un incontro tra i
rappresentanti della Cgil e la direzione della Fondazione, svoltosi
venerdì e conclusosi sostanzialmente con un nulla di fatto. «Abbiamo
chiesto il reintegro del collega licenziato, una definitiva chiarezza
sulle intimidazioni a cui i lavoratori, in particolare gli stagionali,
sono stati sottoposti dopo aver partecipato allo sciopero di sabato 26
luglio in segno di solidarietà per Barbato, e la possibilità di aprire
un tavolo di discussione sulle prospettive del teatro», spiega Di
Girolamo. «Inoltre abbiamo ribadito la necessità di rinnovare il gruppo
dirigente: non serve cambiare il sovrintendente, quando i dirigenti
restano gli stessi e da anni non si registra nessuna novità
sostanziale, salvo l’aumento delle terze prestazioni e il ricorso a
cooperative esterne, con un conseguente aumento dei costi». Ma le
risposte da parte della Direzione, spiegano dalla Cgil, sono state
assolutamente evasive. «Per questo abbiamo proclamato lo stato di
agitazione», conclude Di Girolamo, «come preludio di nuove iniziative,
finché la situazione non si smuove». Ma per il momento, dicono, non si
parla di ulteriori scioperi. Chi invece prosegue nel proposito urgente
di «bloccare per una serata la messa in scena dell’opera, come non è
mai successo in Arena», allo scopo di convincere la direzione a
prendere al più presto una posizione, è il neonato Comitato spontaneo
dei lavoratori della Fondazione, che si definisce slegato dalle sigle
sindacali e dai partiti. E che, dopo l’assemblea «costituente» di
venerdì, presenti una trentina di lavoratori, ha già fissato due
assemblee aperte a tutto il personale, da svolgersi stasera e martedì,
a fine turno, per far conoscere ai colleghi gli spunti per la lotta.
«Stiamo spargendo la voce, raccogliendo adesioni non solo tra i
tecnici, ma tra tutti i comparti, dagli addetti al retropalco alle
comparse. E c’è effettivamente interesse», spiega Steele Herbert,
referente del Comitato. «Durante le assemblee voteremo per
ufficializzare lo stato di agitazione e fissare lo sciopero,
probabilmente già in settimana. Il difficile», conclude Herbert, «è
persuadere i colleghi, soprattutto gli stagionali, visto il terrorismo
psicologico messo in atto dalla Fondazione. Ma si è visto che già tre
anni fa, quando le comparse si organizzarono in maniera simile e
scioperarono in massa, costrinsero l’opera ad andare in scena con
pochissimi figuranti. Il problema è che erano da soli: unendo le forze
di tutti i lavoratori, invece, si può davvero oscurare l’opera per una
sera».