Verona. Famiglia sfrattata, stop dal prefetto

Fonte: L’Arena – giovedì 17 gennaio 2008 cronaca pag. 12

LA VICENDA. La dottoressa Italia Fortunati ha ottenuto una proroga a favore dei nigeriani residenti alle Golosine colpiti da un provvedimento esecutivo

Famiglia sfrattata, il prefetto li soccorre in extremis. È stato il prefetto Italia Fortunati a chiedere una proroga di qualche giorno per uno sfratto esecutivo in via Caccia al civico 5, nel quartiere Golosine. Questa volta a finire sulla strada doveva essere una famiglia nigeriana, gli Aghinien, composta da mamma, papà, quattro figli; il primogenito ha 13 anni, il secondogenito nove, una bimba di sette e il più piccolo non ha ancora due anni.

L’INTERVENTO. A chiedere l’intervento del rappresentante dello Stato è stato il coordinamento migranti per voce dell’avvocato Roberto Malesani. Ieri è stata una mattina caratterizzata dal susseguirsi di telefonate, fatta di richieste di aiuto mentre l’ufficiale giudiziario accompagnato dalla forze dell’ordine e dalla Digos, intervenuta sul posto visto l’interessamento degli esponenti del Centro sociale La Chimica, arrivati per dare un concreto aiuto alla famiglia, notifica il sopravvenuto sfratto esecutivo. Dall’altra parte oltre alla camionetta della polizia, alle volanti partite dalla caserma di Borgo Roma, il proprietario dell’appartamento, Marco Venturi, accompagnato da uno degli avvocati dello studio legale Caprara.
Lo stabile dove vivono gli Aghinien non lo si può di certo definire signorile: il cappotto che riveste la struttura è logoro, l’entrata si presenta con muri scrostati e l’impianto elettrico esterno. Le scale sono strette e sporche. L’appartamento, all’ultimo piano di 70 metri quadri si divide in un cucinotto, un soggiorno, due camere e un bagno. Il canone è di 750 euro mensili. L’impianto idraulico lascia a desiderare così come quello elettrico. «Basta un salvavita perché sia a norma», assicura il proprietario.
LE VALIGE. Gli Aghinien hanno provveduto a mettere sul pianerottolo il frigorifero, due televisori. Le valigie sono fatte, non si oppongono allo sfratto dato per morosità ancora il 19 dicembre del 2006 e che sarebbe dovuto essere definitivo già un mese dopo. E anche se su quel «per morosità» c’è molto da dire. Dalle ricevute esibite dal capofamiglia risulta che gli affitti compresivi di spese legali erano stati saldati ancora prima dell’udienza di convalida dello sfratto per un totale di 4.500 euro a fronte della richiesta della proprietà che ne chiedeva 4.350.
Agec ha già assegnato alla famiglia nigeriana un appartamento: vi sarebbe dovuta entrare tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Gli Aghinien sono extracomunitari con le carte in regola: il papà lavora per una cooperativa, fa lo stradino. Ha un lavoro fisso da più di cinque anni. Non è mai rimasto con le mani in mano. Nella stessa casa vive anche sua sorella. Lei invece non ci sta a farsi buttare in strada. E si incatena al divano.

IN AUTO. «Non chiedo elemosina. Mi hanno già fregato una volta. Se la mia famiglia non potrà rimanere unita significa che dormiremo in automobile», afferma il capofamiglia. I loro figli sono ben integrati, vanno tutti a scuola. Il più grande frequenta le superiori alla scuola inglese a Roma. Il suo sogno è quello di fare il meccanico, quello che mamma Patience ha per lui è che possa tornare nella sua terra e vivere felice, senza soffrire la fame, la guerra, la paura.
I rappresentanti della Chimica hanno appeso uno striscione al balcone dell’appartamento dei nigeriani e con un altoparlante sono tornati a ribadire i concetti fatti di diritto alla casa, di rispetto dei diritti umani. Per loro le ultime delibere Agec svantaggiano gli immigrati. E dalla strada un tunisino ha invitato gli extracomunitari ad incrociare le braccia in tutta la regione. «Senza di noi si fermerebbe tutto». Gli Aghinien sono diventati il simbolo dei migranti costretti a vivere in case definite a norma e a pagare affitti stratosferici.

Altri articoli:
il Verona
Corriere di Verona