Verona: lavoratori scioperano, bloccano produzione e impediscono licenziamenti

Lunedì 31 dicembre 2007 – Mercoledì 2 gennaio 2008.

Veronella provincia di Verona: 20 lavoratori migranti con il supporto dell’ADL RdB Cub scioperano, bloccando il lavoro e impedendo l’accesso alla cooperativa Excel appaltatrice della DHL leader mondiale nel settore dei servizi di corriere espresso internazionale ottenendo l’annullamento del provvedimento di immediato licenziamento.

La cooperativa che usava lo stratagemma di sciogliersi e ricostituirsi con altro nome ogni fine anno, licenziando i soci-lavoratori (oltretutto senza pagare liquidazione, tredicesima…) per bloccare gli scatti di anzianità e per ridefinire dietro il ricatto della possibile riassunzione nella nuova coop. mansioni e inquadramento, è stata costretta a rivalutare le proprie “strategie aziendali” grazie alla determinazione e alla lotta di questi giorni.

Lunedì 31 dicembre 2007

Ci troviamo a Veronella, uno dei tanti paesini dell’est veronese ormai collegati uno all’altro dall’infinita estensione di capannoni, fabbrichette e fabbricati…i luoghi dell’allora miracolo nord-est, dell’allora metal-mezzadro trasformatosi in piccolo imprenditore…ma anche e soprattutto luoghi dell’esternalizzazione, dell’appalto e del sub appalto, delle cooperative di servizi che pigliano dalle multinazionali come la DHL gli ordini per imballare ed etichettare le merci che saranno consegnate lungo le mille strade di cemento della metropoli orizzontale.

Cooperative come la Excel create per sfruttare chi il lavoro è costretto a cercarlo ad ogni costo, soprattutto se questo gli consente di ottenere, oltre ad un misero stipendio, l’agognato permesso di soggiorno. Cooperative di servizi create spesso per occultare, dietro lo schermo del rapporto societario (socio-lavoratore), rapporti di lavoro subordinato aggirando le norme che lo garantiscono.

Ma la musica cambia quando fuori dai cancelli dell’immenso fabbricato della cooperativa fantasma (non ci sono ne insegne esterne, ne indicazioni per raggiungerla) si trovano i lavoratori a presidiare la via d’accesso determinati a scioperare e a bloccare eventuali camion o crumiri che volessero passare per continuare l’assemblaggio.

Arrivano anche alcuni carabinieri, chiamati dai “proprietari” (anche loro soci-lavoratori) della cooperativa Excel, che si piazzano davanti ai cancelli…

Nel frattempo un corriere DHL con il proprio furgone vorrebbe entrare per consegnare del materiale ma è invitato a fare marcia indietro e ad andarsene…, il presidente della cooperativa minaccia di assumere altri lavoratori…nessuno si scompone e il presidio continua fino a pomeriggio inoltrato, fino a quando entra in scena il presidente del consorzio Usca: scopriamo che la coop. Excel è una delle entità fittizie e mutanti consorziata sotto l’egida dell’Usca…insomma una sorta di scatole cinesi.

Il presidente del consorzio ritratta le posizioni e accetta le condizioni dettate legittimamente dai lavoratori e cioè nessun licenziamento e garanzia che il contratto di lavoro prosegua come previsto a tempo indeterminato.

E’ una prima vittoria. Per noi la vertenza è appena iniziata perché i diritti da pretendere sono ancora molti, perché i lavoratori che hanno alzato la testa e sono usciti dall’invisibilità hanno dimostrato unità e forza, perché la loro lotta è un esempio concreto di autonomia e ribellione che si contrappone alle strategie di sfruttamento e sopraffazione dettate dal mercato del lavoro diffuso e globale    

 
COORDINAMENTO MIGRANTI VERONA
ADL – RdB CUB VERONA

Verona – Panche antirelax: segati i braccioli

Fonte: L’Arena – domenica 23 dicembre 2007 cronaca pag. 12
PROTESTE. Plateale iniziativa dei gruppi della
Chimica e di Metropolis contro il Comune

Panche «antirelax» segati i braccioli

 
Hanno segato due traversine antibivacco, lavorando sodo con l’aiuto
perfino di un compressore e dandoci dentro con il flessibile. A volto
coperto e con gli occhiali da saldatori per non prendersi le «sginse»
negli occhi, hanno lavorato in totale sicurezza, secondo le norme
antifortunistiche. Un’altra parte del gruppo ha invece accompagnato il
gesto che è stato definito definito «simbolico», ma che di certo
simbolico non è, con l’esposizione di uno striscione con scritto
«Lavori in corso per messa in sicurezza».

È accaduto alle 14.30 in
piazza Indipendenza, nei giardini delle Poste, quando gli «Operai
solidali del Comune a venire», come si sono definiti in un volantino,
hanno preso di mira le panchine di ferro, che sono state sistemate dal
sindaco Tosi, nello spazio riservato ai pic-nic. E’ stato un lavoro
eseguito, si fa per dire, di fino. E poi sono spariti, prima
dell’arrivo della polizia.
Ma è bastato un rapido giro attorno
alla zona delle Volanti e negli uffici della questura di Lungadige
Galtarossa sono finiti sette giovani, tra i quali anche cinque
minorenni. I simpatizzanti dei centri sociali sono stati fotosegnalati
e poi denunciati all’autorità giudiziaria per danneggiamento. «Questa
denuncia non ha alcun fondamento», sostiene l’avvocato Roberto
Malesani, «nessuno dei miei assistiti ha partecipato all’operazione
«incriminata». Gli agenti della Digos hanno sequestrato i flessibili e
alcuni passamontagna.
Il gesto è stato subito inquadrato come un
atto vandalico. A sostenerlo anche Giancarlo Montagnoli, ex assessore,
che transitava vicino alle Poste proprio mentre c’erano i «lavori in
corso». Ma per La Chimica e Metropolis si tratta di «un boicottaggio
costruttivo della politica di Tosi».
Il gesto in piazza Viviani è
stato annunciato via e-mail e in piazza erano presenti molti esponenti
della sinistra antagonista. Subito dopo sono arrivati gli agenti della
Digos e alcune volanti della polizia.
In sette sono stati
accompagnati in questura nonostante l’opposizione dell’avvocato del
coordinamento migranti Roberto Malesani. Il legale ha contestato subito
il fatto che nessuno dei fermati era stato colto in flagranza di reato.
Nel frattempo da via Nizza è stata vista transitare l’auto blu di
Flavio Tosi, che però ha tirato dritto. «Esprimiamo solidarietà al
gruppo “operai solidali”, per avere con un gesto forte voluto ridare
dignità alle panchine che devono tornare alla funzione originale,
ovvero di accoglienza», hanno affermato gli esponenti de «La Chimica».
Ma prima o poi potrebbe arrivare il conto.


LA CURIOSITÀ. Il progettista Libero Cecchini:
«Furono messi senza nemmeno avvisarmi»
Ma i sedili antibivacco c’erano già da anni

 
Eccola la madre di tutte le panchine anti bivacco. Da oltre dieci
anni
alla Camera di Commercio in fondo a corso Porta Nuova, stravolgendo il
progetto originale del 1967 dell’architetto Libero Cecchini, hanno
creato con tubi d’ottone «art nouveau» sagomati ostacoli che
impediscono di sdraiarsi sul sedile delle bellissime panche in marmo
del porticato. È proprio questo il prototipo veronese delle «schiene
dritte» obbligatorie, anche perché quelle installate in piazza
Indipendenza non hanno – singolarmente – nemmeno lo schienale.

«Alla
Camera di Commercio», racconta Cecchini, «senza nemmeno dirmi niente,
hanno “sbarrato” le panche in Rosso Sant’Ambrogio che già da sole non
devono essere il massimo del comfort per chi volesse dormirci. Volevano
persino chiudere il porticato, perché a Verona si chiudono tutti i
portici, antichi e moderni».
Quale oltraggio al bon ton urbano sia
costituito dal riposare nei giardini urbani (tutti spelacchiati, tra
l’altro, tranne quelli in Bra), dopo una faticosa visita ai monumenti
della città, remunerativa per casse comunali e commercianti cittadini,
non è dato sapere.
Il problema di chi non può permettersi un
albergo, un ristorante o le poltroncine di un bar non lo si risolve
impedendogli il riposo. Forse basterebbe pubblicizzare maggiormente i
siti in città dove gli indigenti possono trovare un pasto caldo, dei
vestiti, doccia calda, una branda, magari un lavoro part-time. «La pòra
gente», dice Cecchini, «c’è sempre stata, cacciarla vuol dir solo
spostarla. Il problema resta, solo socialmente peggiorato».
La
Camera di Commercio è tra l’altro proprietaria della Domus Mercatorum
in piazza Erbe, un edificio abbandonato da decenni, lordato dai
rifiuti, vuoto, con i vetri rotti, e reso invisibile ai cultori del
medioevo e del rinascimento veronese. Con poca spesa in attesa che ne
decidano l’uso ottimale, potrebbe diventare un bell’ostello provvisorio
per affrontare le emergenze. Non sarebbe un bel ritorno d’immagine per
la proprietà e per l’intera città?

Verona – Messe in sicurezza le panchine “antirelax”

Sabato pomeriggio 22 dicembre a Verona sono stati segati i braccioli che impediscono di sdraiarsi sulle panchine pubbliche.

Questo modello di panchina chiamato ipocritamente
"antirelax" è stato installato dalla giunta Tosi in via sperimentale in
P.zza Indipendenza, nei giardini delle Poste. Il fine è chiaramente
quello di impedire di sdraiarsi e di colpire così non solo i turisti
affaticati dalle visite per la città, ma soprattutto i senza fissa
dimora che usano queste panchine come giaciglio.

Il Collettivo Metropolis, la Chimica, il Coord.
Migranti di Verona esprimono solidarietà agli "operai solidali" che
hanno messo in sicurezza le panchine riconsegnandole alla città ed alla
loro originaria funzione di accoglienza.

 

messa in sicurezza

Di seguito il testo del volantino che rivendica l’iniziativa.

 


(Ci hanno insistentemente spiegato che Verona non è una città sicura)

Siamo d’accordo, Verona è una città insicura

E’ insicura per i meridionali che entrano nei bar, non
mangiano kebab per strada, ma sulle strade di Verona lasciano il
proprio sangue aggrediti dai fascisti. E’ insicura per chi a Verona
lavora, paga le tasse, ma non trova casa perché le immobiliari non
affittano agli stranieri. E’ insicura per i precari, gli studenti, i
migranti ai quali non viene riconosciuto alcun diritto, che non siano
in grado di conquistarsi da sé. E’ insicura per gli imprenditori che
gestiscono i call centers, per i negozianti stranieri, per gli
ambulanti, costretti a decine di controlli al giorno che non toccano
gli evasori fiscali, i negozianti del centro che dichiarano al fisco
meno delle loro commesse ma che votano in modo bulgaro per i nazi della
lista Tosi, gli imprenditori che ammazzano i propri operai, chi lucra
sugli affitti in nero degli studenti e dei migranti.

Abbiamo voluto intervenire con una messa in sicurezza.

Dal basso, pubblica, condivisa.

Noi apriamo spazi di libertà , dove altri sfogano la
propria paranoia di finta sicurezza. Noi restituiamo ad un uso pacifico
e comune quello che altri vogliono restringere, chiudere, selezionare,
rendere disagevole.

Noi siamo per il comfort e la dolcezza del vivere.

Lavoriamo per il comune diritto alla felicità.

Noi apparteniamo a un’altra città.

(Operai solidali del comune a venire)

Vicenza – No a una città di guerra! Ex caserma restituita alla città

Questa sera intorno alle ore 21.00, un gruppo di studenti ha occupato l’ex caserma nei pressi dello stadio di Vicenza abbandonata da 10 anni. Per la tre giorni Europea No Dal Molin, un centinaio di giovani hanno liberato questo spazio dalla guerra per restituirlo alla città e riconvertirlo ad uso civile. Una caserma No war, la definiscono gli occupanti, che servirà anche ad accogliere i manifestanti che arriveranno in città a partire da (…)

15 dicembre: tutt@ a Vicenza – No War Express

15 dic 07 -> Da Verona per Vicenza
appuntamento da stazione P.ta Nuova ore 12.15 

15 dicembre 2007 - vicenza

Sabato 15 dicembre riparte il treno ribelle : "No war express"! da Milano e dalla Lombardia, dall’Italia e da tutta Europa torneremo in tanti a Vicenza per ribadire sempre con più forza il nostro NO ALLA GUERRA, alle politiche di devastazione che produce nei territori e per la difesa dei beni comuni!

Ribellarsi è giusto!

Stop this fuckin’ war!

13 . 14 . 15 dicembre a Vicenza 3 giornate di mobilitazione europea . Stop this fuckin’ war!

Speciale di globalproject_vicenza > Vicenza, sabato 15 dicembre manifestazione europea
ore 14 Piazzale della Stazione Fs
Speciale 14 / 15 / 16 dicembre > tre Giorni di mobilitazione europea No Dal Molin
Durante l’assemblea del Patto di Mutuo Soccorso all’interno del No Dal Molin Festival è stata lanciata per metà dicembre una tre giorni di mobilitazione europea a Vicenza.[…]

Bologna 8-9/12. Lineamenti di sovversione metropolitana

Uninomade ha già affrontato in alcuni degli scorsi appuntamenti il tema della metropoli analizzandone spazi, soggetti, dispositivi, economie; oggi si tratta di riprenderlo tematizzando in maniera stringente e diretta la questione dell’organizzazione metropolitana delle lotte.
A partire dalle rivolte del 2005 e del 2006 in Francia, passando per l’insorgenza dell’Ungdomshuset di Copenaghen e il contro- summit di Rostock contro il g8, percorrendo la resistenza di Vicenza ed attraversando la manifestazione del 9/06 a Roma e la recentissima scadenza genovese, una nuova stagione di conflitti autonomi si propone come un nuovo ciclo di lotte che, a livello europeo, ha al suo centro la questione della rivolta contro il biopotere e l’attacco alla rendita capitalistica.
Con questo seminario vorremmo provare a territorializzare queste "urgenze", queste problematizzazioni, queste nuove insorgenze, nel contesto italiano; un contesto ricco di potenzialità, ma anche di difficile praticabilità allo stato attuale: le attuali manifestazioni ci spingono alla ricerca urgente e materiale per un nuovo e più alto "essere movimento".
L’attualità d’altra parte ci trova immersi in un faccia a faccia violento e continuo con una società metropolitana governata da dispositivi securitari sempre più totalizzanti, da una miseria crescente delle condizioni di esistenza, da un attacco feroce verso tutte le esperienze di autonomia cresciute nei nostri territori negli ultimi decenni. Ma se la disperazione e la sofferenza sono palpabili, è vero anche che si danno nuovi processi di soggettivazione, nuove forme di vita cominciano a organizzarsi contro la metropoli, nuovi conflitti alludono in modo sempre più diretto alla costruzione di elementi del comune che si pongono in antagonismo al biopotere organizzato nel e dal capitale. Da questa polarizzazione vogliamo ripartire per disegnare le linee essenziali di una dinamica sovversiva: una mappa spaziale e temporale delle insorgenze metropolitane in Europa perché il nuovo ciclo di lotte si approfondisca costruendo allo stesso tempo le sue forme di organizzazione.

Uninomade | Lineamenti di sovversione metropolitana/ Spunti introduttivi

Sabato 8 e domenica 9 Dicembre 2007
TPO di via Casarini 17/4 – Bologna

 

Programma:
Sabato 8 dicembre – h.10.30/14.00
Presentazione del Seminario: Andrea Ghelfi

Relazioni:
(Titoli provvistori ed modificabili a descrizione del Relatore)
Marcello Tarì: “Copenaghen-Rostock-Europa. 20 tesi su metropoli e sovversione.”
Gianmarco De Pieri: “Fabbrica Bologna.”
Francesco Raparelli: “Governance, centri sociali e produzione dei saperi: una prospettiva da Roma”

14/14.45 Pausa

15.00/18.00

Agostino Petrillo:La forma Metropoli
Toni Negri: "Metropoli e rivoluzione: immaginazione costituente, democrazia assoluta, comunismo"
* (Siamo in attesa di conferma di Christian Marazzi Federico Chicchi)

Domenica 9 dicembre – h.10.00/14.00
Tavola Rotonda e discussione comune:
Scadenza Metropoli: l’organizzazione, l’autonomia, la sovversione.

Oltre ai relatori di Sabato sono stati invitati ad intervenire e partecipare:
Alberto De Nicola (Roma) – Antonio Musella (Napoli) – Uniriot (Torino) – Domenico Chionetti (Genova) – PrePrint (Bologna) – Pillola Rossa (Milano) – Vittorio Sergi (Firenze) – Nicola Mancini(Senigallia)..

Per informazioni:
TPO di via Casarini 17/4 – Bologna
Bus A-B-35-86-18,

Verona – No al nuovo apartheid e alle politiche razziste

Fonte: L’Arena

IMMIGRATI IN PIAZZA. In Bra manifestazione di protesta del coordinamento migranti. In testa l’avvocato Malesani

«Diciamo basta al nuovo apartheid di Verona. Da oggi sarà guerra contro
questa amministrazione». Roberto Malesani, avvocato del Coordinamento
Migranti di Verona, non usa mezzi termini e, microfono alla mano,
denuncia le «politiche razziste adottate dall’amministrazione Tosi».
Lo
fa in piazza Bra, davanti a 300 immigrati extracomunitari, in
prevalenza del Senegal e del Marocco che si sono dati appuntamento alle
15 di ieri davanti a Palazzo Barbieri. A loro sostegno ci sono anche
cittadini veronesi. Sui cancelli degli arcovoli dell’Arena sono appesi
due striscioni: «Qui il razzismo è di casa, vergogna» e «L’Italia è una
Repubblica fondata sul lavoro…migrante».
Nel mirino dei
manifestanti i recenti provvedimenti del Comune: quello dei dieci (e
non più due) anni di residenza in città per avere una casa Agec e
quello ventilato dal sindaco Flavio Tosi e prima ancora adottato a
Cittadella che nega la residenza a chi non dimostra di percepire almeno
cinquemila euro l’anno.
Poi ci sono i commercianti stranieri che
raccontano di essere presi di mira con controlli a tappeto nei negozi
da parte delle forze di polizia. «Vengono solo da noi», dicono, «perché
extracomunitari: ci prelevano, ci portano in questura e ci fanno
perdere giornate intere di lavoro». «Ci sono i cowboy ma ci sono anche
gli indiani», dice Moustapha Wagne, segretario del Coordinamento. Diouf
Ahmed rappresenta la comunità senegalese di Verona. «Siamo in duemila,
provincia compresa. Lavoriamo all’Aia, in Galtarossa, negli alberghi,
negli autotrasporti. Ho sempre difeso Verona dall’accusa di essere una
città razzista, ci vivo e lavoro da 17 anni, ma ora certi provvedimenti
sono indifendibili».
Alle 16.45 la ghanese Hamiedo Fausia e Khaled
Ben Amm del Coordinamento s’incatenano: resteranno lì «finché non ci
riceve il prefetto o non viene qua Tosi». Malesani convince alcuni
facinorosi a non salire sulle scalinate: carabinieri e polizia
fronteggiano la situazione. Dalla prefettura arriva l’ok e un gruppo di
sei persone tra cui Malesani, Wagne e un rappresentante dei
commercianti, Sall, viene accolto in via Santa Maria Antica.
La
notizia scatena gioia e speranza tra i presenti. Si attende fino alle
18.50 il ritorno della gruppo. Nel frattempo al microfono si alternano
improvvisati comizi. Il leit motive è l’accusa di «usare le politiche
per la sicurezza per controllare, dividere e discriminare, con il solo
risultato di fomentare odio, razzismo e far crescere la povertà
materiale e culturale. A scapito dell’accoglienza e della solidarietà».
In molti si alternano a raccontarci le loro storie. C’è Hamza Chaabane,
che da 10 anni aspetta la casa Agec e che dopo sette anni è stato
licenziato: ha quattro figli e costruiva strade come operaio per una
ditta. Un altro ci racconta che in Galtarossa lavora da dieci anni.
Ora, solo a lui, non permettono più di scaldarsi l’hamburger nel
fornetto: manda cattivo odore, gli dicono. Due giovani ragazze
senegalesi puliscono camere negli alberghi: 5,60 euro l’ora, e in 60
minuti devono pulire tre stanze. Poco prima delle 19 i sei tornano in
Brà. «Un incontro cordiale», spiega Malesani alla folla, «il prefetto
ci ha fatto queste promesse: studiare una modalità per agevolare il
rinnovo dei permessi di soggiorno senza dover aspettare fino al 2009,
incontrarsi con il Comitato per la Sicurezza, composto da Forze
dell’ordine e sindaci, per valutare la modalità dei controlli ai
commercianti stranieri con forme più eque e valide per tutti. Il
prefetto ci ha inoltre confermato che a stabilire le regole per la
residenza in Italia è lo Stato e non il Comune. Daremo battaglia per
cambiare la delibera Agec».
«Siamo tutti uguali», conclude
Moustapha, «chi sbaglia deve pagare, ci batteremo per non essere
discriminati: se le promesse non saranno mantenute entro dieci giorni
torneremo qui e non ci sposteremo finché le cose non cambieranno». Sono
le 19.10, gli incatenati possono slegarsi. L’assemblea, soddisfatta, si
scioglie.

Verona – I diritti non li concede nessuno: i diritti si strappano!

Una piazza bella, potente. Che rovescia il discorso degli imprenditori politici della paura e che riappropria il prolema della sicurezza. Cinquecento tra migranti, precari, cittadini. L’indignazione contro il razzismo, la reorica securitaria che vuol bandire i poveri dalla città, il silenzio dietro il quale si vorrebbe costruire una città del terrorismo e dell’insicurezza. Non solo una battaglia dal basso per i diritti negati, ma una presa di parola che riappropria il centro cittadino al protagonismo dei migranti; al protagonismo di chi disegna traiettorie imprevedibili di libertà.

Un presidio partecipato, innanzitutto. E poi un confronto secco con l’amministrazione leghista e fascista della città, con le agenzie immobiliari che rifiutano la casa ai migranti, con la polizia. Dopo una serie di interventi al microfono in cui è stato espresso il vissuto di rabbia dell’immigrazione, l’impossibiltà di trovare casa, innanzitutto, e poi la contraddizione tra la centralità del lavoro migrante nella produzione di valore nel ciclo dell’economia del nordest e il suo disconoscimento sociale, alcuni migranti si sono incatenati al comune respingendo i cordoni della polizia, aprendosi lo spazio, imponendo un incontro al prefetto. La rivendicazione della sicurezza nel rinnovo del permesso di soggiorno. Il rifiuto del controllo continuo e accanito delle guardie municipali, autentica polizia privata di Tosi.

Il diritto alla casa. Alla salute. Ad una vita dignitosa.

La piazza occupata dalla presa di parola di chi si vuol far tacere. La riapertura dal basso del perimetro dei diritti.

Perché i diritti si costruiscono nella ritmica di un’insorgenza di tutti i giorni.

Coordinamento migranti – Collettivo Metropolis 

Hanno partecipato anche: csoa la chimica, pink, sinistra critica

Già alle ore 15.30, 300 persone iniziano a presidiare la piazza.
Si susseguono interventi al microfono tra migranti e realtà di movimento. Vengono fatte ascoltare pubblicamente le telefonate alle agenzie immobiliari.
Si chiede un incontro immediato con il Prefetto per ottenere:
-la proroga del vecchio permesso di soggiorno fino alla consegna del nuovo permesso;
-la cancellazione delle delibere AGEC che rendono più difficile agli immigrati l’accesso alla casa pubblica;
-la cancellazione della delibera comunale che ha alzato di nuovo i parametri per l’idoneità dell’alloggio;
-l’immediato stop di tutte le azioni della polizia municipale contro gli esercizi commerciali degli immigrati e contro gli ambulanti.

Ore 17. Il prefetto rinvia l’incontro a lunedì: i manifestanti, decisi a non cambiare le proprie richieste, scelgono di incatenarsi davanti al comune. Tensione con la polizia che cerca di impedirlo.
ore 17.30: il Prefetto accetta l’incontro.
Una delegazione si reca in Prefettura.
Il prefetto accetta di aprire un tavolo di trattativa.
La giornata di lotta si conclude intorno alle 19.30.
Questo giorno è finito. La lotta invece è solo agli inizi!

Galleria fotografica:

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