Ven 29 ott: Loops in fabula | Sab 30 ott: Unavez trio @ metropolis
Venerdì 15/10 al metropolis: Nani del Jazz
metropoliscafé 2.0: sabato 9 ottobre ri-apre
Dopo alcuni mesi di sospensione delle attività causate da due ordinanze, una denuncia penale e due multe da alcune migliaia di euro, metropolis ri-apre.
Il sig. Tosi, sindaco della città dei divieti, ha cercato in tutti i modi di ridurre al silenzio uno spazio sociale che ha, con le proprie attività, prodotto percorsi di libertà a Verona.
Ma eccoci qui! Giovani e meno giovani, student* e precar*, più convinti e decisi di ieri a non permettere che questo bene comune venga cancellato.
metropoliscafé 2.0
ritorna
nuovo,
bello
e
ricco di arte
e dissocialità
chiude la città dei divieti
apre metropolis
rewind senza riavvolgere il nastro
2.0 non virtuale
Dalle 21.00
DanceHall Night with
Isaiah P. + Castaparia Sound System
Spritz&birra
Wine
Pizze
Da Verona a Rovigo: No a tutti i CIE, nè a Rovigo nè altrove
Clandestino Day – Venerdì 24 settembre 2010
Le leggi razziste del governo hanno prodotto un imbarbarimento delle relazioni sociali e delle condizioni di vita dei migranti che vivono in Italia o che provano ad arrivarci.
Reato di clandestinità, prolungamento della detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), respingimenti in mare, violazione del diritto d’asilo, sanatoria-truffa, permesso di soggiorno a punti, tetto scolastico, sono tutti tasselli di questo nuovo razzismo, istituzionale e popolare, a cui vogliamo opporci.
Questi avvenimenti raccontano come il comando si sia spinto oltre, con un grado di brutalità senza precedenti. E’ il piano su cui si sta costruendo l’orizzonte della nostra società nei prossimi anni. Clandestinità significa un processo generalizzato nei confronti di tutti, una modalità di governo che sta coinvolgendo ogni spazio della vita umana. I tagli alla scuola, il contratto collettivo nazionale del metalmeccanici o le lotte degli stagionali e dei precari ci raccontano di una nuova clandestinizzazione dei soggetti che va diffondendosi.
E’ questa nuova traiettoria che ci fa scoprire nuovamente quanto il 24 settembre sia una occasione importante per manifestare anche in Veneto perché proprio in provincia di Rovigo potrebbe sorgere uno dei quattro nuovi Centri di identificazione ed espulsione per immigrati irregolari che il ministero dell’interno ha in programma di realizzare in altrettante regioni italiane.
la costruzione di un CIE è una sfida aperta che ci chiama a misurarci con la realtà che ci circonda, una realtà triste che i governanti vogliono imporre con la costruzione di un “non-luogo” dove i diritti fondamentali della persona vengono giornalmente soppressi.
Il CIE significa una nuova sfida per i movimenti, un percorso difficile ma che rappresenta un’occasione per ricostruire nuova ipotesi di società, del bene comune, dei diritti, delle libertà, che ha bisogno di prendere forma come risposta alla crisi materiale ed esistenziale.
Vi invitiamo alla Manifestazione contro il CIE a Rovigo
Venerdì 24 settembre 2010 ore 17 Piazza Matteotti
Dalla Piazza una carovana si muoverà verso Zelo, il luogo dove vorrebbero costruire il CIE.
La sera, alle ore 21, Dibattito aperto con la cittadinanza ed i movimenti
Ognuno è clandestino, nessuno è clandestino
Collettivo Metropolis, ADL Verona, Lab Soc. DI.N.O.
Verona – Un calcio al razzismo. Report, video e foto
Terza ed ultima giornata oggi di Un calcio al razzismo, la tre giorni di musica, sport e dibattiti organizzata dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Para Tod@s di Verona in collaborazione con Virtus Verona Fans.
Iniziata venerdì 17 settembre, sotto una pioggia battente, con il dibattito “Sport e diritti, passione vs business” con la partecipazione di Carlo Balestri di Progetto Ultrà-Uisp e dei Mondiali Antirazzisti in collegamento via Skype da Bologna (per un incidente occorsogli durante una partita), il prof. Carlo Morandi, preside della Facoltà di Scienze Motorie di Verona, il dott. Luigi Fresco, presidente e mister della Virtus Verona, Max Gallob, mister della Polisportiva San Precario di Padova, e moderato da Duccio Ellero sempre della Polisportiva San Precario; continuata sabato 18, con il 1° Torneo “Diamo un calcio al razzismo” che ha visto in campo 8 squadre in una competizione non-competitiva conclusasi con la “vittoria” della squadra vicentina Polisportiva Independiente; arriva oggi al momento conclusivo con il torneo di bigliardino, le premiazioni e per finire, alla sera, il concerto dei gruppi veronesi Anteo, Corky, Gli ignoranti.
Un calcio al razzismo è stato un primo esperimento, per Verona, di coniugazione di un evento sportivo con la ricerca di nuove pratiche di affermazione dei diritti.
Si è cercato, insieme a diversi per esperienze, pratiche, genere e cultura, di ragionare e di iniziare a praticare lo sport come diritto per tutti e tutte, senza preclusioni imposte da leggi violentemente razziste come quella italiana sull’immgrazione, senza le logiche tipiche di un certo mondo sportivo, esclusivamente vincolato al profitto, caratterizzato dalla competizione sfrenata e dall’odio verso l’avversario.
Un Calcio al razzismo. Dibattito: Sport e diritti, passione vs business
All’interno dell’evento “Un calcio al razzismo” 17-18-19 settembre 2010 presso campi Sportivi Gavagnin, via Montelungo, Verona – Venerdi 17 settembre ore 19.30, sala riunioni Palazzetto dello Sport, via Montelungo, VR:Incontro/dibattito
Sport e diritti, passione vs business
Lo sport, è socialità, divertimento, solidarietà, ma sempre più appare come spettacolo di eccesso, individualismo e mero consumismo. In particolar modo nel mondo del calcio, fatto sempre più di businnes e di mega ingaggi, di controllo sociale ed esclusione dei diritti di cittadinanza. Ne è un esempio il problema dell’accesso al mondo sportivo dei cittadini migranti e dei loro figli, nati e cresciuti nel nostro paese. Una questione che parla di diritti e libertà.
Infatti la scelta della legislazione italiana di riconoscere ai nati nel nostro paese solo il diritto di sangue, escludendoli da quello di suolo, ha innalzato barriere e muri di leggi che scoraggiano un giovane ragazzo nato da genitori stranieri a praticare la professione di atleta.
Assistiamo a dinamiche sportive e sociali sempre più distanti dai valori di solidarietà sociale a cui pensiamo che l’intero mondo dello sport debba ispirarsi.
Dei valori e del significato dello sport ne parliamo con i nostri ospiti:
Carlo Balestri – Progetto Ultra’/UISP – Mondiali Antirazzisti (www.mondialiantirazzisti.org)
Dott. Luigi Fresco – Psicopedagogista -Presidente US. Virtus, Verona
Prof. Carlo Morandi – Preside della Facoltà di Scienze Motorie, Università di Verona
Polisportiva San Precario, Padova
Associazione Sportiva Dilettantistica “Para Tod@s, Verona
Virtus Verona Fans
Coordina il dibattito Duccio Ellero
17-18-19 sett Verona. Un calcio al razzismo
PROGRAMMA
ven 17/09
ore 18.00: apertura degli stand
ore 19.30: Dibattito: “Sport e diritti, passione vs business”
ore 21.00: dj-set LEO – World music
sab 18/09
ore 15.00: 1° Torneo Diamo un calcio al razzismo
ore 21.00: dj-set ENRICO (Los Fastidios) – StreetFootballDanceRebelMusic
dom 19/09
ore 15.00: Partita serie D: Virtus Verona-Insubria
ore 17.30: Torneo di biliardino
ore 19.00: Premiazioni
ore 21.00: Live: Anteo+Corky+Gli ignoranti
Iscrivi la tua squadra scrivendo a: uncalcioalrazzismovr@libero.it
Altre informazioni su Facebook
Kossiga krocodile
Quando nel novembre ’86 si spense Archibald Alexander Leach – in arte Cary Grant – uno dei più raffinati interpreti dell’epoca d’oro di Hollywood, pensai che allora dobbiamo veramente andarcene tutti. Perciò è con nessun dolore, ma con un moderato senso di benessere, che ho accolto la notizia della dipartita di Francesco Cossiga – in arte Francesco Kossiga – attore, regista e sceneggiatore, forse il più impegnato tra i protagonisti di uno dei periodi più bui della storia della nostra cinematografia. Certo uno dei più basterds, per dirla alla Tarantino.
Nato a Sassari nel ’28, approda al cinema a soli 17 anni iscrivendosi alla Democrazia Cristiana e in breve tempo dirige il suo primo cortometraggio sperimentale “W la Fuci”, sorta di ingenuo porno-soft ambientato nella federazione universitaria cattolica. Ma la sua vocazione è drammatica e nel ’58 sceneggia e dirige “La battaglia dei giovani turchi”, in cui si ritaglia il ruolo di un giovane arrampicatore che, sconfessando la vecchia classe dirigente democristiana, in realtà punta in alto e riesce ad ottenere un posto alla Camera dei deputati. E’in questo periodo che si consolida la sua credibilità come attor giovine, il che gli consentirà in futuro di ricoprire i ruoli di più giovane ministro degli Interni, più giovane presidente del Senato, più giovane capo dello Stato. Nel ’66 interpreta “Sottosegretario alla Difesa”, ambiguo e sottovalutato ruolo che, sotto le apparenze del fedele servitore del partito di governo, cela la pulsione incontenibile del protagonista verso le segrete cose dello Stato e delle relazioni internazionali.
Nel ’76 interpreta il primo ruolo che gli darà fama mondiale: “Viminale”. Forte del consenso ottenuto nella parte del ministro dell’Interno spregiudicato e cinico e grazie anche alle forti tensioni sociali e conflitti che in quel periodo caratterizzano il cinema italiano, torna alla regia firmando quella che verrà ricordata come la “Trilogia del Sangue”. Nel ’77 dirige ben due film. “L’assassinio di Francesco Lorusso”, vicenda di uno studente universitario che a Bologna viene ucciso dalle forze dell’ordine, ritagliandosi il ruolo del ministro dell’Interno che come risposta all’indignazione popolare invia all’università i blindati M113, cui fa seguito il sequel “L’assassinio di Giorgiana Masi”, ambientato a Roma e imperniato sull’uccisione di una giovane militante della sinistra, questa volta a opera di reparti speciali della Polizia di Stato in borghese. Da ricordare le belle foto di scena del fotografo Tano D’Amico, che rendono chiarissima la parte oscura della trama.
Nel ’78, prima dell’ultimo capitolo della trilogia, dirige ancora “Nocs & Gis”, a metà tra action movie e spy story, in cui si narra della riforma dei servizi segreti, della creazione dei reparti speciali di Polizia e Carabinieri e della loro messa alle strette dipendenze dell’esecutivo. Pochi mesi dopo dirige e interpreta il suo primo capolavoro: “Il caso Moro”. E’ la storia del rapimento di un immaginario presidente della Democrazia Cristiana da parte di un immaginario gruppo eversivo chiamato Brigate Rosse che intende rilasciarlo solo ad avvenuta liberazione di una manciata di loro compagni prigionieri. Kossiga interpreta ancora una volta il difficile ruolo di ministro dell’Interno – reso ancora più doloroso dall’essere il rapito suo maestro, compagno di partito e amico fraterno – impegnato sul fronte della fermezza. Vicenda onirica di cinismo e incompetenza, spregiudicatezza e tradimento, pirateria politica e cialtronaggine, miopia rivoluzionaria e autolesionismo, intrecci innominabili (Servizi, Cia, P2, banda della Magliana) e tragicommedia (la seduta spiritica alla ricerca della prigione del popolo) che va a concludersi con la “inevitabile” morte del rapito.
Il grande successo internazionale lo porta l’anno successivo a interpretare “Il presidente del Consiglio dei ministri”, storia di un ministro dell’Interno dimissionario che nel giro di un anno diventa capo dell’esecutivo attraversando indenne stragi e misteri (Ustica e Bologna); a dirigere “Le leggi di K”, lungometraggio imperniato sull’entrata in vigore di leggi speciali e retroattive che inaspriscono le pene relative a reati legati a fenomeni di eversione sociale e soprattutto introducono la normativa premiale per i delatori, cui vanno forti sconti di pena; dirige “Nessuna pietà”, thriller paranormale in cui si ipotizza che le forze dell’ordine possano catturare i ricercati per sovversione senza darne tempestiva notizia al magistrato, contestualmente ottenendo confessioni sotto tortura; dirige e interpreta però il suo primo flop: “Il caso Donat Cattin”, dramma politico-familiare in cui un presidente del Consiglio (lo stesso Kossiga) avverte un suo compagno di partito che suo figlio è indagato e prossimo all’arresto – essendo coinvolto in un’organizzazione terroristica – suggerendone l’espatrio. Il Parlamento ritiene infondata l’accusa, ma la faccenda è complicata da un pentito che, proprio in forza delle Leggi K, non ritratta questa rivelazione e dall’irriducibile atteggiamento accusatorio del cugino del presidente, capo del principale partito di opposizione.
Il grande pubblico mostra di non gradire questa storia torbida e mortificante di intrallazzi e disonestà intellettuale e nessun produttore sembra interessarsi più alla figura di Kossiga. Ma, inspiegabilmente, nel ’83 gli viene offerto il ruolo di protagonista ne “Il presidente del Senato”. Non perde l’occasione e sull’onda di questo successo nel ’85 può così dirigere e interpretare il suo definitivo capolavoro: “L’ottavo presidente della Repubblica Italiana”, in cui interpreta un doppio ruolo che passerà alla storia, in una pellicola amata soprattutto da blasonati colleghi come Cronemberg e Woo. Il Presidente Notaio, in cui interpreta un docente di diritto costituzionale impegnato a definirne la relazione con i poteri del presidente della Repubblica (ad es.: chi comanda in caso di guerra?), rigoroso nell’osservanza delle formalità istituzionali. Il Presidente Picconatore, in cui interpreta un uomo politico folgorato dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine della guerra fredda, preso da un raptus di conflitto e polemica, spesso provocatorio, talvolta palesemente delirante. Il film si chiude con le dimissioni del protagonista a due mesi dalla scadenza naturale del mandato, gesto annunciato con un discorso televisivo simbolicamente pronunciato il 25 aprile.
Comincia da qui la sua parabola discendente. E’ un insuccesso clamoroso “Gladio”, del ‘92, peplum movie trasformato in spy story, in cui narra della sezione italiana di un’organizzazione segreta dell’Alleanza Atlantica, assegnandosi il ruolo dell’uomo politico di potere che la gestiva dal lontano ’66. Una storia di cellule dormienti di civili pronti ad armarsi in caso di pericolo rosso, determinati a neutralizzare gli esponenti di punta della sinistra, del sindacato e dei partiti, che non piace al grande pubblico. Questo determina il progressivo allontanamento di Kossiga dal set, ma non dal mondo della fiction. Collabora infatti ancora alle sceneggiature di “Udr”, “Cdu”, “Ccd” sul canovaccio del vecchio copione de “La Dc”, film che all’uscita risentono però di grossi problemi di casting e di credibilità. Nel 2006 scrive “Le mie dimissioni (da senatore a vita)” senza trovare però le sufficienti adesioni editoriali. Cerca ancora di riciclarsi come opinionista: è del 2008 l’intervista sulla sua sceneggiatura relativa al contenimento del dissenso universitario, nella quale però molti ravvisano troppi evidenti rimandi alla mitica e irripetibile “Trilogia del Sangue”.
Negli ultimissimi anni questo grande artista è sembrato volersi ritirare dalla scena, forse per dedicarsi con più assiduità alle sue passioni private: il diritto costituzionale, le trame occulte, i soldatini da collezione, le falsificazioni storiche, l’attività di radioamatore, l’esoterismo, la denigrazione di chi lo invisa, le asserzioni criptiche. Scompare con lui un protagonista assoluto della nostra cinematografia, un eclettico mai vincolato a un unico genere, sempre pronto a ghermire le possibilità che talento, collusioni e giochi di corridoio gli hanno offerto. Padre assoluto e riconosciuto di una cinematografia fatta di non detto, o detto tardi, o detto ambiguamente, o detto a nuora perché suocera intenda. Maestro di un mestiere infame e di colpi di scena ci lascia, onorando fino all’ultimo il suo stile, con un’ultima sorpresa, una sceneggiatura rimasta fino ad ora segreta: “I Quattro Sigilli”. Non vediamo l’ora di conoscerne i contenuti. Intanto addio Francesco, che la terra ti sia pesante e piena di vermi. Noi che ti abbiamo conosciuto e apprezzato, noi che abbiamo ancora sulla pelle i segni del tuo carisma, noi, parafrasando Boris Vian, sputeremo sulla tua tomba.
Di Marco Rigamo. Da: globalproject
Gli sbirri francesi? Come quelli italiani. Sgombero violento di migranti
La scena si svolge all’inizio di luglio nella banlieue difficile della Corneuve, nella periferia nord di Parigi: si vedono le forze dell’ordine che agguantano gli squatter, mentre questi oppongono resistenza gridando. Ad un certo punto, una donna, che tiene il suo bebè sulla schiena avvolto in un foulard, come si usa nelle comunità di origine africana, viene presa per i piedi e trascinata per terra. (Da repubblica.it)
Luglio 2001 Genova – Luglio 2010
Verona. Contro la deturpazione del paesaggio servono una «rete di resistenza» e una nuova sensibilità dei cittadini
Da: L’Arena – 27/06/2010
San Pietro In Cariano. Il volume sullo sviluppo edilizio della Valpolicella: un atto di accusa
La ricetta di Gabriele Fedrigo: contro la deturpazione del paesaggio servono una «rete di resistenza» e una nuova sensibilità dei cittadini
Coltivare il bello che è in ciascuno e opporre resistenza. Leggi tutto “Verona. Contro la deturpazione del paesaggio servono una «rete di resistenza» e una nuova sensibilità dei cittadini”