Assedio a Montecitorio. L’onda diventa grande mareggiata

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Migliaia di studenti hanno raggiunto Roma da tutta Italia per il corteo
nazionale proposto a tutti gli atenei in mobilitazione dagli studenti
della Sapienza con un appello verso la grande mareggiata
che ha portato studenti delle università, ricercatori, dottorandi,
studenti delle scuole e docenti a mettersi in movimento verso Roma, da
ogni città. Sono tre i diversi spezzoni che confluiranno verso piazza
Venezia per poi dirigersi verso Montecitorio: gli universitari dalla
Sapienza (da piazzale Aldo Moro), gli studenti di Roma Tre (da
Piramide/Ostiense) e gli studendi medi (da Piazza Repubblica).
"Prepareremo la grande mareggiata per assediare questo governo", dicono
gli studenti, che dalla Sapienza si sono mossi per arrivare al
concentramento in P.zza della Repubblica. "L’obiettivo lanciato ormai
da una settimana", continuano gli studenti, "è quello di accerchiare
Palazzo Chigi, per garantire la libertà di espressione sotto i palazzi
della decisione politica che noi stiamo mettendo in crisi".
In
testa ai sette cordoni del corteo delle protezioni di gommapiuma a
forma di libri a simboleggiare che l’autonomia dei saperi, la difesa
dell’Università, è una forma di protezione che il corteo si da contro
l’idiozia di questo governo nella giornata in cui verrà assediato,
spiegano dal corteo.
Durante il corteo da un palazzo di Corso Cavour è stato srotolato dagli attivisti di Horus, uno spazio sociale sgomberato il 21 ottobre scorso a Roma, uno striscione di 8 metri per 4 con la scritta "Libertà per gli spazi sociali".
Arrivati in su largo Argentina, dopo piazza Venezia, il corteo degli
studenti si è diviso in spezzoni che hanno iniziato a percorrere i
vicoli che portano al Senato e a P.zza Montecitorio, presidiati dalle
forze dell’ordine.
Al grido "Noi non abbiamo paura" e "Siamo tutti
antifascisti", grazie ai cordoni formati dagli studenti di fronte alle
forze dell’ordine, in migliaia sono riusciti ad entrare in P.zza
Montecitorio.
Domani e dopodomani si svolgerà una due giorni di assemblea nazionale attorno alle tematiche dell’autoriforma dell’università.

30 ottobre 2008: riprendiamoci lo sciopero. L’onda anomala travolge Verona

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5000 studenti e studentesse, insegnanti, genitori bloccano per l’intera mattina la città.
Due
concentramenti: alle 8.30 in via S. Francesco gli universitari, in
piazza dei Signori i medi. Si vede subito che la giornata volge al
bello, nonostante il tempo proprio bello non sia.
La piazza dei
medi si riempie completamente e inizia un’assemblea con interventi di
docenti e studenti: tanta rabbia ma anche tanta convinzione di non
mollare nonostante il decreto sia diventato legge. Poi in attesa di
unirsi al corteo proveniente dall’università, un paio di docenti con le
loro classi improvvisano due lezioni in piazza; parte anche in un altro
punto della piazza un dibattito.
E sono diventate due le scuole
occupate a Verona: il liceo Fracastoro e l’Istituto Tecnico Marco Polo.
Il corteo proveniente dall’Università intanto si ingrossa e riceve con
applausi i medi che entrano in corso S. Anastasia.
Il serpentone
attraversa la città, la centralissima piazza Brà non ha mai visto un
corteo del mondo della scuola così grande, arriva poi in università.
La
convinzione che si diffonde e si rafforza esce urlata negli slogan:
questa scuola non la vogliamo, la vostra crisi non la paghiamo.