Fonte: Corriere di Verona – 07/05/2009
VERONA – L’aveva promesso nei giorni scorsi, quando aveva saputo che la
presentazione del suo libro sarebbe stata rinviata per quei «problemi
organizzativi» addotti dal Comune: «Se avrò qualcosa da dire lo dirò il
6 maggio». E mercoledì sera alla biblioteca civica, Paolo Berizzi,
giornalista di La Repubblica e autore del libro «Bande nere», ha
mantenuto la promessa e di fronte a un pubblico numeroso, ha detto
molto più di «qualcosa». Dopo aver tracciato un quadro generale del
fenomeno della diffusione del neofascismo tra i giovani in Italia («ci
sono più di 150mila persone sotto i 30 anni che vivono nel culto del
fascismo e di Hitler»), è passato all’analisi della realtà veronese,
lanciando un appello al sindaco Flavio Tosi: «Vorrei che il sindaco
spiegasse pubblicamente come sia possibile che nella sua giunta sieda
un signore che, in tempi non sospetti, era il frontman di una band di
nazirock che inneggiava a criminali nazisti come Rudolf Hess ed Erick
Priebke». Riferimento non certamente velato ad Andrea Miglioranzi,
capogruppo della Lista Tosi, immortalato insieme al sindaco in una
serie di fotografie scattate durante una manifestazione di Fiamma
Tricolore a Verona nel dicembre 2007. «Visto dall’esterno, il successo
elettorale di Tosi in una città dalla forte tradizione solidale e
democratica come Verona ha del miracoloso – ha continuato Berizzi -. E
il suo miracolo è consistito nella capacità di unire con un unico
cemento tre anime apparentemente differenti ma contigue come la Lega,
la destra e soprattutto quella estrema e il mondo dell’integralismo
cattolico». Una realtà, comune a quella di molte altre città italiane,
dove «è cresciuto un nuovo fascismo “prepolitico” farcito di miti
volgarizzati di forza, violenza ed esibizione» come ha ricordato il
sociologo Gianfranco Bettin. Una violenza che un anno fa costò la vita
a Nicola Tommasoli. «Dobbiamo chiederci cosa ha portato 5 ragazzi
imbevuti di idee superficiali ad armare le proprie mani» ha commentato
il giornalista Alessio Corazza. Una violenza presente da anni a Verona,
ma spesso passata sotto silenzio, come denuncia il dossier distribuito
al termine dell’incontro dal collettivo Metropolis.
Fonte: L’Arena – 07/05/2009
Libri. Presentazione quasi blindata del libro di Paolo Berizzi "Bande nere", no al nuovo nazismo. Il rischio del ritorno dei "cattivi maestri"
Non una presentazione blindata, certo, ma sicuramente a rischio quella
di «Bande Nere», il libro del giornalista de «La Repubblica» Paolo
Berizzi, avvenuta l’altra sera in sala Farinati alla Biblioteca Civica
di via Cappello. Tanto che una volante con tre agenti controllava a
distanza l’entrata per scongiurare qualsiasi «incontro ravvicinato»
proprio con i protagonisti del libro.
«Come vivono, chi sono, chi
protegge i nuovi nazifascisti» oltre che il sottotitolo del volume è
stato anche il tema della serata organizzata dal collettivo veronese
Metropolis, che ha radunato nella sala oltre un centinaio di persone.
A
dare il loro contributo alla presentazione del libro, durante la quale
è stato distribuito il nuovo dossier sul neofascismo a Verona, sono
stati, oltre all’autore, Chiara Stella dell’associazione Madri Insieme
per una Verona Civile, Gianfranco Bettin, sociologo e scrittore, il
giornalista Alessio Corazza e lo studente Zeno Rocca.
Dopo un video
relativo ad una «lectio» di Mario Borghezio ad alcuni neofascisti
francesi, a cui il parlamentare insegnava il metodo per imboscare
«camerati» nelle piccole amministrazioni, Berizzi ha provocatoriamente
ringraziato il sindaco Flavio Tosi per aver negato la scorsa settimana
piazza Mercato Vecchio (già occupata per altre manifestazioni), ad
appena tre giorni della presentazione del libro: «Quel giorno alla fine
è piovuto, non ci sarebbe stata tutta questa gente».
Altre scivolate
sugli stinchi del sindaco sono arrivate dall’autore che ha proposto a
Tosi di rifarsi al collega di Predappio, Giuliano Brocchi, che con
un’ordinanza ha vietato la vendita di materiale «fascista». Un libro,
«Bande nere» scritto «con il maggiore distacco possibile», dice
l’autore. «Oggi in Italia circa 150 mila giovani sotto i trent’anni
vivono nel culto del nazifascismo. L’assuefazione ai nuovi fenomeni,
magari affascinanti come Casa Pound, rischiano di dilagare a causa
della nostra disattenzione e accettazione passiva».
«Chiedo al
sindaco come possa aver piazzato per primo e fatto eleggere nella lista
che porta il suo nome Andrea Miglioranzi, militante della Fiamma
Tricolore, già chitarrista di una band nazirock» ha concluso Berizzi.
Chiara Stella invece si è interrogata della ragione di questo
nichilismo imperante: «Serve oggi tirare fuori da questi giri
pericolosi i nostri figli, e come madre mi interessa capire le ragioni
antropologiche di queste degenerazione nazifasciste».
Bettini ha
invece individuato il germe fascista nel vuoto lasciato in alcuni spazi
della società riservati ai giovani: «Questi ragazzi sono
“pre-politici”, si sentono fascisti pur non avendo alcun rapporto con i
partiti di estrema destra, si alimentano di miti, di film, di libri. I
cattivi maestri li usano per “tramandare” il loro verbo».
Intensa la
testimonianza di Alessio Corazza, che in un articolo sul periodico
«Verona in» aveva raccontato la sua esperienza accanto ad uno dei tanti
giovani membri della «bande nere»: «Mi sono accorto che sono in mezzo a
noi, sono nostri compagni di scuola, colleghi di lavoro. E per questo
fanno ancora più paura, perché sembrano normali, sanno mimetizzarsi».
Infine Zeno Rocca, militante del collettivo e studente al liceo Maffei
ha portato l’esperienza degli studenti che ogni giorno si ritrovano
fianco a fianco con i nuovi neofascisti: «Prima c’era “Lotta
studentesca”, ora a dettare legge è “Blocco studentesco”, il braccio
giovane di Casa Pound. Volantinano a scuola, diffondono lì le loro idee
e nessuno li ferma. I professori, i presidi dovrebbero prendere
posizione e la società civile ci deve stare accanto».
Un
appuntamento, quello con la Verona «civile» che potrebbe essere già il
22 maggio, quando in città arriverà il gruppo «nazirock»
«ZetaZeroAlfa», il cui leader «nero» è Gianluca Iannone, fondatore di
Casa Pound.