Fonte: Corriere di Verona – 12/03/2009
Il blitz. Contestati Serpelloni e Giovanardi. «Questo è il laboratorio del proibizionismo e dei divieti»
I centri sociali occupano il Sert di via Germania. Denunce per manifestazione non organizzata
L’accusa:
«Si fanno solo politiche repressive». Il direttore del dipartimento:
«Azione inaccettabile da qualsiasi società civile»
VERONA—Trieste e Verona. E’ sull’asse giuliano-veneta
che ieri si è discusso di droga. Con le due città a far da zenit e
nadir alla questione. Già, perchè mentre a Trieste si apriva la quinta
conferenza nazionale sulle politiche antidroga, presieduta dal
sottosegretario alla presidenza del consiglio Carlo Giovanardi, Verona
diventava il simbolo di tutto quello che non collima con quella
politica. Una scelta non casuale, quella scaligera. Per un motivo molto
semplice. Quel Giovanni Serpelloni, che del dipartimento nazionale per
le Politiche Antidroga è il direttore. E che dirige, anche, il Sert 1,
il servizio tossicodipendenze dell’Usl 20, in via Germania. E’ lì che
ieri mattina sono arrivati i centri sociali del Nord Est. Almeno una
cinquantina di persone, tra cui molti operatori sociali ed educatori
che la politica governativa in tema di droga non la condividono.
Nulla a che fare con la droga libera.
Anzi. Ma un j’accuse assolutamente strutturato sulla «gestione» del problema delle dipendenze.
Il Sert di via Germania è stato «occupato» per un’ora, senza
intralciare il lavoro degli operatori. Un’occupazione alla quale ha
partecipato anche Max Gallob, portavoce del centro sociale padovano
Pedro. C’erano anche gli attivisti del Rivolta di Marghera e del
collettivo Metropolis. Sulla cancellata del servizio diversi
striscioni. «Da Verona a Trieste no al proibizionismo», all’interno
volantini e slogan.
Molti riproducevano frasi di don Andrea Gallo,
il prete di «frontiera» che ha fondato la comunità di San Benedetto.
«Quando tutto diventa illegale, l’illegalità è rivoluzionaria». E la
scelta di Verona non è stata per nulla casuale.
Perchè gli operatori di strada e gli educatori contestato le politiche volute proprio da Giovanardi e Serpelloni.
«Verona – hanno detto – rappresenta il laboratorio del proibizionismo,
dei divieti, dell’osservatorio sulle dipendenze del dottor "House"
Serpelloni, strenuo difensore delle pratiche restrittive che
significano meno libertà personali, più apparati repressivi,
normalizzazione e controllo dei comportamenti. Test antidroga per i
lavoratori a rischio sulla base di segnalazioni fatte dai datori di
lavoro, esponendo i lavoratori a ricatti e discriminazioni, test
antidroga del capello per il patentino del motorino… Perchè non
estendere lo stesso criterio anche ai consumatori saltuari di alcolici
anche’essi pericolosi per l’incolumità altrui?». Al Sert di via
Germania c’erano anche diversi operatori di strada del Nord Est. Quelli
che il contrasto alla droga lo concepiscono in maniera diversa,
«partendo dal basso, senza repressioni. Servizi come questo, con le
loro hall ordinate sembrano più degli ambulatori dove viene distribuito
il metadone e basta. Nessuno, qui, si occupa dell’emarginazione, delle
storie personali, dello scarsa conoscenza delle droghe che chi le usa
anche solo per una volta, ha. Noi, a differenza loro, vogliamo essere
dentro le dinamiche sociali. Vogliamo sporcarci le mani». Intanto a
Trieste la conferenza «ufficiale», alle cui consultazioni ha preso
parta anche una delegazione di Scientology, iniziava, come è iniziato
ieri – al teatro Miela – il «contro convegno». Mentre i centri sociali
e gli spazi autogestiti del Nord Est erano a Verona «per scoperchiare
il bunker dei divieti e dei ricatti». Alcuni degli «occupanti»
indossavano maschere bianche.
«Siamo mascherati e invisibili –
hanno detto – perchè chi si oppone a questo sistema rischia il posto di
lavoro. Perchè siamo come i tossici, resi invisibili da queste
politiche che non risolvono per nulla il problema della droga, ma
ampliano il danno. Politiche che riempiono le carceri. Noi non siamo
qui per motivi ideologici, ma perchè crediamo che il problema droga non
si risolva con la repressione e il controllo». Lui, il dottor
Serpelloni, ieri in ufficio non c’era. Era, ovviamente, a Trieste. E la
sua reazione non ha tardato ad arrivare. «Questa azione – ha detto –
può essere solo definita come inaccettabile da qualsiasi società
civile. È il primo caso in Italia, e probabilmente in Europa in cui un
gruppo di persone invasate dalle proprie ideologie entra in una
struttura sanitaria protetta in piena attività per manifestare la
propria protesta». Sul fatto è intervenuto anche l’assessore regionale
ai servizi sociali, Stefano Valdegamberi: «Vorrei rivolgere un invito a
Gallob e ai suoi compagni che hanno fatto una gazzarra indegna
occupando la sede del Sert un luogo di lavoro e di sofferenza dove ci
sono sanitari, operatori sociali, utenti, familiari: facciano parlare
alla loro "contromanifestazione" di Trieste qualche genitore di ragazzi
ammazzati da overdose, rovinati dagli sballi, invalidi per l’uso di
miscele esplosive di pasticche e alcol. Oppure facciano un giro, perché
imparerebbero finalmente qualcosa, nelle comunità terapeutiche».
Il fatto è che molti di coloro che ieri erano al Sert, nelle comunità ci lavorano.
E molti sono operatori di strada che operano nelle strutture pubbliche
del Veneto. Parleranno anche loro, al teatro Miela di Trieste.
Intanto la Digos ha pronte le denunce per manifestazione non
autorizzata. Dovranno essere identificati i partecipanti al blitz. E
per loro non è esclusa l’implicazione penale per altri reati, legati
all’attività della struttura.
Fonte: L’Arena – 13/03/2009
PROTESTA IN ZAI. Denunciati i manifestanti
«Proibizionismo» I disobbedienti occupano il Sert
«Ricattati i lavoratori» Serpelloni: «Inaccettabile»
«Il proibizionismo condanna alla clandestinità»; «La
legge Fini-Giovanardi è un ignominia»; e ancora, «Serpelloni basta
business sulle spalle dei nostri ragazzi». Sono alcuni dei cartelli
appesi nel dipartimento delle dipendenze di via Germania, lo stesso
diretto per anni da Giovanni Serpelloni ora capo del dipartimento per
la politica antidroga della presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’occupazione da parte di una sessantina di persone che si firmano
«operatori sociali e educatori consapevoli del Nord-est» affiancati dai
componenti dei centri sociali e spazi autogestiti, sempre del Nord Est
è stata e improvvisa.
Gli operatori si sono coperti il volto con
maschere bianche inespressive. L’occupazione non è stata casuale nella
data: infatti ieri si è aperto a Trieste la conferenza governativa
sulle droghe, che tradotto per i manifestanti è «una farsa, un teatrino
nella quale l’asse Giovanardi-Serpelloni, cercherà di sancire
l’efficacia delle politiche repressive e di controllo idonee a
recuperare totalmente l’integrità normale delle persone». Sotto accusa
ci finiscono anche i sistemi legati alla cura e anche il fatto che gli
operatori che mostrano e pongono interrogativi al sistema che vede la
repressione come unica via di uscita. Tutto parte dai divieti studiati
dall’osservatorio sulle dipendenze che vedono Verona, secondo i
manifestanti, come un «laboratorio del proibizionismo». Il test
antidroga per lavoratori a rischio «espone i lavoratori ad ogni genere
di ricatto e discriminazione». Tutto questo «mentre nel resto del mondo
alla soglia dei cent’anni del proibizionismo legato alla droga un
rapporto della Brookings Institution invita a cambiare rotta e a
legalizzare l’uso delle droghe». I contestatori della politica di
Serpelloni chiedono a gran voce di «riappropriarsi del proprio corpo e
dei propri bisogni affinché droga e alcol non diventino anestetici che
bloccano la voglia di fare e costruire».
La risposta di Serpelloni
non si è fatta attendere: «L’invasione di ambienti sanitari
particolarmente sensibili e protetti filmando le proprie bravate con
telecamere e macchine fotografiche, si definisce da sola. È
inaccettabile da qualsiasi società civile. È il primo caso in Italia e
probabilmente in Europa in cui un gruppo di persone invasate dalle
proprie ideologie entra in una struttura sanitaria protetta in piena
attività per manifestare». In serata la Digos ha denunciato i
partecipanti per manifestazione non autorizzata.
Fonte: DNews Verona – 13/03/2009
Manifestazione. Contro le politiche del governo sul consumo di droghe
Centri sociali occupano il Sert; la Digos li denuncia alla Procura
Obiettivo della protesta il dirigente dell’Ulss 20 Serpelloni, braccio destro del ministro Giovanardi
Una quarantina di attivisti dei circoli sociali
provenienti da tutto il Nord Est hanno occupato per circa un’ora il
Sert (servizio per le tossicodipendenze) di via Germania, in Zai. Scopo
della dimostrazione era di inaugurare la contro-conferenza alternativa
al summit governativo sulle droghe e le tossicodipendenze aperto
proprio ieri mattina a Trieste. E’ stata scelta Verona come teatro
della manifestazione perché qui opera Giovanni Serpelloni, il direttore
del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 20 diventato il braccio
destro del ministro “antidroga” Carlo Giovanardi. I militanti dei
centri sociali hanno contestato la politica del governo tesa a
“criminalizzare i consumatori di sostanze”. Tra di loro, col volto
coperto da una maschera, anche una decina di operatori socio sanitari
che rivendicano il diritto di obiezione di coscienza all’obbligo,
entrato in vigore col protocollo Stato-Regione dell’ottobre 2008 (ma
del quale ancora mancano i decreti attuativi) di denunciare alle
autorità sanitarie e giudiziarie i consumatori di droghe. Immediato il
biasimo di Serpelloni per l’azione “scriteriata”. Il responsabile del
Sert, Maurizio Gomma, ha denunciato i manifestanti per interruzione di
servizio pubblico. La Digos, invece, li ha denunciati per
manifestazione non autorizzata.
Fonte: il Verona – 13/03/2009
Droga. Un’ottantina di militanti invadono la struttura per protestare contro il direttore Giovanni Serpelloni
I Disobbedienti occupano il Sert "No alle politiche proibizioniste"
Gli attivisti, alcuni con una maschera bianca, hanno attaccato cartelli e striscioni
Una settantina di militanti dei centri sociali e degli
spazi autogestiti del nord est, dalle 11 a mezzogiorno hanno occupato
il Sert di via Germania 20, in Zai. Un blitz che aveva lo scopo di
protestare contro le politiche «repressive» messe in campo dal
sottosegretario Carlo Giovanardi e dal veronese Giovanni Serpelloni,
direttore del dipartimento nazionale politiche antidroga della
presidenza del Consiglio dei Ministri. Serpelloni è definito
«ispiratore scientifico della guerra alla droga di Giovanardi». Alcuni
dei manifestanti avevano il viso nascosto da una maschera bianca per
paura di essere riconosciuti: «Sono operatori sociali ed educatori –
spiegano i promotori dell’iniziativa che a Verona è il centro
Metropolis – in questo modo non devono temere eventuali ritorsioni o
essere ricattati nei posti di lavoro». L’iniziativa è stata pensata in
contemporanea con la quinta conferenza nazionale sulle droghe in corso
a Trieste. Gli attivisti hanno attaccato cartelli dentro allo stabile e
affisso alcuni striscioni su cui era scritto “Quando tutto diventa
illegale, l’illegalità è rivoluzionaria” e “Da Verona a Trieste, no al
proibizionismo”. Per i militanti dei centri sociali «Verona è famosa
non solo per i suoi monumenti ma per essere da decenni la città della
droga. Crocevia di spaccio e abusi, la Bangkok d’Italia dell’eroina e
della cocaina facile, del mercato fiorente e mai sconfitto delle
sostanze». Non solo: la città «rappresenta anche il laboratorio del
proibizionismo, dei divieti, dell’osservatorio sulle dipendenze del
dottor House Serpelloni, strenuo difensore delle pratiche restrittive
che significano meno libertà personali, più apparati repressivi,
normalizzazione e controllo dei comportamenti». Per il dottor Gomma,
responsabile del dipartimento occupato, «è stata un’interruzione di
pubblico servizio». La questura ha denunciato i partecipanti per
manifestazione non autorizzata.
Fonte: L’Arena – 12/03/2009
Verona. Si è conclusa nel giro di un’ora l’occupazione della
sede del Sert da parte di alcuni gruppi di aderenti ai centri sociali
del Veneto, per protestare contro l’impostazione «proibizionista» della
conferenza nazionale sulle politiche antidroga aperta oggi a Trieste. I
manifestanti, oltre a essere entrati negli uffici, hanno steso alcuni
striscioni con scritto «da Verona a Trieste no a proibizionismo»,
«quando tutto diventa illegale, l’illegalità diventa rivoluzionaria».
Un
altro striscione accomuna il medico veronese Giovanni Serpelloni,
esperto nella lotta alle droghe, e il sottosegretario Carlo Giovanardi
sotto la dizione «una ideologia. carcere e Cristoterapia». Max Gallob,
portavoce del centro sociale Pedro di Padova, ha reso noto che al
termine dell’occupazione i manifestanti si recheranno a Trieste per
unirsi alla controconferenza promossa in un teatro locale.
«L’invasione
di ambienti sanitari particolarmente sensibili e protetti come il
dipartimento delle Dipendenze di Verona e il centro Aids, filmando le
proprie bravate con telecamere e macchine fotografiche, si definisce da
sola». Così ha commentato il capo del dipartimento per le Politica
antidroga presso la presidenza del consiglio dei Ministri, Giovanni
Serpelloni. «Quest’azione – aggiunge – soprattutto nei confronti delle
vere persone lese, ossia i pazienti presenti in quel momento, può
essere solo definita come inaccettabile da qualsiasi società civile. E’
il primo caso in Italia e probabilmente in Europa in cui un gruppo di
persone invasate dalle proprie ideologie che varcano evidentemente
anche i principi della bioetica – conclude – entra in una struttura
sanitaria protetta in piena attività per manifestare la propria
protesta».
Serpelloni sottolinea come alla Conferenza nazionale
in corso a Trieste «si respira, seppure nelle differenze, un’aria di
dialogo civile, costruttivo e molto concreto, mentre a Verona un gruppo
di persone viola uno spazio che possiamo definire sacro». «Chiederò –
conclude – che tutte le organizzazioni presenti, dentro e fuori dalla
conferenza, si esprimano chiaramente e formalmente su ciò che è
successo».