Verona – Spettacoli nella bufera

Fonte: L’Arena – 17/08/2008

Protestano in maschera contro i tagli in Arena

Ieri, sulla scalinata di Palazzo Barbieri hanno fatto «outing». Poco dopo mezzogiorno, una trentina di aderenti al comitato spontaneo di lavoratori della Fondazione Arena, al termine del turno di lavoro, si sono dati appuntamento in piazza per manifestare il loro dissenso contro la conduzione del teatro e per chiedere lumi sul piano di risanamento del teatro in deficit per 20 milioni di euro.
Alcuni avevano una mascherina di carta sollevata sul viso. «È la maschera della paura e del silenzio che oggi ci siamo tolti», esclama uno degli «autoconvocati». Affermano che le adesioni al comitato hanno superato il centinaio.
Herbert Steele, il portavoce, firma il comunicato con le rivendicazioni. Le principali sono la «salvaguardia dei posti di lavoro, precari compresi, anche per la prossima stagione» e «una svolta nella gestione del teatro».
Nei giorni scorsi le hanno formalizzate alla direzione, proclamando lo «stato di agitazione». E domani le presenteranno in Prefettura. «Perché», sottolineano, «l’Arena è un patrimonio di tutta la città». Il comitato spontaneo era nato all’indomani del licenziamento, lo scorso 26 luglio, di Aurelio Barbato, responsabile dei tecnici di palcoscenico. Per protesta, una sessantina di macchinisti avevano interrotto il montaggio del Nabucco, in scena quella sera, ma furono subito rimpiazzati dai lavoratori di una cooperativa.
Gli «autoconvocati» dicono di avere atteso invano delucidazioni sul piano per il rientro dal deficit. «E pensare», ironizzano, «che la direzione per informarci aveva a disposizione tre giorni di tempo questa settimana, vista la cancellazione del Galà Giulietta e Romeo. Un inspiegabile buco di programmazione nel clou della stagione turistica», denunciano, «con una perdita potenziale di tre milioni di euro, per non parlare dell’indotto per la città, poiché ogni serata in media», sostengono, «registra un incasso di 800mila euro… E in questi giorni i lavoratori sono stati regolarmente pagati».
I presenti affermano di non essere mossi da richieste economiche. «Vogliamo che il nostro teatro torni ad essere grande perché riproporre allestimenti vecchi per risparmiare, come dice di voler fare il sovrintendente, è una politica miope, servono novità e innovazione».