Fonte: Corriere di Verona – 20/04/2010
Il Cie. Torna l’ipotesi Bovolone. Si riaccende il fronte del no. Inquietante a ridosso del 25 aprile
Associazioni in campo dopo il rilancio di Tosi. Giorgetti (Pdl) difende la scelta: va fatto
Verona – I bookmaker dell’immigrazione clandestina puntano nettamente su Bovolone. E’ lì che dovrebbe non tanto sorgere – visto che le strutture ci sono già – ma se non altro essere «posizionato» il Cie, il centro d’identificazione ed espulsione del Veneto, in quello che ormai è un vero e proprio risiko degli immigrati da cacciare. Prima la porzione villafranchese di Caluri, poi quella no perchè ci sono le cisterne da bonificare. Allora quella parte che fa capo a Sommacampagna, già bella e che pronta, con le «casette » che ospitavano i militari dell’aeronautica. Perchè è lì che si va a comporre la mappa dei siti ospitabili. Nelle caserme dismesse o in via di dismissione. Proprio come quella di Bovolone.
E chi raccoglie le puntate non si è agitato più di tanto, alle dichiarazioni del sindaco Tosi che ha già preparato un elenco di possibilità tutte cittadine. La chiave di volta è che, a Verona o in provincia, sono pochi quelli che sorridono all’idea di vedersi piazzare un Cie, che dovrebbe ospitare almeno 300 extracomunitari al giorno, nelle vicinanza di casa. «Non volerlo è da irresponsabili», ha tuonato il sindaco Tosi contro il collega veneziano Giorgio Orsoni, «reo» di aver detto che no, che quella struttura sul suo territorio non sorgerà mai. Niente di meglio, per il ministro dell’Interno Maroni, che la provincia «amica» per antonomasia, quella veronese. Quella che già due anni fa il borgomastro Tosi gli aveva offerto. Ma questa volta la parte del pifferaio magico, capace di attrarre a sè le folle, non è detto che al sindaco riesca. A opporsi a quella che ormai è una tiritera dai classici tempi italici, che aveva il dictat del «subito» e dopo anni è ancora tutta da inquadrare, sono le realtà antirazziste non solo veronesi, ma anche regionali. Perchè per loro non è tanto una questione di Cie a Verona o in Veneto. O in qualsiasi altra parte. Per loro non dovrebbe esistere neanche l’acronimo. «Di questo centro si parla con cadenza regolare da anni – commenta l’avvocato Roberto Malesani di Cittadinanza Globale -. Se fosse vero che si fa a Verona sarebbe gravissimo. Vuol dire che si continuano a non ascoltare le voci dell’antirazzismo, che escludono la costruzione di posti come quelli. Per quanto ci riguarda metteremo in atto e parteciperemo a qualsiasi iniziativa di contrasto a un’eventualità del genere».
E il tutto a ridosso di un 25 aprile che a Verona dovrebbe vedere come protagonisti proprio gli immigrati. «E’ inquietate che a ridosso della Liberazione – dicono dal collettivo La Chimica – si stia costruendo un carcere per loro. Perchè il Cie questo è, un carcere. E il 25 aprile si parlerà anche di questo». Ma c’è anche chi non ne fa solo una questione politica e tira in ballo un argomento caro ai veronesi, quello dei schei. «Vadano a vedere cosa succede nelle zone attorno ai Cie già esistenti. A come si deprezzano terreni, case». Al collettivo Metropolis la situazione di Modena la conoscono bene. «Noi quei centri li riteniamo illegittimi. Posti dove la gente viene imprigionata per sei mesi, quando non si capisce che quello della migrazione è un fenomeno inarrestabile. Faremo di tutto per contrastare la costruzione del centro, ma i primi ad opporsi dovranno essere i residenti. Porteremo in quella zona gli abitanti di Lampedusa, quelli di Modena, quelli di via Corelli a Milano. E gli faremo raccontare cosa vuol dire vivere vicino a un Cie. Perchè quei centri sono un problema anche per le comunità che li "ospitano". La Lega che si sporca la bocca con la parola democrazia, che dice di fare il bene dei cittadini, indica un referendum. E faccia scegliere a loro se vogliono un Cie o no».
«Il problema è che i Cie invece che per i delinquenti servono per gestire la crisi», spiega Nicola Grigion, responsabile del progetto Melting Pot, rete per i diritti di cittadinanza attiva in Veneto e nel Nord Italia. «Un modo per risolvere il problema di quelli che vengono ritenuti degli "esuberi" e che invece sono esseri umani. In Veneto ci sarebbe da fare una seria politica dell’integrazione, una politica abitativa vera. E’ lì che andrebbero spesi i soldi dei Cie. In una regione che è già massacrata dagli imperativi della Lega Nord, noi ci opporremo in tutti i modi». Sulle barricate politiche sale anche il Pd, che oggi terrà una conferenza stampa. «Siamo visceralmente contrari – taglia corto il consigliere provinciale Vincenzo D’Arienzo -. Si tratta di un "carcere semestrale" la cui responsabilità politica, se verrà attuato, è di una persona sola, Flavio Tosi». Che due – se non consensi – «apprezzamenti», li incassa. Quello del coordinatore cittadino del Pdl, Massimo Giorgetti per il quale «qualcuno se ne deve fare carico, visto che è un centro strategico per il contrasto dell’immigrazione clandestina. Fondamentale è, al di là del luogo dove sorgerà, che ci siano gli strumenti per governarlo ». L’altro, a fargli da spalla, è il presidente della commissione provinciale sulla sicurezza, Ivan Castelletti. «In linea di massimo sono d’accordo, ma va approfondito con i cittadini. Tosi come si è espresso?». Castelletti è della Lega Nord.