Verona – Panche antirelax: segati i braccioli

Fonte: L’Arena – domenica 23 dicembre 2007 cronaca pag. 12
PROTESTE. Plateale iniziativa dei gruppi della
Chimica e di Metropolis contro il Comune

Panche «antirelax» segati i braccioli

 
Hanno segato due traversine antibivacco, lavorando sodo con l’aiuto
perfino di un compressore e dandoci dentro con il flessibile. A volto
coperto e con gli occhiali da saldatori per non prendersi le «sginse»
negli occhi, hanno lavorato in totale sicurezza, secondo le norme
antifortunistiche. Un’altra parte del gruppo ha invece accompagnato il
gesto che è stato definito definito «simbolico», ma che di certo
simbolico non è, con l’esposizione di uno striscione con scritto
«Lavori in corso per messa in sicurezza».

È accaduto alle 14.30 in
piazza Indipendenza, nei giardini delle Poste, quando gli «Operai
solidali del Comune a venire», come si sono definiti in un volantino,
hanno preso di mira le panchine di ferro, che sono state sistemate dal
sindaco Tosi, nello spazio riservato ai pic-nic. E’ stato un lavoro
eseguito, si fa per dire, di fino. E poi sono spariti, prima
dell’arrivo della polizia.
Ma è bastato un rapido giro attorno
alla zona delle Volanti e negli uffici della questura di Lungadige
Galtarossa sono finiti sette giovani, tra i quali anche cinque
minorenni. I simpatizzanti dei centri sociali sono stati fotosegnalati
e poi denunciati all’autorità giudiziaria per danneggiamento. «Questa
denuncia non ha alcun fondamento», sostiene l’avvocato Roberto
Malesani, «nessuno dei miei assistiti ha partecipato all’operazione
«incriminata». Gli agenti della Digos hanno sequestrato i flessibili e
alcuni passamontagna.
Il gesto è stato subito inquadrato come un
atto vandalico. A sostenerlo anche Giancarlo Montagnoli, ex assessore,
che transitava vicino alle Poste proprio mentre c’erano i «lavori in
corso». Ma per La Chimica e Metropolis si tratta di «un boicottaggio
costruttivo della politica di Tosi».
Il gesto in piazza Viviani è
stato annunciato via e-mail e in piazza erano presenti molti esponenti
della sinistra antagonista. Subito dopo sono arrivati gli agenti della
Digos e alcune volanti della polizia.
In sette sono stati
accompagnati in questura nonostante l’opposizione dell’avvocato del
coordinamento migranti Roberto Malesani. Il legale ha contestato subito
il fatto che nessuno dei fermati era stato colto in flagranza di reato.
Nel frattempo da via Nizza è stata vista transitare l’auto blu di
Flavio Tosi, che però ha tirato dritto. «Esprimiamo solidarietà al
gruppo “operai solidali”, per avere con un gesto forte voluto ridare
dignità alle panchine che devono tornare alla funzione originale,
ovvero di accoglienza», hanno affermato gli esponenti de «La Chimica».
Ma prima o poi potrebbe arrivare il conto.


LA CURIOSITÀ. Il progettista Libero Cecchini:
«Furono messi senza nemmeno avvisarmi»
Ma i sedili antibivacco c’erano già da anni

 
Eccola la madre di tutte le panchine anti bivacco. Da oltre dieci
anni
alla Camera di Commercio in fondo a corso Porta Nuova, stravolgendo il
progetto originale del 1967 dell’architetto Libero Cecchini, hanno
creato con tubi d’ottone «art nouveau» sagomati ostacoli che
impediscono di sdraiarsi sul sedile delle bellissime panche in marmo
del porticato. È proprio questo il prototipo veronese delle «schiene
dritte» obbligatorie, anche perché quelle installate in piazza
Indipendenza non hanno – singolarmente – nemmeno lo schienale.

«Alla
Camera di Commercio», racconta Cecchini, «senza nemmeno dirmi niente,
hanno “sbarrato” le panche in Rosso Sant’Ambrogio che già da sole non
devono essere il massimo del comfort per chi volesse dormirci. Volevano
persino chiudere il porticato, perché a Verona si chiudono tutti i
portici, antichi e moderni».
Quale oltraggio al bon ton urbano sia
costituito dal riposare nei giardini urbani (tutti spelacchiati, tra
l’altro, tranne quelli in Bra), dopo una faticosa visita ai monumenti
della città, remunerativa per casse comunali e commercianti cittadini,
non è dato sapere.
Il problema di chi non può permettersi un
albergo, un ristorante o le poltroncine di un bar non lo si risolve
impedendogli il riposo. Forse basterebbe pubblicizzare maggiormente i
siti in città dove gli indigenti possono trovare un pasto caldo, dei
vestiti, doccia calda, una branda, magari un lavoro part-time. «La pòra
gente», dice Cecchini, «c’è sempre stata, cacciarla vuol dir solo
spostarla. Il problema resta, solo socialmente peggiorato».
La
Camera di Commercio è tra l’altro proprietaria della Domus Mercatorum
in piazza Erbe, un edificio abbandonato da decenni, lordato dai
rifiuti, vuoto, con i vetri rotti, e reso invisibile ai cultori del
medioevo e del rinascimento veronese. Con poca spesa in attesa che ne
decidano l’uso ottimale, potrebbe diventare un bell’ostello provvisorio
per affrontare le emergenze. Non sarebbe un bel ritorno d’immagine per
la proprietà e per l’intera città?