Sabato pomeriggio 22 dicembre a Verona sono stati segati i braccioli che impediscono di sdraiarsi sulle panchine pubbliche.
Questo modello di panchina chiamato ipocritamente
"antirelax" è stato installato dalla giunta Tosi in via sperimentale in
P.zza Indipendenza, nei giardini delle Poste. Il fine è chiaramente
quello di impedire di sdraiarsi e di colpire così non solo i turisti
affaticati dalle visite per la città, ma soprattutto i senza fissa
dimora che usano queste panchine come giaciglio.
Il Collettivo Metropolis, la Chimica, il Coord.
Migranti di Verona esprimono solidarietà agli "operai solidali" che
hanno messo in sicurezza le panchine riconsegnandole alla città ed alla
loro originaria funzione di accoglienza.
Di seguito il testo del volantino che rivendica l’iniziativa.
(Ci hanno insistentemente spiegato che Verona non è una città sicura)
Siamo d’accordo, Verona è una città insicura
E’ insicura per i meridionali che entrano nei bar, non
mangiano kebab per strada, ma sulle strade di Verona lasciano il
proprio sangue aggrediti dai fascisti. E’ insicura per chi a Verona
lavora, paga le tasse, ma non trova casa perché le immobiliari non
affittano agli stranieri. E’ insicura per i precari, gli studenti, i
migranti ai quali non viene riconosciuto alcun diritto, che non siano
in grado di conquistarsi da sé. E’ insicura per gli imprenditori che
gestiscono i call centers, per i negozianti stranieri, per gli
ambulanti, costretti a decine di controlli al giorno che non toccano
gli evasori fiscali, i negozianti del centro che dichiarano al fisco
meno delle loro commesse ma che votano in modo bulgaro per i nazi della
lista Tosi, gli imprenditori che ammazzano i propri operai, chi lucra
sugli affitti in nero degli studenti e dei migranti.
Abbiamo voluto intervenire con una messa in sicurezza.
Dal basso, pubblica, condivisa.
Noi apriamo spazi di libertà , dove altri sfogano la
propria paranoia di finta sicurezza. Noi restituiamo ad un uso pacifico
e comune quello che altri vogliono restringere, chiudere, selezionare,
rendere disagevole.
Noi siamo per il comfort e la dolcezza del vivere.
Lavoriamo per il comune diritto alla felicità.
Noi apparteniamo a un’altra città.
(Operai solidali del comune a venire)