Fonte: DNews – 09/10/2009
Una raccolta di firme perché il mondo dell’istruzione non tenga più la bocca chiusa
L’ultimo fatto di violenza accaduto di fronte al Maffei, con tre
universitari di Blocco Studentesco (tra cui il coordinatore Marcello
Ruffo) a scontrarsi con il liceale Zeno Rocca, rende improcastinabile
la discesa in campo dei docenti più attenti, preoccupati dal clima di
intolleranza. I due insegnanti intervenuti alla conferenza stampa del
collettivo Metropolis – Gianluca Coeli e Maria Rosaria Perrelli – non
condividono la scelta del preside del Maffei di punire Rocca con il
voto in condotta. «Confronto, dialogo e tolleranza sono parole che
valgono per chi le rispetta.
Chi si rivendica fascista del terzo millennio deve essere tenuto fuori
dalla scuola, a dirlo è la stessa Costituzione». Sono intervenuti anche
due liceali presenti ai fatti. «Quello che mi ha colpito di più – ha
detto un teste – è stato vedere uno del Blocco prendere la rincorsa e
sferrare un pugno alla nuca di Zeno. La scena mi ha ricordato la
morte di Tommasoli. Non si può parlare di rissa ma di aggressione».
Ruffo ritiene invece che sulla vicenda si sia alzato un polverone
eccessivo. «È stata una provocazione. Io non sapevo nemmeno chi fosse
Zeno ed è stato lui a insultarci. Voglio parlare di legittima difesa».
Sia Rocca che Ruffo, oltre ad un terzo ragazzo, si sono recati alla
Digos per sporgere querela per lesioni.
In dubbio la manifestazione organizzata dal Collettivo per sabato in Largo Caldera, luogo troppo vicino a Casa Pound.
Fonte: il Verona – 09/10/2009
"Lucidi e coordinati nel colpire, rincorsa e poi il pugno alla nuca"
Insegnanti critici col preside Butturini:«Punirà Zeno ma la sua è stata reazione naturale»
«Ho visto un ragazzo alle spalle di Zeno prendere la rincorsa e sferrargli un pugno alla
nuca. Subito mi è tornata alla mente l’aggressione a Tommasoli.
Quei tre erano coordinati, lucidi, come fossero abituati a picchiare». Mercoledì mattina
era affacciato alla finestra del Maffei F. (non diamo il nome in quanto
minorenne). E l’ha vista dall’alto l’aggressione tra Zeno Rocca, leader
del collettivo studentesco, e Marcello Ruffo, rappresentante del Blocco
Studentesco.
«Ma non erano uno contro uno – sottolinea subito – ma tre contro uno,
perché Ruffo era con due suoi amici del Blocco, con i quali stava
volantinando». F. ha visto Zeno accartocciare e gettare uno di quei
volantini in faccia a Ruffo, «il quale ha reagito mollando uno
sberlone». E da qui, il resto della violenza. «Ruffo a cavalcioni
su Zeno, che lo prendeva a schiaffi mentre gli altri due lo calciavano
sulle gambe», continua a raccontare F., che questa versione l’ha data
anche ai carabinieri. «Sono poi arrivati anche il preside Francesco
Butturini e il suo vice – continua F. – con altri studenti si sono
messi in mezzo per dividere i quattro, mentre Zeno continuava ad
agitarsi». Quei verbali, nelle mani dell’Arma e della Digos, parlano
infatti anche di lesioni ricevute da due rappresentanti del blocco:
«Zeno – ha spiegato un altro testimone – era fuori di testa, aveva il
naso che gli sanguinava, per reazione ha attaccato anche lui, menava le
braccia come per colpire». Questa è la versione di due testimoni. Ed è
la poi la stessa versione di Zeno.
Perché, a voler essere precisi, quei due testimoni sarebbero pure amici di Zeno. Solo la
procura potrà quindi individuare responsabilità e fare giustizia.
Altra giustizia è quella che verrà fatta dentro ai muri del Maffei.
Dove il preside Butturini ha già promesso provvedimenti disciplinari
nei confronti di Zeno. Sollevando così anche qualche polemica, da parte
di alcuni insegnanti. «È preoccupante che giudichi irregolare il
comportamento del suo studente – spiega Maria Rosaria Perrelli, prof al
liceo artistico di via delle Coste – è normale che un ragazzo
vigliaccamente attaccato si difenda. E in più è accaduto tutto fuori
dall’orario di scuola». «Parla di dialogo con quelle formazioni
politiche – le fa eco Gianluca Coeli, docente al Montanari – ma con chi
rivendica i valori e la violenza del fascismo, non si può trovare
dialogo. Vanno tenuti fuori dalle scuole».
L’appello nelle scuole
Partirà da alcuni insegnanti di licei della città un appello che girerà in scuole e
università: «È ora di aprire la bocca su quello che viene tollerato – spiega Coeli,
docente al Montanari – La nostra costituzione rifiuta il fascismo, ma ancora facciamo
entrare Blocco Studentesco nelle scuole».