L’esperienza resistenziale di ieri per bloccare l’ennesimo sfratto per morosità, in un ambiente umido e attaccaticcio, qualcuno direbbe bastardo e difficile, tipico della bassa veronese padana, ci ha reso ancora più determinati nel portare avanti una lotta politica e sociale che in vista dell’autunno caldo potrebbe riservare piacevoli sorprese.Ieri, la sensazione era di vivere a Bovolone, luogo dello sfratto, in un mondo surreale non tanto per le procedure repressive dello sfratto per morosità (ieri al quarto possibile rinvio) ma per il clima creatosi: un sindaco che pur di allontanare la famiglia marocchina dal paese è disponibile a pagarle il biglietto dell’aereo e a dare una buona uscita in migliaia di euro, un proprietario leghista, arrogante ma piagnucolone perché anche lui colpito dalla crisi (come l’inquilino) senza lavoro e reddito, un gruppo nutrito di “curiosi” a sostenere lo sfratto dei “strasoni” perché tornino a casa loro.
Dall’altra parte la “rete sociale per il diritto alla casa” a contrapporre materialmente pratiche di resistenza sociale per difendere il diritto sacrosanto dell’abitare in modo degno. L’ennesima vicenda che colpisce una famiglia di migranti con tre figli minorenni e il padre rimasto senza lavoro causa la crisi che anche nella bassa veronese colpisce duro: impressionante la visione di fabbriche e capannoni chiusi, in una zona storicamente depressa (e di sinistra) che soprattutto dagli anni ‘80 in poi si era fatta conoscere a livello locale e globale come la ricca zona del mobile d’arte: contadini e operai trasformatisi in artigiani e piccoli imprenditori che per decenni hanno vissuto il miracolo economico del nord-est, ponendo la questione dei “schei” prima di tutto, anche della cultura, della socialità, della dignità umana.
Un deserto, con le sue cattedrali, come i mega capannoni della Finservice attorniati dal nulla, teatro di una lotta di un centinaio di lavoratori (la maggior parte residenti a Bovolone e zone limitrofe), durata mesi, per rivendicare il diritto al reddito e ad esistere, a non essere più invisibili in un territorio dove è palese la sensazione che il “loro” sindaco, difenda gli interessi dei suoi amici di partito e d’affari.
Un territorio difficile ma permeabile con il quale ci si dovrà sempre più confrontare, perché le necessità stridono (anche in vista della probabile costruzione del CIE) e le sensazioni raccolte sono state anche altre: per la solidarietà dimostrata ieri dai lavoratori della Finservice passati durante lo sfratto, per le contraddizioni che si possono aprire e che la crisi sta già determinando.
Rete Sociale per il Diritto alla Casa