Eccolo qui, il sindaco dei cittadini. Il paladino del "paroni a casa nostra" e "fora Roma dal Veneto".
È probabile che molte delle 250 maestre d’asilo che mercoledì 10 febbraio hanno manifestato davanti al Comune di Verona siano state elettrici di Tosi. Inseguendo appunto il leghista tutto d’un pezzo. Quello che sta in mezzo alla gente e che fa sempre quello che dice. La mascella volitiva spinta avanti, verso l’alto.
Il problema è insorto nel momento in cui le maestre si sono trovate l’orario di lavoro aumentato di 5 ore settimanali. Ovviamente a parità di stipendio (magro).
Come prevedibile si scatena la protesta. Le lavoratrici accusano (giustamente) il Comune di voler smantellare questo servizio e di voler spremere una categoria di lavoratrici già molto sotto pressione.
È bastato poco per far capire davvero da che parte sta il sindaco più ammirato d’Italia (e più votato di Verona).
Le dichiarazioni di Tosi sono infatti degne di un arlecchino (servo sciocco). "La modifica proposta – dice lo zanni verde – prevede un adeguamento dei contratti alle indicazioni del ministero dell’Istruzione e dell’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza nazionale delle Pubbliche amministrazioni) con un conseguente aumento, da 25 a 30, del numero di ore settimanali di lavoro frontale. Per quanto riguarda invece le retribuzioni, l’amministrazione intende garantire l’attuale trattamento economico, nonostante esistano orientamenti che vorrebbero venisse introdotto anche dal punto di vista economico il contratto degli enti pubblici".
Quindi? Zitte e buone, accettate tranquille di lavorare di più allo stesso salario, sennò vi faccio lavorare lo stesso in più e vi abbasso pure lo stipendio.
Insomma, Roma chiama, Tosi risponde. Altro che "paroni a casa nostra". Si capisce bene a quali "paroni" il sindaco di Verona obbedisca.