Da giorni ormai, quasi quotidianamente, vengono lanciati allarmi sullo stato dell’aria da parte di associazioni ambientaliste o dagli enti preposti al controllo. I media mainstream registrano la notizia. Gli amministratori comunali, per non parlare dei politici nazionali, o tacciono, aspettando che la notizia sparisca, o prendono qualche misura, che risulta assolutamente insufficiente e contingente, come ad esempio il blocco della circolazione per periodi più o meno lunghi. Sempre che non si accontentino di aspettare che… piova.
L’Arpav dà un quadro veramente preoccupante della situazione. I dati raccolti dalle centraline automatiche o manuali mostrano situazioni di rischio per la salute in continua crescita.
Premesso che:
– primo, i valori limite per gli agenti inquinanti stabiliti per legge si basano su studi epidemiologici, quindi;
– secondo, non è detto che la presenza di un inquinante a concentrazioni inferiori al valore limite non possa causare danni alla salute di un individuo (la statistica se ne frega dei casi individuali).
Fatte queste premesse, se ci limitiamo solo ad un particolare inquinante, le PM10, cioè quelle particelle che a causa delle dimensioni ridotte (inferiori a 10µm) possono entrare nei polmoni e, in percentuale inferiore del 10%, raggiungere gli alveoli dove poi rilasciare sostanze dannose a loro associate, in questi giorni il valore limite è stato superato praticamente in tutto il Veneto (il D.M. 60/02 stabilisce un v.l. pari a 50µg/m3 al giorno, riferito ad un anno, con possibilità di oltrepassare questo limite al massimo per 7 giorni/anno).
Verona ha già raggiunto i 21 giorni, di cui 8 consecutivi e, come si può vedere dal grafico, con medie che vanno addirittura oltre i 100µg/m3.
(Andrebbe anche detto che PM10 e PM2.5 vengono regolarmente monitorate. Pochi ancora sono i campionamenti e le analisi delle particelle PM1: è l’80% delle particelle, in questo caso, a raggiungere gli alveoli!).
La particolare combinazione tra situazione climatica e costante aumento di emissioni inquinanti sta trasformando l’aria delle nostre città in camere a gas… all’aperto.
Se questa è la situazione, dovrebbe risultare chiaro a tutti che diventa indispensabile fare in modo che le fonti di questi inquinanti vengano almeno ridotte.
Invece. A Verona, come anche altrove, le scelte, a parte quelle emergenziali di cui si è scritto sopra, vanno in direzione opposta, cioè verso un aumento delle emissioni inquinanti.
La scelta miope di insistere sul mezzo privato di trasporto (confermata da opere come la costruzione dell’ennesimo parcheggio che distruggerà l’area verde di Piazza Corrubio o la costruzione dell’autostrada in città, cioè del Traforo delle Torricelle) o ancora, l’intenzione, per ora solo rimandata, di rimettere in funzione l’inceneritore di Ca’ del Bue, un vero e proprio produttore di PM, oltre che di molti altri agenti inquinanti, sta a dimostrare che l’interesse, più o meno losco (come la vicenda dell’inceneritore cittadino stesso ha dimostrato fin dalla sua nascita) viene prima della difesa dei beni comuni e della salute dei cittadini.
Con buona pace di chi ha votato Tosi, sperando di trovare nel padano-razzista il sindaco che sta con e dalla parte della gente.
Il "paroni a casa nostra" anche qui è stato divorato dal centralismo e dall’interesse economico.
È veramente quasi più realistico, per ridurre l’inquinamento atmosferico e ridurre i rischi per la salute, affidarsi alla pioggia. Si può sperare di essere meno fatalisti?