Dopo la condanna di PirateBay, continua l’aggressione dei difensori ad oltranza del copyright, continuamente messo in discussione dalle pratiche di rete. Da Repubblica.it, questa notizia sulla pressione di Fapav a Telecom. Da parte nostra, un invito: continuate a scaricare e a condividere, opere e conoscenza non hanno un proprietario, appartengono al comune…
Gli utenti e i siti peer to peer italiani sono al centro di una contesa giudiziaria che segna una svolta nella guerra alla pirateria online. La Fapav (Federazione anti pirateria audio visiva) ha chiesto al Tribunale civile di Roma di imporre a Telecom Italia alcune misure straordinarie: primo, obbligare la compagnia telefonica a denunciare alle autorità giudiziarie chi nella propria rete si macchia di pirateria; secondo, impedire l’accesso ad alcuni notissimi siti collegati, anche indirettamente, al peer to peer; terzo, battersi, d’ora in avanti, in prima linea contro il fenomeno.
Se dovesse accettare le richieste di Fapav, quindi, Telecom dovrebbe scoprire quali utenti scambiano file pirata e fare pressioni perché smettano. Nel ricorso d’urgenza presentato da Fapav si legge anche un’accusa alla compagnia: non aver fatto abbastanza finora per dissuadere i propri utenti peer to peer, perché a Fapav risultano "centinaia di migliaia di utenti Telecom" che hanno scaricato film recenti. La Federazione ha addirittura fatto una classifica dei film più scaricati illegalmente: in testa Baaria (600 mila file scambiati), seguito da Il Grande Sogno (300mila), Amore 14 (200mila), Bruno (180mila), Basta che funzioni (178 mila), La Doppia ora (100 mila) e Viola di Mare (60mila).
Fatto sta che Telecom si sta opponendo alle richieste. Non solo: nella propria difesa presentata al Tribunale, accusa a sua volta Fapav di aver monitorato le connessioni degli utenti Telecom, violandone la privacy. Soltanto con questi mezza la Federazione avrebbe potuto ottenere i dati sui film più scaricati. Secondo l’operatore, è una vicenda simile a quella di
Peppermint (azienda discografica tedesca che aveva fatto incetta di dati degli utenti peer to peer italiani). Un caso che si era concluso nel 2007 con la condanna dei discografici, al Tribunale di Roma e da parte del Garante della Privacy. Non si sa in che modo Fapav abbia monitorato il traffico peer to peer, ma forse si è servita di un software ad hoc (Peppermint utilizzava quello di Logistep).
La data dell’udienza non è stata ancora fissata (a differenza di quanto riportato da altri organi di informazione), perché all’ultimo momento è stato cambiato il giudice (adesso è Antonella Izzo). Poiché si tratta un procedimento d’urgenza, però, dovrebbe essere questione solo di pochi giorni.
Un’eventuale condanna cambierebbe di molto le abitudini di navigazione degli italiani. Primo, perché sono milioni gli utenti peer to peer nostrani (8 milioni solo quelli di eMule, secondo Nielsen). Secondo, perché i siti che Fapav vuole oscurare sono molto popolari: c’è The Pirate Bay e poi un gran numero di indirizzi italiani: Italianshare, ItalianSubs, Vedogratis, Youandus, Italianstreaming, 1337x, Dduniverse, Angelmule, Italiafilm, Ilcorsaronero. Alcuni di questi permettono di vedere direttamente film pirata, altri solo di trovarli (a mo’ di motore di ricerca). Ma c’è anche il caso di ItalianSubs, che si limita a fornire sottotitoli in italiano a film inglesi che l’utente si deve procurare altrove. Se scaricare e condividere un file pirata è illegale, non è così scontato che lo siano anche tutti quei siti. Solo The Pirate Bay è stato condannato per aver favorito la pirateria: da un tribunale svedese e poi di recente anche dalla Cassazione italiana, secondo la quale è corretto impedire l’accesso a siti che facilitano il download di file pirata. La sentenza della Cassazione forse aprirà la strada a una campagna di denunce, contro siti collegati al peer to peer. Questa della Fapav potrebbe essere solo la prima di una lunga serie.