Non perché si voglia augurare il carcere a nessuno, ma non può passare
inosservata la sproporzione tra fatti "giudiziari" recentemente
accaduti.
21 studenti dell’Onda arrestati lunedì mattina, con
un’operazione in tutta Italia, per la contestazione contro il G8
University del 19 maggio a Torino.
21 studenti, tra cui, per restare ai
nostri territori, Max, Pippo, Benji, Omid a Padova, a cui il procuratore capo di Torino Caselli
ha deciso di togliere la libertà per episodi – autodifesa da cariche
della polizia – la cui responsabilità ricade completamente, oltre che
sulle forze dell’ordine, su chi decide di impedire che i governati, in
questo caso la popolazione studentesca, prendano parola.
21 persone
incarcerate. Senza che nessun processo sia stato fatto. Per un presunto
pericolo di reiterazione del reato.
È abbastanza chiaro: questi compagni
sono in galera senza essere stati colti in flangranza di reato
(ammesso, e of course non concesso, che di reato si tratti).
2
mesi di carcere e 3 anni di sospensione dall’attività politica per
propaganda di idee razziste. Questa la condanna, definitiva,
pronunciata dalla Corte di Cassazione, dopo 8 (otto) anni di
procedimenti giudiziari, contro (il nel frattempo diventato sindaco di
Verona) Flavio Tosi (Lega Nord), in compagnia di altri suoi compari di
partito, Matteo Bragantini (deputato e segretario provinciale della
Lega Nord), Luca Coletto (vicepresidente della Provincia), Enrico Corsi
(assessore comunale), Barbara Tosi (capogruppo della Lega in consiglio
comunale) e Maurizio Filippi (consigliere di amministrazione del
Consorzio Zai).
Pene sospese per tutti. Cioè, se non si capisse, carcere
(due mesi, mica anni) e interdizione annullati!
La logica
conseguenza che uno può trarre è che il potere giudiziario, ovviamente
in buona compagnia con quelli legislativo ed esecutivo, consideri
pericoloso chi lotta per vivere in un mondo con qualche diritto in più,
non chi opera – Tosi è sindaco di una città, altro che semplice
"propaganda" di idee razziste – per discriminare e diffondere razzismo
nella società (l’omicidio di Nicola Tommasoli è maturato in questo
contesto di odio per le diversità), per garantire (il)leciti profitti a
imprenditori e agricoltori padani attraverso il supersfruttamento di
migranti mantenuti in condizioni di neoschiavitù.
Giudichi chi legge.
Noi
non diciamo Tosi in galera. A ricacciare il sindaco di Verona nella
fogna da cui è uscito sarà compito di migranti e veronesi stanchi di
subire sopraffazione e violenza quotidiane.
Noi diciamo Max, Benji, Pippo, Omid: tutti liberi. Subito.